Ci sono di quelli che non dicono nulla, ma lo dicono bene - ce n’è altri che dicono molto ma lo dicono male. I peggio son quelli che non dicono nulla e lo dicono male. Con queste parole Giovanni Papini bollava la comunicazione del suo tempo in un famoso articolo del Corriere della Sera. Chissà cosa avrebbe da dire per la comunicazione di oggi! Nella memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, Papa Francesco ha firmato il suo primo messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni: Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro. Nelle parole del Papa è chiaro che i media sono un dono di Dio, per essere più vicini e prossimi agli altri; inoltre come strumenti di dialogo e condivisione ci aiutano a comporre le differenze, infatti «i muri che ci dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri». In parole molto semplici, il Papa ci ricorda una legge fondamentale del saper comunicare. Chi parla e non ascolta non comunica, non dialoga e quindi non incontra. «Dialogare - scrive Papa Francesco - non significa rinunciare alle proprie idee, ma alla pretesa che siano uniche ed assolute». Infatti, se la comunicazione non genera l’incontro di chi parla e ascolta con la Verità, allora essa non fa altro che «indurre al consumo o alla manipolazione delle persone».
Tesi, questa, abbastanza verificabile!
La classificazione di Giovani Papini conferma che ogni comunicazione per essere vera deve far incontrare i due protagonisti. Appunto, dir nulla e dirlo bene e dir qualcosa e dirla male oppure – nel peggiore dei casi – dir nulla e dirlo male, sono sinonimi della sterile comunicazione autoreferenziale, a cui siamo abituati da una buona parte del giornalettismo odierno, per non parlare della nostra stanca propaganda politica e anche spesso di molte prediche e catechesi. Per questo il Papa continua a ripetere: «tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima. E le strade sono quelle del mondo dove la gente vive, dove è raggiungibile effettivamente e affettivamente. Tra queste strade ci sono anche quelle digitali». E sul tipo di presenza per queste nuove strade, il Papa ricorda che «la testimonianza cristiana non si fa con il bombardamento di messaggi religiosi, ma con la volontà di donare se stessi agli altri attraverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana». Anche, perché la rete non è rete solo di fili, ma rete di persone! Per questo il messaggio non è rivolto ai tecnici della comunicazione, ma ad ognuno di noi.
La prossimità, la vicinanza, la condivisione, la testimonianza queste le password per entrare in una rete che sa generare incontri. E questa è anche la comunicazione di una Chiesa non chiusa, ma aperta che ,come buon Samaritano, si prende cura del ferito che incontra, con amore e tenerezza. In quanto, «una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti».