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Cultura e Società

Dichiarazioni anticipate di trattamento: tutela di quale dignità?

Antonio Cataudo · 11 anni fa

In merito a quanto previsto dal “Regolamento comunale per l’istituzione del registro dei testamenti biologici”, e dopo aver chiarito nel precedente intervento la dizione più consona da adottare che risponde a quella di Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, sembra opportuno ora soffermarsi sull’articolo 1 del regolamento in oggetto, il quale sostiene che: «Il Comune di Lamezia Terme, in osservanza alle leggi nazionali e allo Statuto Comunale, nell’ambito della propria autonomia e potestà amministrativa, tutela la piena dignità delle persone e ne promuove il pubblico rispetto».

Tale testo sarebbe stato di gran lunga più attendibile se si fosse specificato quali leggi nazionali si starebbero osservando in modo tale da capire in un secondo momento, in qual misura l’autonomia e la potestà amministrativa, che va certamente riconosciuta all’ente locale, siano in continuità con esse. Questo non per un cruccio dettato da puro “perfezionismo”, bensì per precisare una situazione giuridica che già a livello nazionale appare abbastanza controversa. Tuttavia, sorge subito dopo un interrogativo che può sembrare alquanto equivoco o inusuale ma non banale, ovvero, quale dignità si tutela? Il pensiero che potrebbe sopraggiungere immediatamente è uno, ovverosia, esistono forse più forme di dignità? Fortunatamente no, dal momento che su di essa si è giunti ad una condivisione di massima, o quantomeno ad un riconoscimento globale della sua indispensabilità, sta di fatto però che in un clima di pluralismo etico quale quello presente, a questa viene assegnato non di rado un suo carattere ambiguo, giacché può essere di fatto strumentalizzata, applicata in direzioni diverse e soprattutto con conseguenze discordanti. Tutelare e assicurare il rispetto pubblico della dignità dunque, non significa preservare il sommo merito che alcune persone “attribuiscono” ad altre tramite attestati di riconoscimento. La dignità, non può essere aggiudicata per mezzo di un’approvazione collettiva della persona o sulla base di modelli culturali che regnano sovrani in una determinata epoca storica. I criteri biologici, intellettuali o collettivi vigenti in uno specifico contesto, non possono per nessuna ragione al mondo essere considerati la base sulla quale prestabilire il significato da riconoscerle. Secondariamente, ad essa non può essere conferito tantomeno un carattere soggettivo. La concezione individuale sulla dignità non può divenire a sua volta domanda di legittimazione giuridica. E’fondamentale precisare questo per chiarire che il rispetto che deve essere garantito alla dignità umana non è uguale al rispetto che si deve riconoscere a qualsivoglia diritto umano, in quanto c’è una differenza sostanziale tra i due aspetti, e sarebbe un errore confonderli o lasciar passare l’idea che si tratti della medesima condizione. Difatti, mentre i diritti possono essere rivisitati e modificati, la dignità ha un valore intrinseco che non può mai essere messo in discussione. Questo non significa che le Istituzioni non possono esprimersi sulla dignità umana, sottolinea piuttosto il dovere di pronunciarsi per custodirla nel migliore dei modi, ovvero, riconoscendo in essa quel carattere di unicità proprio dell’essere umano. Ogni persona, in quanto tale è costituita di dignità, e non si è persone per il solo fatto di essere costituiti di dignità. Questo significa che l’uomo ha valore per il semplice fatto di essere tale. Pertanto entrambi i soggetti interessati, ovvero chi stila e chi accoglie le dichiarazioni anticipate di trattamento, devono essere consapevoli che questa dignità non può mai essere disgiunta dall’esistenza umana. Se questo dovesse accadere verrebbe meno il principio di uguaglianza, fondamentale per la convivenza sociale dei cittadini della comunità Lametina così come per i cittadini di qualsiasi altro luogo della terra. La natura pienamente personale, irripetibile e insostituibile della dignità dell’essere umano, deve essere alla base di questo «pubblico rispetto», considerando i contenuti di tali documenti certamente personali, ma non “privati”, al fine di consolidarla e incoraggiarla tramite la pratica del rispetto di atti come questo che rivelino non soltanto il loro carattere amministrativo ma anche quello etico, pervaso possibilmente da un animo generoso volto al servizio della verità attraverso i principi di socialità, sussidiarietà e bene comune.