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Cultura e Società

Rottura generazionale, velocità, responsabilità: il piglio di Renzi alla guida dell’Italia

Antonio Cataudo · 11 anni fa

Rottura generazionale, velocità, responsabilità: il piglio di Renzi alla guida dell’Italia Il presidente del consiglio più giovane della storia d’Italia, il primo governo con soli 16 componenti di cui la metà donne, media anagrafica di 48 anni, il primo ministro proveniente dalla Locride. Se volessimo fermarci al solo aspetto mediatico, sono tante le novità del nuovo governo Renzi, entrato in carica sabato scorso con il giuramento al Presidente della Repubblica e che ha incassato la fiducia di Camera e Senato nei giorni successivi.

Qualcuno parla di operazioni di “maquillage”, altri parlano di un segnale importante che va nella direzione di riavvicinare la politica alla gente e di parlare alle nuove generazioni, a quelle stanche di vedere i soliti volti noti, sostenuti dagli apparati, occupare puntualmente i posti di potere.

Conosciamo dunque chi fa parte della squadra del sindaco rottamatore, nuovo inquilino di Palazzo Chigi: agli Affari Esteri, Federica Mogherini; agli Interni, Angelino Alfano; alla Giustizia, Andrea Orlando; alla Difesa, Roberta Pinotti; all’Economia e finanze, Pier Carlo Padoan; allo Sviluppo economico, Federica Guidi; alle Politiche agricole, Maurizio Martina; all’Ambiente, Gianluca Galletti; alle Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi; al Lavoro e politiche sociali, Giuliano Poletti; all’Istruzione, Università e ricerca, Stefania Giannini; ai Beni, attività culturali e turismo, Dario Franceschini; alla Salute, Beatrice Lorenzin; alle Riforme costituzionali e rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi; alla Semplificazione per la Pubblica Amministrazione, Maria Anna Madia; agli Affari Regionali, Maria Carmela Lanzetta.

Andando oltre i nomi senz’altro poco noti e i volti giovani, vediamo quali sono i temi toccati da Matteo Renzi nei discorsi alle due camere per ottenere la fiducia, fissando i punti chiave del suo programma di governo.

Ai due rami del Parlamento, Renzi ha parlato di taglio di 10 miliardi di euro del cuneo fiscale – quel “macigno” che pesa sulla busta paga dei lavoratori e che rappresenta concretamente meno soldi in tasca per i dipendenti e tasse da pagare per gli imprenditori – di sblocco dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese, di mettere al centro la scuola e la formazione come vie strategiche per uscire dalla crisi e ridare slancio allo sviluppo economico e sociale del Paese.

Temi forti, uniti a un chiaro segnale all’Europa: per Matteo Renzi, l’Europa deve essere trainata dall'Italia, un'Europa che "non deve essere solo vincoli, ma speranza per i nostri figli".

Una road map di governo che riprende tanti dei temi già messi sul piatto da chi ha preceduto Renzi a Palazzo Chigi, che il segretario del Pd vuole vuole portare avanti con metodologia di lavoro nuova: velocità decisionale e a una sorta di “personalizzazione” del processo politico che ha portato Matteo Renzi a pronunciare una frase di rottura nei tradizionali discorsi di fiducia: “se sbaglio sarà mia tutta la responsabilità”.

Velocità, rottura, discorso generazionale sembrano i capisaldi di un’azione di governo che, anche nella scelta dei ministeri, sembra per dirla con Moretti “non dire tante cose di sinistra” : non c’è il Ministero per l’Integrazione prima occupato dalla Kyenge e le pari opportunità sono “solo” una delega.

Insomma tante novità, tanti temi che si ripropongono da molto tempo, a cominciare dall’abbattimento della pressione fiscale, ma questa volta suonano come una sfida cruciale, una sfida che come dicevamo qualche settimana fa è generazionale. Se una generazione ha “fallito” su molti fronti, una nuova sta avanzando con l’ambizione di cambiare, di riuscire dove gli altri non hanno riuscito, di essere rivoluzionaria rispetto alle “tare ereditarie” italiche che ci hanno fatto restare indietro rispetto al resto d’Europa. E l’atteggiamento delle forze politiche sembra essere positivo: da destra a sinistra tutti, al di là delle diverse posizioni, hanno fatto a Renzi un grande “In bocca al lupo” di buon lavoro. Perché ce ne sarà bisogno.