Il 23 gennaio, nel salone dell’Episcopio si è riunita l’assemblea dei Medici Cattolici di Lamezia Terme, alla presenza del Vescovo e del Padre Spirituale dell’associazione, P. Trifone della Congregazione di Don Dehon. Nel corso dell’assemblea sono state rinnovate le cariche dell’associazione che vede come presidente il Dottor Greco. Ad introdurre i lavori, la meditazione del Vescovo che qui di seguito riportiamo. Carissimi è con vivo piacere che vi incontro in Episcopio. La vostra presenza sancisce un impegno di testimonianza e di appartenenza alla Chiesa che come Madre vi accompagna e sostiene nella vostra difficile missione. A nessuno sfugge come il progresso della medicina debba essere coniugato con le esigenze etiche della persona, particolare riferimento al diritto alla vita, punto di partenza imprescindibile per un medico cattolico. Perché parlare del diritto alla vita? Perché voi stessi esistete nella vostra vocazione e missione come il più nobile servizio alla vita. “La vostra missione di medici vi mette in quotidiano contatto con la misteriosa e stupenda realtà della vita umana, inducendovi a farvi carico delle sofferenze e delle speranze di tanti fratelli e sorelle” (Giovanni Paolo II, Discorso AMCI, 2000).
Eppure con mano ognuno di voi può toccare che non basta la cura medica e la tecnica. Serve una medicina spirituale che nasce dal contatto umano, dalla capacità che ognuno di voi a saper generare relazioni amichevoli e fraterne.
Solo così il servizio alla vita che voi offrite è di concreto aiuto alla lotta per la vita, che ogni paziente fa. Cari Medici Cattolici vorrei qui ricordare un invito di Papa Francesco, l’invito alla tenerezza, a vincere l’indifferenza che non ci rende insensibili al dolore altrui, abituati come siamo a vedere gente che soffre.L’immagine bella che il Vangelo vi offre è quella di Gesù che è un vero terapeuta. Nei Vangeli sono narrati numerosi miracoli e diversi episodi di guarigione, tantoché lo stesso Marco riassume l’attività di Gesù a Cafarnao in questo modo: “Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni…” (Mc 1,32-34; Mc 3,7-12; 6,54-56).
Esiste uno stretto rapporto intrinseco tra guarigione-fede-salvezza. Nei gesti taumaturgici compiuti da Gesù in primo piano appare sempre il rapporto di fede. A chi si apre a Dio, Gesù annuncia attraverso la salute reintegrata il dono della salvezza (cfr. Mc 5,34). Straordinaria è la descrizione di Marco 1, 40-45, quando Gesù incontra un lebbroso e lo guarisce: “…stese la mano, lo toccò e gli disse: lo voglio, guarisci!”.
Gesù ascolta, parla, tocca fisicamente il malato e lo guarisce, ma Gesù guarisce assumendosi le sofferenze altrui. Questo modo di fare del Signore, mi colpisce molto. Infatti la lettera pastorale Cristo si tocca con la fede, Cristo viene visto con la fede, che ho scritto a conclusione dell’Anno della fede, è tutta basata sul miracolo della guarigione della donna emorroissa. La malattia di questa donna diventa l’occasione per toccare e incontrare il Signore, ricevendo non solo la guarigione, ma anche la salvezza. Così anche la nostra fede, se vuole essere autentica e incisiva, deve poter toccare Cristo. E come diceva Papa Francesco, Cristo si lascia toccare attraverso la sua Parola, i Sacramenti e le piaghe dei tanti sofferenti.
Non so se sapete cosa la Scrittura riservi a voi medici. Vi cito qualche passo e così mi avvio alla conclusione.C’è un passo del Siracide che afferma: “Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui. Dall’Altissimo infatti viene la guarigione…” (Sir 38, 1-3). Ma il Siracide dice anche: “Chi pecca contro il proprio Creatore cada nelle mani del medico…”(Sir 38, 15-16). Noi ci auguriamo di non cadere per questi motivi nelle mani dei medici, ma certo se il medico è cattolico, abbiamo un motivo in più per sperare. Non devo io ricordare a voi quanto la speranza, la fiducia e la comprensione siano motivi vincenti in una lotta per la vita. Sull’esempio dei grandi santi e beati medici, sappiate essere anche voi diffusori del balsamo sanante di Cristo, perché anche i vostri colleghi restino affascinati dal vostro amore alla vita, alla verità e al sofferente.