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Il Vangelo della domenica

La resurrezione di Lazzaro

Paolo Emanuele · 10 anni fa

La liturgia di questa V domenica di Quaresima ci fa riflettere sulla morte e, nel contempo, sulla vita. La paura della morte minaccia, infatti, quotidianamente l’insopprimibile desiderio di vita di ogni uomo. L’uomo spesso fa di tutto per rimuovere la realtà della morte dai suoi pensieri. Ma a che serve? La morte rimane sempre in agguato: c'è la morte dell'uomo, quando il suo corpo ritorna alla terra e la sua anima a Dio e c'è la morte dell'anima alla grazia, all'abitazione in essa della Santissima Trinità, alla santità e alla giustizia, alla vita vera, alla vita di Dio e con Dio. Dall'una e dall'altra morte liberatore è il Signore: Gesù, il Figlio di Dio con il Padre e con lo Spirito Santo. A Marta, affranta per la morte del fratello Lazzaro, Gesù attesta: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore, vivrà” (Gv 11,25).

Gesù è la vita, che eternamente scaturisce dalla divina sorgente del Padre: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,1.4). Gesù è vita in se stesso: “Come il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso” (Gv 5,26). Nell’intimo essere di Cristo, nel suo Cuore, la vita divina e la vita umana si congiungono armonicamente, in piena e inscindibile unità. Gesù è anche la risurrezione. Nulla è così radicalmente contrario alla santità di Cristo – il Santo del Signore – come il peccato; nulla tanto opposto a Lui, sorgente di vita, quanto la morte. Un vincolo misterioso lega peccato e morte: ambedue sono realtà essenzialmente contrarie al progetto di Dio sull’uomo, che non è stato fatto per la morte, ma per la vita. Dinanzi ad ogni espressione di morte, il Cuore di Cristo si è commosso profondamente, e per amore del Padre e degli uomini, suoi fratelli, ha fatto della sua vita un “prodigioso duello” contro la morte: con una Parola ha restituito la vita fisica a Lazzaro - come viene sottolineato dal Vangelo di questa domenica -, al figlio della vedova di Nain, alla figlia di Giairo; con la forza del suo amore misericordioso ha ridato la vita spirituale a Zaccheo, a Maria di Magdala, all’adultera e a quanti hanno saputo riconoscerne la presenza salvatrice. E tuttavia il Signore libererà l’uomo da questa duplice morte in virtù della sua morte e della sua obbedienza: Egli ha ridotto all’impotenza “colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo”, e ha liberato così “quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita” (Eb 2,14-15). La sua vita donata dona vita e la sua risurrezione da morte è la risurrezione di ogni uomo. La risurrezione per il cristiano inizia il giorno del suo battesimo, quando immerso nella morte di Cristo Gesù, rinasce a vita nuova ed eterna per mezzo dello Spirito di santificazione. è questo germe sacramentale che deve essere condotto fino alla completa maturazione, perché produca nel credente un frutto di giustizia in questo mondo, la cui perfezione sarà, alla fine del tempo, la ricomposizione della persona attraverso il ricongiungimento dell'anima con il corpo, reso dall'onnipotente Dio, spirituale, incorruttibile, immortale, glorioso. è lo Spirito Santo il principio vitale dell'uomo nuovo. Risorto nell'anima, Dio abita nel cuore del cristiano e lo Spirito Santo lo costituisce essere spirituale. E se lo Spirito Santo fa di un uomo un figlio di Dio, questi non può più vivere secondo la carne, i suoi desideri, le sue passioni, le sue debolezze, il suo peccato, la sua disobbedienza. è vivere da essere spirituale, nella vita di Dio, nel suo Santo Spirito, nella sua grazia e verità, date per mezzo di Gesù Cristo Signore, che rende ogni credente accetto a Dio. Altrimenti la vita non sarà eterna per lui, perché non ha vissuto la vita divina nella sua anima e nel suo corpo. La vita divina e la risurrezione sono nel Cristo Signore, sono nei sacramenti e nell'obbedienza alla Parola di Dio. Senza Cristo, senza sacramenti, senza obbedienza alla parola di Dio, l'anima è nella morte. Se essa non risusciterà alla vita di Dio nel tempo, la sua morte si trasformerà in morte eterna anche per il corpo, perché alla fine del mondo l'uomo risusciterà. Se la sua anima è morta alla vita eterna, alla vita dello spirito, il suo corpo ne seguirà la sorte. Anch'esso andrà all'inferno di morte per tutta l'eternità. Chi è nella morte compie opere di morte e chi vive secondo la carne agisce anche secondo la carne. Ma lo Spirito che è Vita dona a quanti credono in Lui la forza di compiere il bene, rendendoli forti e capaci di estirpare dal cuore le opere malvagie dell'uomo vecchio Questa è la consolante verità contenuta nelle letture di questa ultima domenica di quaresima; una luminosa verità di fede che spalanca dinanzi ad uomo un meraviglioso orizzonte: la vita oltre la morte! Ed è alla luce di tale verità che assume senso e valore pieno il quotidiano impegno di ogni credente a vivere il suo essere spirituale nell'attesa della risurrezione. Nella Chiesa, dunque, si realizza la sorprendente profezia contenuta nella prima Lettura dell’odierna liturgia: “Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio” (Ez 37,13). Non siamo soli, il divin Maestro ci assicura: “Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete!” (Ez 37,14).