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Cultura e Società

E’finito il Natale, si entra nell’anno nuovo. Ma quanti interrogativi nel 2014 dei giovani lametini

Paolo Emanuele · 11 anni fa

Feste natalizie, arrivederci al prossimo anno. Riposti in cantina albero di Natale e presepe, finito di dare il benvenuto al nuovo anno e smaltita quella solita malinconia che inizia qualche giorno prima dell’Epifania e si protrae per almeno una settimana, si può ufficialmente vivere l’anno 2014.

Ma prima di fare tutto questo, sarebbe utile riflettere e rispondere alla domanda più usuale, quella di ordinanza che fa solitamente il collega quando si torna a lavoro o il vicino di casa che è stato fuori città per le vacanze: come sono andate le Feste? Fortunatamente Natale, oltre al suo profondo significato religioso, mantiene costante negli anni questa sua caratteristica di occasione di aggregazione, di riunione per tutta la famiglia, di “ritorno a casa”, inteso non tanto, o non solo, nella sua accezione geografica, quanto piuttosto in quella simbolica di ricongiungimento con il nucleo familiare primigenio e più importante.

Questo vale soprattutto per i giovani lametini, studenti o non, che possono tornare nella propria città e ricaricare le batterie fisiche e mentali nel relax e affetto della propria famiglia. Poi, come è normale che sia, il Natale si declina anche in senso rituale nel reincontro con vecchi amici o compagni di classe intorno al pub o paninoteca del momento; le réunion notturne non organizzate, ma come se lo fossero, proprio per la naturale convergenza di quasi tutti i ragazzi verso i luoghi di aggregazione che più vanno di moda a Lamezia. Saluti, abbracci, auguri, racconti di vecchi ricordi ma anche domande sul futuro, su come sta andando la propria vita. E proprio in questa circostanza di confronto ci si rende conto profondamente di come questo Natale non sia per niente lo stesso rispetto a quello passato e nemmeno a quelli precedenti. Si incontra un ex compagno di liceo che voleva ritornare in Calabria dopo la laurea e non ha potuto farlo per mancanza di lavoro; altri amici che per lo stesso motivo volevano vivere in un'altra città e sono stati costretti a tornare, si scopre inaspettatamente che molti conoscenti sono addirittura dovuti uscire dai confini nazionali (numerosi i lametini emigrati anche Oltreoceano) a cercare quelle opportunità professionali che l’Italia non garantisce più. Scelte obbligate, dettate dalla disoccupazione, che costringono sempre più ragazzi a prendere decisioni radicali per la loro vita. A volte cambi di esistenza che si rivelano felici, altri invece che portano a condurre una vita che, se le contingenze storiche lo avessero permesso, non si sarebbe mai intrapresa. Peggio ancora se si pensa a quanti non soltanto devono spostarsi, ma anche re-inventarsi (un modo edulcorato per dire riciclarsi) con lavori ben lontani dalle proprie attitudini o dal percorso di studi intrapreso. Il tutto per entrare, a spallate se necessario, nel mercato del lavoro cercando di guadagnare qualcosa per essere un minimo autosufficienti e sentire di essere utili in un qualsivoglia processo produttivo. Ecco che allora la gioia e il buonumore veicolato dalle festività natalizie si mischia indissolubilmente con la malinconia, con la tristezza per un futuro nebuloso, scelto da altri e non da se stessi. Che ormai questa fosse la regola e non l’eccezione lo si era capito già da molto tempo, ma il rituale di questo Natale 2013 in particolare è riuscito sincreticamente a mescolare emozioni diverse, perché proprio nell’occasione di maggiore festosità le persone sono state portate involontariamente a fare dei bilanci: la consapevolezza che dopo il 25 dicembre si “scollina” nell’anno nuovo, con tutte le incognite che questo porta con sé, stimola le persone a riflettere su come sarà la propria vita tra un anno esatto. E mai come quest’anno il 2014 sarà un grosso punto interrogativo per molti giovani lametini.