pronunciato da S .E. Mons. Cantafora in occasione dello Scambio degli Auguri Natalizi, Salone del Seminario Vescovile 21 dicembre 2013
1. Il Presepe scuola di vita
Carissimi,
già da qualche giorno nelle nostre Chiese e case ha trovato posto l’immagine cara e sacra del presepio. Mi piace pensare a questa sacra rappresentazione come a una vera scuola di vita per noi cristiani e in particolare per la famiglia: infatti il presepio ci insegna il segreto della gioia.
Gli effetti della crisi economica, sappiamo bene, ancora si fanno sentire insieme alle dure prove che l’accompagnano, come la disoccupazione, per la quale sempre insufficienti sono le nostre parole di denuncia e di protesta. Eppure, con questa crisi, è giunto a noi tutti un monito di non poco conto: una società che ha imparato a misurare la propria felicità solo sulle sue possibilità economiche e sulla volontà di possedere si è rivelata fallimentare e illusoria!
Il presepio nella sua semplicità ci dice che la vera gioia non consiste nell’avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene. Meditiamo sul presepe! Maria e Giuseppe, del resto, non sono una famiglia fortunata, come tante famiglie calabresi. Hanno avuto un figlio con grandi disagi sotto ogni profilo, eppure sono pieni di gioia perché si amano, si aiutano e perché soprattutto credono che, all’interno della loro storia, Dio c’è e opera. In questo è racchiuso il segreto della vera gioia. La nostra vita personale e comunitaria viene visitata e riempita dall’amore di Dio. Non sono le cose che ci rendono felici, ma la verità e l’amore di cui ha sete il nostro cuore.
2. La vera gioia del Natale
L’annuncio del Natale è proprio questo: Dio è vicino ad ogni uomo. La Sua è una presenza che non arretra davanti a nulla, neanche davanti agli aspetti più dolorosi e contraddittori del nostro io, a ciò che spesso neanche noi riusciamo a perdonarci. Noi non abbiamo bisogno di un Dio lontano. Siamo in cerca del Dio vicino. Noi cerchiamo una presenza che in mezzo alle sofferenze, ci sostenga e così ci aiuti ad andare avanti. Questa verità sentiamo di volerla ricordare soprattutto alle nostre care famiglie. I motivi della gioia cristiana sono i motivi della vera gioia della famiglia. E anche per le nostre case valgono le parole di Papa Francesco alle famiglie del mondo intero: «alla base della gioia profonda c’è la presenza di Dio, la presenza di Dio nella famiglia, c’è il suo amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti.
E soprattutto, un amore paziente: la pazienza è una virtù di Dio e ci insegna, in famiglia, ad avere questo amore paziente, l’uno con l’altro. Avere pazienza tra di noi. Amore paziente. Solo Dio sa creare l’armonia delle differenze. Se manca l’amore di Dio, anche la famiglia perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società».
3. La famiglia futuro e speranza
Lo scorso settembre la Chiesa italiana ha vissuto l’importante evento delle Settimane Sociali dei Cattolici a Torino con il tema: La Famiglia futuro e speranza per la società italiana. La nostra diocesi ha offerto un proprio contributo al dibattito nel quale si delinea con coraggio la famiglia come luogo di “ripresa” del territorio. A questo proposito, numerosi e autorevoli studi affermano quanto la famiglia sia un generatore di felicità, «A parità di condizioni, chi vive in famiglia dichiara un livello di felicità superiore a chi vive da solo. Il vecchio slogan, che si ripete stancamente dagli anni Ottanta, per cui ‘la famiglia è finita’, oggi non ha più senso».
Ciononostante non mancano nodi problematici che riguardano la vita della famiglia. Innanzitutto riscontriamo una solitudine tra le famiglie. Deve crescere la rete delle relazioni tra le famiglie per sviluppare alleanze educative e offrire, in casi di particolare difficoltà, luoghi di ascolto, accoglienza e aiuto reciproco. In tal senso incoraggio il lavoro del consultorio familiare diocesano a cui va il mio ringraziamento per l’opera che va compiendo insieme alla pastorale familiare. La comunità è la risorsa per ciascuna famiglia, così come ogni famiglia è la risorsa della comunità. Per questo motivo l’educazione familiare non è strettamente un fatto privato ma coinvolge l’intera società in modo circolare per cui ciò che viene trasmesso in famiglia va direttamente a confluire nella convivenza civile e viceversa.
Credo che tutti: società civile, chiesa e le diverse istituzioni del territorio, siamo chiamati in causa per riflettere sul tema della famiglia come cerniera fondamentale tra la vita privata, umana, personale e religiosa, e quella pubblica della partecipazione alle vicende sociali e politiche della “comunità”. Dal nostro punto di osservazione dobbiamo constatare che, all’interno delle nostre famiglie, è in atto una preoccupante interruzione della trasmissione della fede cristiana; per questo motivo la secolarizzazione avanza.
La famiglia da luogo di fede e di educazione cristiana è diventata un anonimo e soprattutto “vago” centro valoriale che, priva della fede in Cristo, è mancante di quella forza generativa capace di dare risposte vere alle domande di senso. Come insegna Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, la famiglia è chiamata ad essere un’anfora per dare da bere agli altri in un tempo di aridità e di deserto, anche se a volta l’anfora si trasforma in una pesante croce, ma è proprio sulla Croce dove, trafitto, il Signore si è consegnato a noi come fonte di acqua viva. Non lasciamoci rubare la speranza! (cfr. Evangelii Gaudium, n. 87).
La società e la Chiesa lametina da diversi anni stanno vivendo un processo nuovo: accogliere non più singoli immigrati ma avvicinarsi alle famiglie degli immigrati. In tal senso la presenza di queste famiglie è un’occasione profetica per conoscere e amare “lo straniero”.
Lamezia Terme si presenta come città commerciale ma rischia di essere chiusa all’altro, impaurita e diffidente fin dall’uscio di casa, rinunciataria rispetto alla sua vocazione storica e naturale di accoglienza calorosa, vera, amorevole. Le famiglie immigrate possono essere per noi un stimolo per l’apertura al mondo intero, alla società globalizzata, favorendo gemellaggi e progetti di sviluppo. Per questo dico: Lamezia non avere paura dello straniero! Anzi non ci sia in mezzo a te lo straniero e il forestiero, ma il fratello, la sorella, il figlio e la famiglia dell’altro.
In tal senso vorrei invitarvi a leggere il messaggio di Papa Francesco per la giornata mondiale della Pace, 1 gennaio 2014 dal titolo “Fraternità, fondamento e via per la pace”, nel quale dice che «La fraternità ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata. Ma è solo l’amore donato da Dio che ci consente di accogliere e di vivere pienamente la fraternità».
4. Conclusione
Per parlare di famiglia occorre dunque ritornare all’Amore che tutti e tutto muove, di cui la famiglia è icona e anche sacramento.
Prima di ogni singola famiglia c’è l’Amore di Gesù Cristo, amore concreto, gratuito, senza limiti e offerto ad ogni uomo. «In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,9-10). Così Natale, nel ricordo gioioso della nascita nel tempo del Signore Gesù, è la festa dell’inizio. L’inizio della nuova storia di Dio con gli uomini.
A tutti voi, alle vostre famiglie e alla famiglie di tutta la nostra Chiesa va il mio augurio e la mia preghiera, affinché il Natale sia veramente vissuto come la festa dell’inizio, dell’avvento di Dio nel cuore dell’uomo.
+ Luigi Antonio Cantafora
Vescovo di Lamezia Terme