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Chiesa

Evangeli Gaudium

Paolo Emanuele · 11 anni fa

Il testo dell’Evangelii Gaudium presenta una parte introduttiva (nn. 1-18) che insiste sulla «dolce e confortante gioia di evangelizzare». Tutto nasce dall’incontro con il Signore e con il suo amore che ci conduce oltre noi stessi, per liberarci dall’isolamento e dall’autoreferenzialità e per raggiungere il nostro essere più vero. Chi accoglie l’amore di Dio ritrova il senso della vita e non può contenere il desiderio di comunicarlo agli altri . Si riscopre così una legge profonda della realtà e della missione: colui che dona la vita per gli altri cresce e matura nell’amore e nella gioia . L’iniziativa è di Dio: è lui che ci ama per primo e ci fa crescere nell’amore. Egli ci chiede tutto, ma nello stesso tempo ci offre tutto . Il primo capitolo (nn. 19-49) dal titolo “La trasformazione missionaria della Chiesa” inizia con il riferimento al mandato missionario di Gesù «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). La Chiesa vive in un dinamismo di “uscita”, di evangelizzazione per raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo . La potenzialità di evangelizzazione della Chiesa è enorme in quanto si fonda sulla Parola di Dio, che una volta seminata, cresce da sé come un seme piantato nella terra buona .

Il testo dell’Evangelii Gaudium presenta una parte introduttiva (nn. 1-18) che insiste sulla «dolce e confortante gioia di evangelizzare». Tutto nasce dall’incontro con il Signore e con il suo amore che ci conduce oltre noi stessi, per liberarci dall’isolamento e dall’autoreferenzialità e per raggiungere il nostro essere più vero. Chi accoglie l’amore di Dio ritrova il senso della vita e non può contenere il desiderio di comunicarlo agli altri . Si riscopre così una legge profonda della realtà e della missione: colui che dona la vita per gli altri cresce e matura nell’amore e nella gioia . L’iniziativa è di Dio: è lui che ci ama per primo e ci fa crescere nell’amore. Egli ci chiede tutto, ma nello stesso tempo ci offre tutto . Il primo capitolo (nn. 19-49) dal titolo “La trasformazione missionaria della Chiesa” inizia con il riferimento al mandato missionario di Gesù «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). La Chiesa vive in un dinamismo di “uscita”, di evangelizzazione per raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo . La potenzialità di evangelizzazione della Chiesa è enorme in quanto si fonda sulla Parola di Dio, che una volta seminata, cresce da sé come un seme piantato nella terra buona .

La Chiesa, unita a Gesù e alla sua missione, vive in una comunione essenzialmente perché la gioia del Vangelo è offerta a tutti gratuitamente senza escludere nessuno . Ciò comporta una pastorale in conversione che tenga conto delle varie culture e che porti la Chiesa in tutte le regioni della terra come un in uno «stato permanente di missione» . Tale conversione non risparmia neanche il papato e l’esercizio del primato petrino . Su questo punto ritornerò nel prossimo paragrafo. Occorre però ricordare che la predilezione della Chiesa nel suo dinamismo missionario è per i poveri, per coloro che sono disprezzati e dimenticati. Nessuno deve sentirsi solo e abbandonato .La Chiesa non deve avere paura nell’opera di evangelizzazione. Il Papa ripete quanto detto spesse volte ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: «preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti» . Il secondo capitolo (nn. 50-109) dal titolo “Nella crisi dell’impegno missionario” presenta il contesto storico in cui la Chiesa vive ed opera, evidenziando alcuni aspetti della realtà che possono arrestare o indebolire le dinamiche del rinnovamento missionario della Chiesa . In particolare il Papa dice “no” a un’economia dell’esclusione e dell’inequità che fa entrare in gioco la competitività e la legge del più forte e incrementa la cosiddetta cultura “dello scarto” in cui gli esclusi non sono più sfruttati ma addirittura considerati come “rifiuti, avanzi” . Poi il Papa spiega che tutto ciò è dovuto alla profonda crisi antropologica che esalta l’idolo del denaro e nega il primato dell’essere umano riducendolo ad uno solo dei suoi bisogni, il consumo . Il Papa, come già aveva fatto Benedetto XVI, pone come ostacolo all’evangelizzazione il relativismo , che con la sua superficialità sulle questioni morali, danneggia non solo la religione ma la vita sociale in genere. Inoltre ha evidenziato che nei Paesi in via di sviluppo si rinnovano situazioni di persecuzione dei cristiani , mentre proliferano nuovi movimenti religiosi che si presentano a colmare i vuoti lasciati dalla propaganda dell’ateismo e talora da un cristianesimo poco efficace . In occidente c’è anche il pericolo di un laicismo aggressivo che vuole ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo, e negare ai Pastori il diritto di levare la loro voce in difesa di un’antropologia che è naturale prima che cristiana, specie in tema di famiglia e di matrimonio: «Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno» . Inoltre l’attuale periodo postmoderno e globalizzato favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità dei legami tra le persone, e che snatura i vincoli familiari . Anche troppi cattolici oggi, compresi sacerdoti e religiosi, passano troppo tempo a seguire la cultura mediatica, finendo per assorbire una marcata sfiducia nei confronti del messaggio della Chiesa e per sviluppare una sorta di complesso di inferiorità, che li conduce a relativizzare o ad occultare la loro identità cristiana e le loro convinzioni, cedendo al relativismo in una specie di ossessione per essere come tutti gli altri . Tra le altre tentazioni più gravi di oggi c’è inoltre la convinzione che, comunque sia, su certe battaglie abbiamo già perso. Il senso di sconfitta ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. «Il cattivo spirito della sconfitta è fratello della tentazione di separare prima del tempo il grano dalla zizzania, prodotto di una sfiducia ansiosa ed egocentrica» . Un altro grave pericolo è la mondanità spirituale «che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale» . Essa non è quindi il gusto del lusso e delle ricchezze (quella è la mondanità materiale) ma il fare il bene in nome dell’uomo e non in nome di Dio. Dalla mondanità spirituale nascono poi conflitti continui nella Chiesa, tra cui quelli promossi in nome dei diritti delle donne. Il Papa è disponibile a ogni valorizzazione del ruolo della donna nella Chiesa, ma ricorda pure che il sacerdozio è riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucaristia. E’una questione che non si pone in discussione .Il capitolo terzo dal titolo “L’annuncio del Vangelo” (nn. 110-175), riguarda il contenuto dell’evangelizzazione cioè il primato della proclamazione di Gesù Cristo Signore in ogni attività di evangelizzazione . Non mancano parole di autocritica per la Chiesa come ad esempio: «Il messaggio che annunciamo presenta sempre un qualche rivestimento culturale, però a volte nella Chiesa cadiamo nella vanitosa sacralizzazione della propria cultura, e con ciò possiamo mostrare più fanatismo che autentico fervore evangelizzatore» . La Chiesa, tutto il Popolo di Dio, è il soggetto dell’evangelizzazione. Nessun battezzato dovrebbe rinunciare al proprio impegno di evangelizzazione. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù. Il Papa parla di battezzati come “discepoli-missionari” del Vangelo . Anche la pietà popolare riveste una notevole importanza nell0’evangelizzazione perché «autentica espressione dell’azione missionaria spontanea del Popolo di Dio. Si tratta di una realtà in permanente sviluppo, dove lo Spirito Santo è il protagonista» . Tra i vari strumenti di evangelizzazione, numerose pagine sono dedicate alle omelie, perché oggi «molti sono i reclami in relazione a questo importante ministero e non possiamo chiudere le orecchie» . Gli accenti sono molto severi contro chi riduce l’omelia a «uno spettacolo di intrattenimento» . Il sacerdote che predica deve prepararsi bene e deve avere un vero «culto della verità» , diversamente «sarà un falso profeta» . Dopo l’omelia, il testo tratta della catechesi, insistendo sul primo annuncio: «Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti» , e sull’opportunità di utilizzare oggi «la via della bellezza» evangelizzando attraverso l’arte, antica e moderna, sempre attenti però a non «fomentare un relativismo estetico, che possa oscurare il legame inseparabile tra verità, bontà e bellezza» . Nel capitolo quarto dal titolo “La dimensione sociale dell’evangelizzazione” (nn. 176-258), il Papa afferma che l’evangelizzazione ha un contenuto fortemente sociale in quanto «nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri. Il contenuto del primo annuncio ha un’immediata ripercussione morale il cui centro è la carità» . La dottrina sociale è parte integrante e non facoltativa dell’evangelizzazione. Il Papa ne richiama due aspetti: l’inclusione sociale dei poveri di fronte a un nuovo «individualismo edonista pagano» . Il Papa con dolore constata che «la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri», e di cui sono responsabili tanti cattolici, «è la mancanza di attenzione spirituale» , come se avessero diritto solo agli aiuti materiali e non al Vangelo, e la pace sociale. «La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune» . Il documento mette in guardia contro un «populismo irresponsabile» che rifiuta la politica e propone soluzioni demagogiche per l’economia. Quando si parla di deboli e di ultimi, non si deve mai dimenticare che tra loro «ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo» Spesso si cerca di «ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri». Ma la violazione del diritto alla vita «grida vendetta al cospetto di Dio e si configura come offesa al Creatore dell’uomo» . Sbaglia di grosso, precisa Papa Francesco, chi si aspetta «che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a “modernizzazioni”. Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana» . Un altro aspetto della dottrina sociale che Papa Francesco sviluppa nell’esortazione apostolica è la nozione di pace sociale, che riposa su quattro principi della dottrina sociale della Chiesa. Il primo, già sviluppato nell’enciclica «Lumen fidei», è che «il tempo è superiore allo spazio» . «Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. è un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo» . Il secondo è che «l’unità prevale sul conflitto» . «Il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Dev’essere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata. Quando ci fermiamo nella congiuntura conflittuale, perdiamo il senso dell’unità profonda della realtà» . In tal modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze. Il terzo, per evitare ogni utopismo e nominalismo, è che «la realtà è più importante dell’idea» . «Questo implica di evitare diverse forme di occultamento della realtà: i purismi angelicati, i totalitarismi del relativo, i nominalismi dichiarazionisti, i progetti più formali che reali, i fondamentalismi antistorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza saggezza» . Il quarto è che «il tutto è superiore alla parte» . «Il tutto è più della parte, ed è anche più della loro semplice somma. Dunque, non si dev’essere troppo ossessionati da questioni limitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi. Però occorre farlo senza evadere, senza sradicamenti» . Tale principio aiuta a vivere nella globalizzazione senza perdere le proprie tradizioni e radici. «Il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità» . La Chiesa testimonia questi principi nel dialogo con gli uomini di scienza, che richiama alla «legge naturale, affinché rispettino sempre la centralità e il valore supremo della persona umana in tutte le fasi della sua esistenza» , e nel dialogo ecumenico e interreligioso con le altre confessioni e religioni, che il Papa giudica indispensabile ma invita a non confondere con un «sincretismo conciliante» e con un’errata rinuncia all’annuncio missionario. Il capitolo quinto porta il titolo “Evangelizzatori con Spirito” (nn. 259-288) e con tale espressione il Papa indica coloro che «si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo. A Pentecoste, lo Spirito fa uscire gli Apostoli da se stessi e li trasforma in annunciatori delle grandezze di Dio, che ciascuno incomincia a comprendere nella propria lingua. Lo Spirito Santo, inoltre, infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente» . La quinta parte dell’Esortazione apostolica presenta poi le motivazioni per un rinnovato impulso missionario. «La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più. Però, che amore è quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere?» . A un mondo relativista, il Papa ripete che «non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni» . Si evangelizza per la maggior gloria di Dio: «questo è il movente definitivo, il più profondo, il più grande, la ragione e il senso ultimo di tutto il resto» . Si comprende così che la missione «non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. è qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» . A chi obietta che la missione oggi non dà risultati, Francesco risponde che la sua fecondità «molte volte è invisibile, inafferrabile, non può essere contabilizzata». «Forse il Signore si avvale del nostro impegno per riversare benedizioni in un altro luogo del mondo dove non andremo mai. Lo Spirito Santo opera come vuole, quando vuole e dove vuole» . «Con lo Spirito Santo, in mezzo al popolo sta sempre Maria. Lei radunava i discepoli per invocarlo (At 1,14), e così ha reso possibile l’esplosione missionaria che avvenne a Pentecoste. Lei è la Madre della Chiesa evangelizzatrice e senza di lei non possiamo comprendere pienamente lo spirito della nuova evangelizzazione ».