La Pacem in Terris del Beato Giovanni XXIII è ancora attuale, è “un’utopia ancora in cammino”, continua a essere un messaggio rivolto a credenti e non credenti a costruire “un retto ordine sociale radicato nel progetto di Dio, riconoscendo che la vita di ogni persona e della società ha il suo fondamento ultimo in quell’ordine morale posto come un seme nella coscienza delle persone.”
Così S.E. Mons. Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, intervenuto ieri all’apertura dell’ottavo anno della Scuola di Dottrina Sociale della Chiesadella Diocesi di Lamezia Terme, con una prolusione sull’enciclica di Giovanni XXIII “Pacem in terris”, nel cinquantesimo anniversario della sua pubblicazione.
La persona umana come fonte prima del diritto. Una politica che riprenda il suo primato sulla finanza riscoprendo il suo fondamento morale. Uno Stato che garantisca i diritti sociali delle persone, presupposto per il godimento effettivo dei diritti civili e politici. La questione della libertà religiosa minacciata anche nell’area Ocse, dove ai cristiani in tanti casi è impedito di esprimersi e comportarsi coerentemente con la propria fede. Questi alcuni temi della “Pacem in terris” richiamati da Mons. Toso che nel suo intervento ha evidenziato la capacità del testo di parlare al mondo di oggi, ricordando che “solo l’incontro con Gesù Cristo può provocare quel cambiamento di mentalità di cui la nostra società ha bisogno per costruire un nuovo ordine sociale”.
L’aspirazione a un “nuovo ordine mondiale”, delineato nelle pagine scritte dal Papa buono, è una sfida che attende ancora oggi gli uomini e le donne di buona volontà, “un ordine morale e spirituale che deve essere fondato su quattro pilastri che sono quelli della libertà, della verità, della giustizia e dell’amore, inseparabili l’uno dagli altri”.
“Fondamento del diritto”, per il presule, “non può essere il consenso sociale perché è possibile che la maggioranza sragioni e codifichi come diritto un arbitrio: fondamento del diritto è la persona umana con la sua dignità che consiste nella capacità di conoscere il Vero, il Bene e Dio”.
Sul tema della libertà religiosa, Toso ha posto l’accento sulla discriminazione subita dai cristiani anche in Europa dove “si rischia di perdere il posto di lavoro anche soltanto perché si porta un crocifisso al collo o si è discriminati in quanto obiettori di coscienza” e ha richiamato l’esigenza di un nuovo protagonismo dei cattolici in politica “cattolici che oggi sono ininfluenti perché divisi e incapaci di incidere sui temi importanti”.
“Urgente” per Mons. Toso riappropriarsi dei contenuti della “Pacem in terris” per affrontare le sfide del nostro tempo: dalla pace “che continua ad essere minacciata ogni giorno e che si costruisce disarmando le coscienze ed educando alla pace”, alla disoccupazione, all’economia in cui “il profitto non può essere assolutizzato” e le persone “non vanno viste come strumenti da spremere e gettare ma come il centro e il fine ultimo dello sviluppo”.
Accolto dal Vescovo Mons. Luigi Cantafora, che ha ringraziato Mons. Toso per essere tornato a Lamezia 8 anni dopo l’inaugurazione della Scuola di Dottrina Sociale della Chiesa, il segretario del Pontificio Consiglio ha espresso il suo apprezzamento per l’esperienza formativa portata avanti dalla Chiesa lametina e per la risposta numerica e qualitativa da parte della comunità diocesana, che si è concretizzata in numerosi progetti ed iniziative orientati a uno sviluppo sociale ed economico del territorio ispirato ai valori del Magistero sociale della Chiesa.