Quando nell’ottobre 2004, otto mesi dopo la sua consacrazione episcopale, ho conosciuto personalmente a S.E. Mons. Luigi Antonio Cantafora, invitato da lui per una conferenza e incontro con il clero della Diocesi di Lamezia Terme, ho capito subito che seguendo l’insegnamento di San Pietro egli comprendeva il ministero episcopale a partire totalmente da Cristo “pastore e vescovo delle nostre anime” (1Pt 2,25). Era infatti ben conscio che per ogni vescovo, come anche per ogni presbitero (seppi che mons. Cantafora era stato per oltre trenta anni parroco a Crotone), il prototipo del buon pastore, di colui che vuole appassionatamente dare la vita per il suo gregge, non può essere altro che Cristo. La felice raccolta di questi testi dottrinali a dieci anni da quella data, penso che rappresenti una bella conferma che le caratteristiche primarie del ministero di mons. Cantafora siano il profondo amore a Cristo (maestro della dottrina, sacerdote del culto sacro, ministro del governo) ed il lavoro infaticabile per il bene della Chiesa e di tutte le persone affidate alla sua sollecitudine pastorale. “Charitas Christi urget nos” è il suo motto episcopale ed anche il titolo della sua prima lettera pastorale. Anzi, direi con certezza che egli cerca di spendere questa sua capacità di amare in primo luogo con quelli che sono i suoi più stretti e necessari collaboratori pastorali: i presbiteri della Diocesi, ai quali scrisse un Giovedì Santo in una lettera di cui come in altre occasioni mi fece pervenire copia a Roma: “ho pensato di scrivervi una lettera che esprima, in tutta confidenza e sincerità, i sentimenti del mio cuore, nel condividere insieme a voi il Sacerdozio di Cristo. Accoglietela per quello che è, un gesto di vero affetto, di stima e di fiducia”. Mi piacque specialmente un passaggio nel quale, parlando della santità sacerdotale, mons. Cantafora aggiungeva: “Siamo invitati a curare la nostra vita spirituale, a non lasciarci trasportare dalle pur tante sollecitudini quotidiane e lasciare spazio al Signore, lasciare a Lui il primo posto nella nostra vita”; e spiegava infatti come questo ordine di valori sarà appunto ciò che permetterà lungo la giornata di “essere straordinari nell’ordinario poiché noi siamo di Cristo sempre, in ogni attimo della giornata, anche quando le preoccupazioni, le malattie, i dispiaceri, le incomprensioni sembrano soffocarci o avvilirci”.
So che il Signore ha già benedetto il ministero episcopale di mons. Cantafora con il dono di 21 ordinazioni sacerdotali e che egli ha dato un grande impulso alla formazione permanente del clero, attraverso incontri residenziali nei quali si integra in un clima di sincera fraternità sacerdotale la triplice dimensione spirituale, accademica e pastorale di questa formazione. Ma oltre a questo impegno e allo sforzo in atto di promozione delle fraternità presbiterali, come auspicato dal Concilio Vaticano II, mons. Cantafora ha incoraggiato la presenza in Diocesi delle comunità religiose, nel rispetto delle loro varietà di carismi.
Già dall’inizio del suo ministero egli si è dedicato intensamente alla promozione della santità di vita e della responsabilità apostolica dei laici, anche attraverso la valorizzazione delle loro associazioni ed altre realtà aggregative, sia di antica tradizione che di recente fondazione. Ed è così che ha saputo capire e stimolare la sensibilità dei giovani per la difesa di grandi valori religiosi e sociali, come il lavoro e la famiglia. Scriveva, per esempio, in un’altra lettera pastorale che mi inviò nella Pasqua del 2007: “Mentre, secondo molti sembra che la famiglia (superficialmente definita ‘famiglia tradizionale’) sia ormai archiviata, e tanti si affannano a voler regolamentare varie forme di "famiglia alternativa", parlando con i giovani ho notato in loro un grande bisogno di certezza, di affetto, di autorevolezza, di genitori (...) I giovani temono sia il lavoro precario che non si trasforma mai in lavoro sicuro, sia la famiglia precaria, quella che si sfascia, quella che non garantisce la continuità degli affetti, quella che non assicura solidità nell’educazione”.
Da anni non sono passato da Lamezia Terme, ma ho saputo che la Curia diocesana sta diventando sempre più promotrice di iniziative educative e caritative a vantaggio della comunità diocesana. In particolare si segnalano la formazione dei catechisti e degli operatori pastorali, l’incremento della “Caritas” e della “Mensa per i poveri”, l’itinerario di formazione permanente per le famiglie dal quale è scaturita l’istituzione del “Centro diocesano di aiuto alla famiglia e alla vita”, la creazione della “Scuola diocesana di Dottrina Sociale della Chiesa” ed altre iniziative ancora. Anzi, mons. Cantafora ebbe “l’audacia pastorale” di invitare in Diocesi il Papa, e questa Visita Pastorale di Benedetto XVI a Lamezia Terme e Serra San Bruno si realizzò il 9 ottobre 2011.
Mi piace ricordare oggi, perché ciò continua ad onorare ed incoraggiare il bravo amico Vescovo e l’intera comunità diocesana, che in quella storica occasione il Papa, ben conscio delle difficoltà che ferivano il tessuto sociale di Lamezia Terme e di tutta la Calabria, disse: “Se osserviamo questa bella regione, riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista strutturale, comportamentale e sociale; una terra, cioè, dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti”. Ma al tempo stesso, Benedetto XVI accennò con soddisfazione ad alcune delle iniziative diocesane sopra ricordate e al nuovo progetto pastorale quinquennale, ed aggiunse: “Desidero ringraziare con voi il Signore per il proficuo cammino percorso e per i tanti germi di bene seminati, che lasciano ben sperare per il futuro. Per far fronte alla nuova realtà sociale e religiosa (...), è necessario un lavoro pastorale moderno e organico che impegni attorno al Vescovo tutte le forze cristiane: sacerdoti, religiosi e laici, animati dal comune impegno di evangelizzazione”.
Sono convinto che alla realizzazione di questo auspicio del Papa potrà giovare molto la lettura attenta e meditata dei testi magisteriali raccolti in questo volume. Insieme, certamente, al meritato affetto che l’intera comunità diocesana dimostra al loro infaticabile servitore e diligente Pastore*.
*Prefazione del Cardinale Herranz a Charitas Christi urget nos, edito dalla LEV per celebrare il decimo anniversario di consacrazione episcopale di Monsignor Cantafora.