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Parrocchie news

Un angelo volato in cielo

Paolo Emanuele · 11 anni fa

Il 20 febbraio scorso è andato in Cielo il piccolo Raffaele Rizzo. Nel mese di settembre, in occasione di un controllo durante la gravidanza, Angelo e Maria Audino, giovani genitori di Raffaele (loro terzo figlio) apprendono che il bimbo è affetto da una grave patologia, la Sindrome di Edwards. Non seguono il consiglio di qualche cattivo maestro che prospetta loro l’aborto e lasciano che la gravidanza abbia il suo corso. Vengono poi in contatto con l’associazione La Quercia Millenaria (www.laquerciamillenaria.org), che si occupa proprio del sostegno alla gravidanza patologica. Sul piccolo Raffaele si effettuano ulteriori accertamenti in centri specializzati in Roma. Il professor Giuseppe Noia (Policlino Gemelli) segue con attenzione il caso. Il piccolo Raffaele nasce a Roma il 13 febbraio, riceve il Battesimo il 19 febbraio e all’alba del 20 febbraio va alla Casa del Padre. Al termine delle esequie celebrate nella Parrocchia di San Raffaele Arcangelo a Lamezia Terme sabato 22 febbraio, Maria, insieme al marito Angelo, leggono il seguente messaggio:

“Cari fratelli,

io e Angelo vogliamo ringraziarvi di essere qui, questa mattina, con noi, a fare festa al piccolo Raffaele, che è salito al Cielo. Sì, una festa, perché per noi, oggi, questo rappresenta anche per lui.

Non siamo tristi, ma felici per quello che il Signore ha compiuto nelle nostre vite. Non siamo pazzi, perché certo, il dolore, quello umano, c’è dentro di noi, ed è giusto e normale che ci sia. Ma non possiamo guardare tutto questo solo con l’occhio umano. è qualcosa che va oltre, molto di più. Con gli occhi della fede vediamo una grande opera che Dio ha compiuto attraverso la vita del piccolo Raffaele. Avremmo voluto che aveste conosciuto Raffaele come noi lo abbiamo conosciuto, ma così non è stato possibile, e allora vogliamo parlarvene noi.

Raffaele è arrivato in modo inaspettato e non da noi cercato, il primo segno di un grande dono. Durante questi mesi ci ha insegnato – più di quanto, forse, si possa imparare in una vita intera – ci ha insegnato che la vita è, sempre e comunque, una cosa meravigliosa. Che i figli sono un dono immenso che il Signore ci fa, ma che non sono nostri, ma solo Suoi. Che qualsiasi cosa nella vita ti possa accadere, non devi mai scappare anche se fa paura. Ma devi accogliere la Croce e, anche se pensi che non puoi farcela, se ti affidi a Dio e lo preghi di aiutarti, Lui ti darà tutta la forza per portarla, che tu da solo non avresti mai. Che la vita, anche la più fragile e quella considerata “imperfetta” va sempre accolta e amata. Che non bisogna avere paura del dolore, della sofferenza e della morte. Perché se Dio è con te, puoi entrare nella sofferenza e nel dolore e uscirne vivo, non distrutto. Che Dio ci ama sempre.

Tutto questo e molto altro ancora ci ha insegnato questo piccolo e indifeso bimbo nella sua vita. Noi non siamo degli eroi, e non vogliamo essere considerati tali. Abbiamo solo scelto di dire “Sì” a Dio e di farci guidare nel cammino che lui aveva scelto per noi. E i mesi dell’attesa non sono stati né tristi né angosciati, perché il Signore era accanto a noi e ci ha dato la possibilità di viverli con pace e serenità.

Non sapevamo dove questo cammino ci avrebbe portato, abbiamo sperato e pregato per il miracolo. Ma, anche se il miracolo della guarigione fisica non c’è stato, abbiamo visto tanti altri miracoli in noi e nelle persone accanto a noi.

Raffaele è stato un dono di Dio e lo rimarrà per sempre. Credo che Dio lo abbia mandato per compiere una missione: insegnarci molte cose che noi, con occhi umani, non riusciamo a vedere. Diceva una mamma di nome Chiara Corbella: “Siamo nati e non moriremo mai più”; ed è per questo che rifaremmo mille volte quello che abbiamo fatto, perché Raffaele è nato per sempre.

E, infine, ma non da meno, Raffaele ci ha fatto un altro dono, quello di farci incontrare il Cammino [neocatecumenale] che ci ha aiutato in questi mesi e lo farà ancora di più da adesso in poi. E adesso alla domanda: “Dove hai visto Dio?”, potrei rispondere: “In mio figlio Raffaele”.

La grazia, però, più grande che Dio ci ha fatto è stata quella di poter essere accanto e accompagnare Raffaele nel suo passaggio dalla terra al Cielo. Nel momento più doloroso, come madre e padre, abbiamo visto, come uomini, la morte di Cristo e adesso la risurrezione dei nostri cuori.

Concludo con un brano del vangelo di Marco che riassume tutto quello che abbiamo vissuto: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me non accoglie me ma colui che mi ha mandato”.

Grazie.