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Cultura e Società

Incontro sul filosofo e Preside Oreste Borrello all’Uniter

Armido Cario · 11 anni fa

Si è svolto mercoledì 11 dicembre all’Università della Terz’Età e del Tempo Libero di Lamezia Terme guidata dal prof. Italo Leone, conferenza sul filosofo e Preside Oreste Borrello tenuta dal Prof. Filippo D’Andrea in presenza di un numeroso ed attento pubblico. Dopo l’introduzione del presidente Leone, ha preso la parola il relatore approfondendo diversi profili: la personalità, l’educatore ed il preside, l’intellettuale come filosofo esistenzialista e della letteratura.

Il Borrello ha dato un importante contributo alla formazione della classe dirigente lametina per diversi decenni fino alla fine degli anni ’70. “Fu un uomo equilibrato, signorile, riservato con un robusto senso di rispetto per gli altri – afferma il prof. D’Andrea e citando uno scritto della prof. Luigina Parlati, che fu collega ed amica del preside Borrello – quasi come una religione con fraterna e quasi cristiana comprensione e bontà”.”Nelle lunghe passeggiate con lui – racconta Filippo D’Andrea – fatte negli anni ’80, quando era già preside in pensione ed io giovane impegnato nella cultura e nel mondo cattolico, salendo alla “Miragghia” e scendendo dall’Addolorata passando dalla Chiesa Matrice, la percepivo nitidamente questa sua finezza morale della relazione umana”.

Fu uomo appassionata della vita con un intelligenza superiore ed una tensione etica straordinaria. D’Andrea ha citato la Lettera ai Romani di San Paolo al cap. 2.14-15 dove recita: “la legge è iscritta nei cuori” rivolta ai pagani, evidenziando la coscienza retta e forte del preside Borrello non credente, sottolineando il suo approccio al Mistero negli ultimi tempi della sua esistenza. Fu preside a cavallo della contestazione studentesca del ’68 riuscendo a mediare con equilibrio su alti livelli culturali gli scontri intergenerazionali ed ideologici che si esprimevano nel Liceo Classico “F. Fiorentino” da lui diretto. E citando lo scritto di Luigina Parlati del 1978 presente nell’annuario scolastico dedicato al suo Preside: Borrello riusciva a trovare “un superiore equilibrio e conciliazione capace di dominare gli impulsi e riportare la calma (…) e senza mai perdere di vista la cultura, richiamando così alla seria applicazione e cercando di parlare alla ragione coi mezzi non della coercizione ma del convincimento”.

Egli immetteva nell’umano scienza e sapienza, tensione morale e apertura intellettuale, profonda cultura avendo fede nell’uomo autentico e nella conoscenza. La meditazione permanente sull’esistere e sulla storia era suo respiro interiore.

Oreste Borrello può essere considerato il più significativo filosofo lametino del Novecento ed accanto a lui l'alto magistrato e filosofo Basilio Sposato, ambedue nativi precisamente di Sambiase. Il Borrello si è occupato di filosofia dell'esistenza e dell'estetica, percorrendo l'esistenzialismo tedesco e francese affondando nell'ermeneutica psicologica e nella psicanalisi esistenzialista di Sartre, nell'ontologismo psicolinguistico ed il naturalismo ontologico di Martin Heidegger, nella filosofia dell'arte, della verità e dell'immanente trascendenza di K. Jaspers., nell’estetismo di Ugo Spirito. Ha dato, dunque, un contributo interessante alla corrente italiana. Si è occupato abbondantemente anche di psicologia della letteratura in autori italiani come Alessandro Manzoni, Luigi Pirandello, l'amico scrittore Giuseppe Berto (trasferitosi per il resto della sua vita a Capovaticano in Calabria), l'amico poeta e grecista Felice Mastroianni, verso cui nutriva grande. Borrello studiò profondamente il poeta Giacomo Leopardi, rivisitando con singolarità la critica estetica sulla sua poetica.

“Le categorie filosofiche del Borrello possono formare un piccolo dizionarietto concettuale: persona, libertà, dignità, esistenza, bellezza, estetica, dialogo, comunicazione, coscienza, intenzionalità della coscienza, trascendimento, oltrepassamento, uomo autentico, spirito umano, verità immanente, trascendenza immanente, natura umana, memoria, estetica della memoria, tempo, progetto, immaginazione psicofenomenologica, essere, nell’interno del Heideggeriano “lasciarsi prendere dall’essere” non precisamente il teologico “lasciar-essere”.

Una categoria importante di Borrello è “futuro”, che ri-interpreta da Heidegger di “Essere e tempo” dove il tedesco afferma che tra le tre dimensioni del tempo (passato, presente e futuro), la più importante è “futuro”, giacché, interpreta Borrello: se l’esistenza è possibilità, progettazione, anticipazione, essa non può che essere orientata verso ciò che non è ancora”. Ma poi aggiunge: “Tuttavia il futuro coinvolge il passato e il presente e ognuna di queste determinazioni non ha significato se non rispetto all’altra”. “L’essere viene custodito nel ricordo”, il passato lo lega alla sua natura del presente, ma nel contempo “spinge la coscienza verso l’Essere come puro Assoluto”.

“Oreste Borrello fu un cercatore pensante o un pensatore cercante?”, si domanda Filippo D’Andrea

“Cosa viene prima in Borrello il pensatore o il cercatore interiore? E’una domanda non accademica ma scava nella radice della coscienza esistenziale.” “Mi chiedo – continua D’Andrea - se la risposta è assolutamente necessaria oppure è da poggiare su una specie di sospensione ermeneutica sull’uomo in quanto uomo”.

Il card. Martini distingue gli uomini non in chi crede e non crede, ma in chi pensa e non pensa. Pensanti e non pensanti, piuttosto che credenti e non credenti. Su questa frontiera, intesa più nella simbologia americana che europea, scelgo di procedere sulle tonalità del frutto filosofico del Borrello. Non amo porre in antinomia il pensare dal credere, nel senso che il pensare è significato molto dal credere o meno. Ma c’è un credere configurato ed un credere in configurazione che passa attraverso le vie tortuosissimi, irtuose, paludose, dubbiose, insicure, incerte della pur solida ragione. Un credere principiato nell’ulteriorità del trascendimento umano”.

Il pensiero di Borrello ha la sua linea portante nell’estetismo filosofico asse dell’orizzonte esistenzialista nel suo senso ed essenza. Egli nutriva fortemente “il desiderio di credere nell’esistenza delle essenze”. E qui allungava lo spirito suo nella “ricerca del Permanente” e certamente non limitato solo nell’arte ma in tutta la sua consapevolezza intellettuale ed umano interiore. Nel pensatore Borrello vi è una via antropologico-esistenziale di ricerca dell’uomo autentico: un orizzontalismo filosofico che batte duramente sul terreno dell’umana libertà e della dignità della persona nel suo divenire.

Il filosofo Borrello partecipa con robusta dignità di pensiero confrontandosi con gli esistenzialismi europei, francese di Sartre e tedesco di Heidegger e Jaspers, ma anche italiano di Paci, riuscendo a conservare la sua personalità intellettuale costruendo il suo pensiero.

“Il suo pensare è segmentato – continua D’Andrea - ma disegna un’armonia interessante innervato da forte equilibrio filosofico, coerente con la sua equilibratissima personalità. La sua figura si rendeva presente come spiccata individualità, una presenza fisica ed un portamento distinto, così come distinta e riconoscibile è stata l’individualità della sua filosofia nell’interno della filosofia contemporanea e nell’esistenzialismo in particolare”.

“Il suo percorso di studio fu dare un senso e senso alla vita, di unificare la frammentazione del concreto esistere, di trovare l’unicità del tutto e l’unità della coscienza esistenziale nel suo trascendere verso l’ulteriorità, come ciò che precede l’essere nel tempo”.

La conclusione è stata affidata alla prof. Luigina Parlati che ha letto e commentato la poesia del figlio Roberto in cui identifica il padre Oreste come Ulisse, che naviga nell’esistenza alla ricerca di un Itaca, una ricerca, un cammino che ha caratterizzato tutta la sua esistenza.