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Cultura e Società

Il dramma delle separazioni matrimoniali oggi

Antonio Pittella · 11 anni fa

Un antico adagio in vernacolo calabrese recitava (e recita ancora) “Matrimuoni e viscuvati du cielu su calati”. Questo proverbio ha qualcosa di verità o è solo frutto di una mentalità popolare che cercava e, ancora, tenta di dare una certezza a taluni eventi che sembrano inevitabili perché predestinati dalla volontà celeste? O era, ed è soltanto una forma per mascherare desideri personali, se non addirittura imposizioni di una volontà genitoriale conseguente ad un accordo, ad un ricatto o ad un contratto? (realtà tutt’ora vigente in alcune comunità tribali). Certo è, che sia nel passato e, ancor più nei tempi moderni e contemporanei, sembra che la volontà celeste “ci azzecchi”, direbbe qualcuno, poco o niente. Il Creatore ha impresso un ordine e un’armonia a tutto il creato visibile e invisibile.

Tutto si muove secondo quell’ordine, se non interviene l’uomo a modificarne l’originario corso di attuazione. La natura, quindi, il mondo vegetale, fisico e quello animale, non hanno poteri derivanti da una volontà razionale, (ad eccezione di qualche specie animale dotata di particolare istinti che, in qualche modo influenzano i comportamenti), per cui, nel complesso, è ragionevole pensare, che soltanto la creatura umana possiede una attività di pensiero intelligente.

Nell’uomo, vi è il connubio di due grandi presenze divine: lo spirito e la materia, da cui nascono la libertà e la volontà, il dolore e la gioia, l’amore e l’odio, il bene e il male, la speranza e la tristezza ecc… Il Creatore ha, nell’atto creativo, dato, come sopra accennato, un ordine e una perfezione a tutto, l’uomo lo ha dotato di qualcosa in più: la libertà e intelligenza, con il principio, secondo cui la libertà, deve prevalere nella direzione del raggiungimento del sommo bene e, verosimilmente, tale obiettivo è raggiungibile operando, nella vita terrena, secondo l’ascolto e la pratica della parola di Dio. Il libero arbitrio, di cui parla S. Agostino ed altri Dottori della Chiesa, fa parte di questa grande libertà che Dio ha dato all’uomo.

Allora la libertà coincide con la manifestazione e la pratica del bene, quando però, questo bene diviene mezzo per conseguire utilità personale, mistificazione di amore, modo per raggiungere condizioni di vita sociale di apparenza, principio di inganno e tradimento di ogni valore che si richiami alla scelta del vivere con…, possiamo dire che, in tale circostanza, nessun rapporto sociale e, conseguentemente, neanche quello matrimoniale, si instaura. La nascita del matrimonio, così come inteso nella cultura cristiana, esiste se è basato su principi valoriali di libertà, di amore, di fedeltà finalizzate ad una unione che ha come obiettivo prevalente la sacralità della famiglia e la procreazione.

In questa sede ci sembra opportuno, in aderenza all’intestazione, occuparci dei danni conseguenti a matrimoni sbagliati, ossia al dramma che può derivare nel momento in cui una coppia di sposi rompe il rapporto.

Il fallimento del matrimonio risiede proprio nei comportamenti sopra enunciati, vale a dire nella mancanza di valori etici e anche razionali che debbono suggellare una unione per la vita. Non, è, infatti, pensabile condividere la vita con una persona che sceglie il compagno/a sulla base dell’inganno e della menzogna. Il matrimonio deve essere conseguenza di scelta libera, solidale, convinta e, soprattutto, incarnato in un amore gratuito, sincero e scevro da paradigmi “razionali”, di convenienza, o/e di passione che non includa il valore del rispetto sacrale della persona con cui si deve vivere e, possibilmente, procreare.

Il rapporto coniugale gode della volontà celeste (du cielo su calati) se rispetta queste categorie etiche e razionali; “l’imprimatur” dei due contraenti deve essere un fiore dal profumo inebriante da cui possono sbocciare e crescere frutti deliziosi.

Certo nel corso della vita possono verificarsi situazioni di dissenso, di discordia, di traumi dolorosi, vicende, talvolta, non legate alla volontà dei coniugi, ma se il rapporto è stato costruito sui principi di libertà di cui si è accennato, è difficile che vi sia il crollo.

Se la casa è stata costruita sulla roccia, si legge in un passo evangelico, “venne il vento, si abbatterono le tempeste, ma la casa rimase integra”. Esemplificando, il matrimonio può resistere alle innumerevoli avversità e contraddizioni della vita se viene vivificato giorno dopo giorno da un amore profondo e da una razionalità che va sempre alla ricerca del bene comune e non si fa trascinare dall’incomprensione e dall’odio.

Quotidianamente i giornali, la televisione e, più in generale i mass-media, diffondono notizie sul crollo dei valori familiari, sulle innumerevoli separazioni e divorzi. Con disappunto e dispiacere occorre rilevare che la realtà coniugale di oggi, più che nel passato, trova nel matrimonio un approccio di estemporaneità, di superficialità: “mettersi insieme” per provare a vivere una condizione un poco diversa, contravvenendo ad ogni principio di onestà morale e intellettuale. La libertà, intesa nella sua vera sostanza, si trasforma in libertinaggio. La coppia quindi, nasce, il più delle volte, senza una solida convinzione e lontana dal proposito di conseguire la felicità piena con la costruzione di una famiglia. Certamente in questo processo di involuzione, relativamente alla cultura matrimoniale, ha a che fare il percorso educazionale dell’uomo, del quale sono complici tutti i fattori e le agenzie educative: la famiglia, la scuola, le chiese, la società, lo Stato e i canali mediatici, grandi diffusori di messaggi allettanti, ingannevoli e distorsivi dello sviluppo integrale della personalità dei bambini, dei fanciulli e dei giovani. Lo scioglimento della coppia avviene, quasi sempre, in forma consensuale, quindi senza particolari traumi apparenti e del momento per i due, tanto il matrimonio, come sopra detto, è stata una prova, un cercare di stare insieme senza particolari motivazioni di carattere affettivo e ben che meno morale. L’impegno maritale, basato sull’amore convinto e profondo, sulla reciproca stima e fedeltà, sull’aiuto e comprensione, sentimenti che rendono sacra l’unione, poco o niente hanno fatto parte del costume dei contraenti. E, allora dov’è il dramma? Il dramma scaturisce proprio dalla superficialità dell’uno e/o dell'altra o di tutti e due i coniugi.

La drammaticità del divorzio diviene terribile se vi è la presenza di figli. L’allontanamento del padre o della madre dalla casa genitoriale, genera nei bambini sempre un intimo e straziante dolore, spesso, non compreso dai genitori che si separano.

L’educazione dei bambini ha a fondamento l’amore, la vicinanza, la comprensione dei genitori, vicende che sconvolgono il sereno vivere familiare permeato di certezze e di sicurezze, provocano danni incalcolabili nello sviluppo armonico e integrale della personalità. La psiche, che si va strutturando, non comprendendo la condizione degli adulti, subisce un trauma di proporzioni inimmaginabili. Le scienze psicopedagogiche, in generale, e in particolare la psicologia dell’età evolutiva evidenziano i molteplici danni a livello dello sviluppo dell’intelligenza, del linguaggio, dell’affettività, del carattere, della crescita morale e sociale, che derivano da traumi che i bambini hanno per cause famigliari. Il distacco di un bambino da zero a 10-11 anni dalla mamma o dal padre viene indicato, dagli studiosi di psicologia dell’età evolutiva, come causa di grave deviazione del comportamento e di compromissione della formazione della personalità (Claparède, Piaget, Fromm ecc. ). I genitori, se sprovveduti in materia di formazione ed educazione dei bambini nei primi anni di vita, non si rendono conto della distorsione comportamentale dei loro figli, per cui sono portati a scaricare sul coniuge l’errato comportamento del figlio/a. Peraltro bisogna dire che non è raro trovare dei genitori che scarichino tutte le loro frustrazioni sui bambini e i litigi, finiti nella casa di convivenza, continuano a distanza. Ancora più deleterio, ai fini dello sviluppo integrale e ordinato della personalità, si rivela il ritenere il figlio/a proprietà privata e, dunque, istigarlo/a all’odio, al disprezzo, all’ingiuria, alla disobbedienza, nei confronti dell’altro genitore. Il disorientamento e il conflitto mentale possono generare limiti patologici gravi, al punto da compromettere la salute psichica del soggetto. Non sono rari i casi di bambini appartenenti a genitori separati che soffrono di nevrosi di ansia, di turbe socio-patiche, di manifestazioni schizofreniche ecc.. Si legge, infatti, nel libro Psicopatologia di Sheldon Cashdan, a pag. 78 a cura di Richard S. Lazarus - Aldo Martello – Giunti Editore 1976, “…Nel periodo della crescita, quando i bambini affrontano una fase di maturazione dopo l’altra, l’atteggiamento adottato dai genitori, e particolarmente dalla mamma, tende ad essere di estrema importanza. Si pensa infatti che i genitori che incoraggiano i tentativi di autonomia del figlio/a e intervengono solo quando è veramente necessario contribuiscono ad uno sviluppo psicologico ottimale”… E’, ovvio, che “ciò non si verifica quando la madre tende a limitare i campi di azione e di scelta del figlio/a intervenendo con delle non giustificate privazioni (allontanamento dal papà, dai nonni, dai compagni, limitazioni alimentari, imposizioni di vario genere…Tali comportamenti, limitando la libertà, possono dare luogo ad impulsi compulsivi, a perdita di fiducia in se stesso, e a disorientamento psicologico. Il bambino si chiude in se stesso, diventa asociale, rifiuta il cibo, ha frequenti manifestazioni di isterismo, diviene onicofago, e, pertanto, lo sviluppo si forma con gravi disturbi della personalità che, in alcuni casi, può dare luogo alla schizofrenia o ad altre patologie.

Questo è il dramma che si può verificare dal fallimento di un matrimonio, soprattutto quando tra i coniugi non c’è la comune volontà di considerare il figlio/a come persona in formazione che vuole crescere e vivere una infanzia e una adolescenza felice. Il bambino/a vuole dai suoi genitori, anche se separati, un indirizzo educativo univoco, concordato, privo di distorsioni e di imposizioni, in maniera che la sofferenza del distacco non si trasformi in dramma che sconvolga quotidianamente la sua anima e la sua mente.

Queste brevi considerazioni ci portano a pensare che effettivamente la volontà Divina nulla ha a che fare con le scelte che gli esseri umani mettono in atto nelle loro determinazioni matrimoniali, e più in generale, in tutti i loro comportamenti. Dio ha dato e dà alle sue creature intelligenza e libertà che esplicano secondo scelte di vita, derivanti dall’educazione e dalla formazione ricevute dall’ambiente, dalla famiglia, dalla scuola e da tutte le agenzie educative.

In virtù di questo ultimo pensiero vi è da dire che grande è la responsabilità degli agenti di formazione: il bambino della ragione e della libertà, come ritenuto dagli indirizzi pedagogici contemporanei, ha bisogno, fin dalla nascita, nel processo di sviluppo integrale della personalità, di serenità, di certezze, di verità e di tutti i valori che nascono dall’amore. è, infatti, solo la fiducia reciproca, l’onestà morale e culturale, l’apertura e il dialogo tra i coniugi, la fedeltà e l’amore, se possibile inteso in maniera cristiana, che rendono certa, vera e colma di felicità la famiglia.

Alcuni studiosi di dinamiche familiari sono concordi nell’affermare che la piaga delle separazioni coniugali e dei divorzi, sempre in aumento, con conseguenze deleterie per la crescita dei bambini, si riflette in maniera sconvolgente sul progresso e sulla salute della società. Ecco perché diviene urgente che, in ogni realtà comunale, regionale, nazionale si sviluppino comunità di protezione che aiutino le famiglie che soffrono del disagio matrimoniale. è urgente istituire nelle realtà comunali centri di assistenza preventiva sulla coppia, ma soprattutto, studiare in maniera costante il fenomeno delle separazioni, individuare la presenza di figli e intervenire, mediante i servizi di assistenza, a rimuovere tutte quelle situazioni di comportamenti dei genitori che possono nuocere all’equilibrio formativo e di crescita sana dei bambini e degli adolescenti. A tal proposito occorre anche dire che non sempre la giustizia che si occupa del problema si sofferma a valutazioni approfondite e corrette della situazione che riguarda l’omologazione della separazione.

La legislazione italiana in merito ha sicuramente fatto qualche passo in avanti relativamente alle problematiche attenenti tale realtà, ma è da ritenere che ancora occorre operare molto nella direzione della salvaguardia dei diritti e dei doveri della coppia che si separa, ma soprattutto bisogna dedicare grande attenzione alla condizione dell’infanzia, molte volte abbandonata e quindi in costante rischio di devianze e di esposizione agli innumerevoli attacchi negativi dell’ambiente e della società.