Domani celebriamo il primo degli appuntamenti per il decimo anniversario dell’Episcopato di Mons. Cantafora. Il cuore e la memoria vanno a quel 24 gennaio 2004, quando il Duomo stracolmo di Crotone e la Curia di Lamezia Terme accoglievano la notizia dell’elezione a Vescovo del meglio conosciuto, “don Gino”. Il 24 gennaio 2014 si compiono 10 anni esatti da quel giorno. La notizia ha suscitato gioia, entusiasmo e un grande slancio. Sentimenti che artisticamente sono presenti e riassunti nella Missa Episcopi Aloysii che verrà eseguita nella Cattedrale domani sera. C’è quasi un desiderio della Chiesa ad affidarsi alla musica per dire il suo grazie per il dono del Vescovo Cantafora, cantare nel giubilo, come diceva sant’Agostino perchè “non si sa spiegare a parole ciò che si canta col cuore. Allora il cuore si apre alla gioia, senza servirsi di parole, e la grandezza straordinaria della gioia non conosce i limiti delle sillabe ”. Monsignor Cantafora è un vescovo del terzo millennio, in una città quanto mai “secolare”. In questo contesto, il ministero del Vescovo non è sempre facile da vivere. Tanti sono i problemi e le difficoltà.
Indubbiamente, l’immagine e il ruolo di un Pastore sono cambiati e ognuno di noi sarebbe tentato a elencare e suggerire urgenze, compiti, virtù e necessità. Eppure il Cardinale Siri soleva dire che cinque sono le virtù del vescovo: primo, la pazienza; secondo, la pazienza; terzo, la pazienza; quarto, la pazienza; quinto, la pazienza con coloro che ci invitano ad avere pazienza. Un elenco semplice, ma che sa tanto di fede. Infatti, ci vuole pazienza per guidare una barca in mare perché il domani è sempre lasciato alla Provvidenza di Dio. è necessaria la pazienza ancora per guardare il cammino fatto e andare sempre avanti. Come altresì ci vuole pazienza per sopportare le difficoltà e mettere sempre avanti il bene della Chiesa. Del resto, è necessario avere ancora pazienza per camminare insieme e aspettare i meno veloci. Ma, la pazienza più sofferta è vedere che la parte migliore del raccolto arriva sempre alla fine del lavoro. Per questo non c’è pazienza senza passione. Ed è proprio la passione, oltre alla pazienza, che bisogna riconoscere come tratto al nostro Vescovo, una passione che trasmette da dieci anni, con il suo motto episcopale, Caritas Christi urget nos. La passione, l’amore ci Cristo ci sospinge. E nel suo apostolato, mons. Cantafora non ha smesso di servire la passione di Cristo per la Chiesa. Forse sarebbe questa la porta per entrare in questi dieci anni di episcopato a Lamezia e rileggere il cammino a tutta velocità che ha conosciuto. Un Pastore paziente, appassionato, e perciò deciso e anche energico per lavorare nel campo di Dio.
Il Cardinale Martini nel suo libro, Il Vescovo, aggiunge alcune caratteristiche fondamentali oggi per un Vescovo. «Il vescovo deve essere l’uomo della misericordia. La tanta sofferenza di questo mondo, l’immenso dolore e la tanta disperazione, chiedono che la Chiesa eserciti tutta la sua funzione di madre amorevole attenta e premurosa. Che sia capace di offrire motivi di speranza a tutti coloro che «camminano nelle tenebre o nell’ombra della morte» (Lc 1,79). Vorrei ancora aggiungere la buona educazione, la dolcezza del tratto, la fermezza paterna, l’amore per il bello e le sue forme. Questo perché non si abbia l’impressione di parlare con un “automa”, troppo rigido e troppo sicuro delle proprie risposte. Un uomo umile, che vince le durezze con la propria dolcezza, che sa essere discreto, che sa ridere di sé e delle proprie fragilità. Che sa rimettersi in discussione, che sa riconoscere i propri errori senza troppe auto giustificazioni. Dunque anzitutto un uomo vero». Chi conosce e ha conosciuto mons. Cantafora non fa difficoltà a pensare a lui. Per questo da parte del giornale diocesano, ad multos annos Padre!