La terza domenica di Avvento ci raggiunge con un pressante invito alla gioia ed è chiamata, a motivo delle prime parole del testo latino dell’“antifona d’ingresso”, la domenica Gaudete (cf. Fil 4,4.5). La stessa natura è invitata dal profeta a manifestare con vivace tripudio segni di esultanza: “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa” (Is 35,1), perché vedranno presto “la gloria del Signore”.
è la gioia dell’Avvento, che viene accompagnata, nel fedele, dall’umile e intensa invocazione a Dio: “Vieni!”. è la supplica ardente, che fa da ritornello al Salmo responsoriale dell’odierna Liturgia: “Vieni, Signore, a salvarci!”.
L’Avvento ritorna ogni anno, ed ogni anno si svolge nell’arco di quattro settimane, cedendo poi il posto alla gioia del Santo Natale.
Ci sono anche i diversi avventi dell’esistenza umana: c’è l’avvento del bambino innocente e l’avvento della giovinezza irrequieta, spesso critica: c’è l’avvento dei fidanzati; c’è l’avvento degli sposi, dei genitori, degli uomini addetti a molteplici forme di lavoro e di responsabilità spesso grave. Ci sono infine, gli avventi degli uomini vecchi, ammalati, sofferenti, abbandonati.
Ci sono i diversi avventi. Essi si ripetono ogni anno, e tutti sono orientati verso un’unica direzione. Tutti ci preparano alla stessa realtà: il momento in cui appariremo dinanzi al Signore che viene.
Per questo, nell’odierna terza domenica d’Avvento, la Chiesa ci fa anche ascoltare come seconda lettura liturgica, un brano della lettera di San Giacomo apostolo: “Fratelli, siate pazienti fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra, finché abbia ricevuto le piogge d’autunno e le piogge di primavera. Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina”. E aggiunge subito dopo: “ecco, il giudice è alle porte” (Gc 5,7-9).
Proprio un tale riflesso devono avere questi avvenimenti nei nostri cuori. Essi devono essere simili all’attesa della raccolta. L’agricoltore aspetta il frutto della terra per tutto un anno o per alcuni mesi. La messe della vita umana si aspetta, invece, durante tutta la vita. E ogni avvento è importante. La messe della terra viene raccolta quando è matura, per utilizzarla nel soddisfacimento dei bisogni dell’uomo. La messe della vita umana aspetta il momento in cui apparirà in tutta la verità dinanzi a Dio ed a Cristo, che è giudice delle nostre anime.
Ma il tempo dell’attesa della venuta del Signore sembra lungo e la stanchezza potrebbe impossessarsi di noi. Ma nessuna stanchezza potrà prenderci se teniamo viva nel cuore la parola del Salmista: “Il Signore è fedele per sempre!” (Sal 146,6). Il Signore è sempre fedele alle sue promesse. Gesù di Nazaret è la dimostrazione che Dio è fedele alla sua Parola: in Gesù si sono compiute le promesse messianiche.
Il tempo di Avvento, ogni anno, ci ricorda il compimento delle promesse messianiche riguardanti il Cristo, proprio per orientare le nostre anime verso tali promesse, la cui realizzazione abbiamo ricevuto in Cristo e per Cristo.
Nel Vangelo di questa domenica, Gesù stesso attesta il compimento di queste promesse rispondendo ai messaggeri inviatigli da Giovanni il Battista. Sono quelle promesse, che si trovano profetizzate nel Libro di Isaia, e che ascoltiamo nella prima lettura: “Egli viene a salvarvi. / Allora si apriranno gli occhi dei ciechi / e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. / Allora lo zoppo salterà come un cervo, / griderà di gioia la lingua del muto, / perché scaturiranno acque nel deserto, / scorreranno torrenti nella steppa... / Ci sarà una strada appianata / e la chiameranno “Via santa”... / Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore / e verranno in Sion con giubilo; / felicità perenne splenderà sul loro capo; / gioia e felicità li seguiranno / e fuggiranno tristezza e pianto” (Is 35,4-10).
Dunque, in Gesù, sono compiute le promesse di Dio, promesse realizzatenel tempo del primo Avvento, tempo nel quale noi viviamo e dobbiamo perseverare. La Liturgia, infatti, lo rende ogni anno presente. Ed è questa la sorgente della nostra gioia. Ma queste promesse conducono verso gli ultimi destini dell’uomo, cioè nel tempodel secondo Avvento che è “il tempo della Chiesa”. Per Cristo la Chiesa vive ogni giorno il tempo del secondo Avvento, in cui occorre preparare la via al Signore che viene. A Cristo venuto nella carne la preparò Giovanni il Battista.A Cristo che viene nella fede è la Chiesa che deve prepararla e ciascuno di noi, suoi discepoli.
L’Avvento riconferma sempre, in tal modo, nella vita della Chiesa la dimensione escatologica della speranza. Per questo san Giacomo ci raccomanda: “Siate... pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore” (Gc 5,7). E la venuta del Signore è vicina, è vicina perché è alle porte il Natale, nascita di Gesù nel grembo verginale di Maria; ma è vicina pure perché la vita, anche la più longeva, è destinata a finire nel tempo per aprirsi all’eternità. Il tempo è breve (cf. 1Cor 7,29). Ecco, ora il momento favorevole, ora il giorno della salvezza (cf. 2Cor 6,2). Facciamo tesoro del tempo, per il bene delle nostre anime.