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Cultura e Società

Economia di Pace, ne discutiamo con Marco Contardi

Paolo Emanuele · 11 anni fa

Lamezia Terme - L’esperto di economia di sviluppo del territorio, Marco Contardi, che lavora tra Italia e Brasile, parla della sua idea in merito al tema dell’Economia di pace. L’economista Contardi, che per lavoro supporta e assiste chi è incaricato di promuovere lo sviluppo e si confronta con le difficoltà derivanti dall’incapacità degli agenti pubblici di identificare, proporre e realizzare politiche efficaci e impattanti, dichiara che nella sua esperienza ha “progressivamente appreso la rilevanza del coinvolgimento e del ruolo del settore privato e della società civile organizzata, per cui la visione ”economia di pace” può rappresentare unaopportunità nuova per introdurre un concetto di sussidiarietà proprio della Dottrina Sociale della Chiesa,promuovendo una forte collaborazione tra agenti pubblici,imprese private ed il terzo settore i a servizio del bene comune”.

In merito alle tre PPP, Partnership Pubblico Privata che si ritrovano nella programmazione Europea 2014-2020 l’esperto ritiene “fondamentale elaborare una proposta di sviluppo di un territorio, senza la quale non si va da nessuna parte, semplicemente perché non di sa dove andare. Oggi in Italia non ci sono ne piani ne crescita: da tempo la classe politica italiana ha rinunciato ad avere visoni e a programmare, trasformando tuttoinprocessiburocratici o delegando le responsabilità ai livelli superiori di governo, con la scusa dei vincoli dell’Unione Europea, senza tra l’altro elaborare alcuna strategia per poter cogliere le opportunità rappresentate, come indicavi tu, dalla programmazione Europea”. “La classe politica italiana - continua - ha pensato molto in termini redistributivi, piuttosto che in termini di creazione di nuova ricchezza senza promuovere sviluppo”. Fondamentale è dunque ripartire “dalle imprese profit e dai soggetti sociali perché è l’impresail motore della ripresa, è lì chesi crea valore, innovazione, inclusione sociale, e il sistema delle istituzioni pubbliche deve mettersi insieme e al “servizio” diquesti soggetti, che sono gli attoricapaci di dare risposteconcrete alle nuove esigenze della società”.

Da un confronto tra la situazione socio-economica brasiliana e italiana, due paesi diversi ma entrambi impegnati nella sfida di uno nuovo sviluppo, secondo l’economista “bisogna partire da un piano strategico che dia dignità e protagonismo ai territori in un piano coordinato nazionale, creare lavoro, combattere la povertà le disuguaglianze. In entrambi gli Stati la politica assistenziale è stata un fallimento, creando maggiori disuguaglianze e non giustizia sociale. In entrambi i Paesi i cristiani e gli uomini di buona volontà hanno un ruolo fondamentale: contribuire al bene comune esprimendo i valori di pace nelle loro comunità, nei propri villaggi, nelle proprie città, regioni,perché è dai territori che riparte la rinascita”.

In merito alla realtà lametina l’esperto dichiara che "oggi ripartire dalle identità di un territorio è fondamentale, ed anche qui ritroviamo un punto fondamentale della nuova programmazione europea. In qualche modo si è invertito lo slogan di qualche anno fa che diceva, “think global, act local”. Oggi pensare locale è pensare a soluzioni che consentano di rispondere in modo innovativo alle nuove esigenze della società e queste soluzioni possono trovare un loro sensoin termini di trasferibilità e applicabilità a livello globale, nei più diversi contesti. Nuove opportunità stanno nascendo dalle dinamiche di sviluppo e agglomerazione urbana, nuovi modelli su scala mondiale. Per esempiola visione di Smart Cities e Communities porta a ragionare su nuovi servizi alla comunità e ai cittadini: housing sociale,uso sostenibile delle risorse naturali per energia, acqua e biomassa, servizi di logistica etc potrebbero rappresentare per le imprese vettori tematici interessanti su cui anche una realtà come la vostra potrebbe mettere a punto modelli e soluzioni esportabili nel mondo, anche riscoprendo e valorizzandol’importante comunità dei calabresi nel mondo”.