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Chiesa

Numerosi i fedeli lametini a Reggio C. per l'ingresso di Mons. Morosini nell'arcidiocesi

Giampiero Scarpino · 11 anni fa

Sono stati numerosi i fedeli lametini, ma anche sacerdoti della città della Piana, che lunedì sera hanno partecipato nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria, gremita in ogni ordine di posto, all’ingresso di S.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini quale Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria-Bova. Fedeli, per lo più della Parrocchia di San Francesco di Paola in Lamezia Terme-Sambiase, che hanno conosciuto padre Giuseppe Morosini, dell’Ordine dei Minimi, nei suoi dodici anni di permanenza (dal 1974 al 1986) nel convento di via della Pace.

E si sono organizzati con pulmini, ma anche con auto proprie, raggiungendo sin dal primo pomeriggio la città dello Stretto, dove alle 18:30 c’è stato l’ingresso processionale, attraverso Piazza Duomo, dai locali della Curia reggina, del nuovo Arcivescovo, cui ha fatto seguito la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dallo stesso Morosini, con la partecipazione di S.E. Mons. Vittorio Mondello, che gli ha consegnato il pastorale, degli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi convenuti e di tutto il presbiterio.

Morosini –lo ricordiamo- ha ricoperto, tra i numerosi incarichi e in ordine cronologico, quello di Correttore Generale dell’Ordine dei Minimi (dal 1994 al 2006). Consacrato nella nuova Aula Liturgica del Santuario di Paola, vescovo di Locri Gerace (ad accompagnarlo all’altare padre Francesco Di Turi, dei Minimi, per tanti anni anch’egli a Sambiase, attuale vicario della Curia provincializia di Paola e don Pasquale Luzzo, che è stato parroco della chiesa del Carmine di Sambiase per 44 anni e dal 2004 Vicario generale della diocesi lametina, ritornato alla Casa del Padre il 12 agosto 2013), è stato Pastore di questa stessa diocesi dall’8 giugno 2008 (con insediamento il 7 giugno a Locri e il giorno successivo nella Cattedrale di Gerace). Nominato Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, succede a Mons. Vittorio Mondello, che ha lasciato per raggiunti limiti di età.

E due sere fa, lunedì 9 settembre 2013, la cerimonia di ingresso e la presa di possesso della nuova Arcidiocesi, alla presenza di numerosissime autorità. Toccante l’omelia di Mons. Morosini, che l’ha iniziata citando il versetto 12 del capitolo 28 dagli Atti degli Apostoli, ricordando, appunto, le parole di Paolo: <>. Il metropolita si è richiamato all’Apostolo anche nella scelta del motto per il suo episcopato, appena iniziato: <> (Gal 2, 20). Quindi, ringraziando per l’accoglienza ricevuta e facendo notare che “nonostante la secolarizzazione e la scristianizzazione, l’arrivo di un nuovo vescovo costituisce ancora per una città un fatto importante”, ha detto di sentire “forti le parole di Ezechiele e di Gesù sul pastore che non può star chiuso nell’ovile a bearsi del belato delle pecore che stanno con lui; deve andare incontro a tutte quelle che stanno fuori, per scelta o per ignoranza: <>”.

Morosini ha poi indicato nel “nemico radicale della fede oggi, la secolarizzazione, (che) si annida anche nel cuore dei credenti. Basta guardarsi attorno per rendersi conto della grave dicotomia. I mali che affliggono la nostra società non derivano dalle scelte antievangeliche che i cristiani fanno? Gli stessi scandali dati dagli uomini di Chiesa non ci allertano su di una mentalità secolare che alligna ormai anche nella Chiesa? Tutto ciò spinge oggi la Chiesa ad un cambiamento radicale nel modo di svolgere la missione, di rapportarsi alle istituzioni, nel modo come i credenti possono e debbono essere cristiani coerenti e cittadini fedeli alle istituzioni. E ciò non è solo questione di forma, ma di sostanza… La Chiesa –ha proseguito Morosini- in una società secolarizzata è una forza morale che promuove valori, affidati non all'imposizione dell'autorità politica, ma alla condivisione della ragione e della testimonianza dei credenti. Reagiremo, ha detto, a chi vorrebbe confinare la religione ad un fatto personale ed intimistico, negando alla Chiesa il diritto di entrare nel vivo del dibattito politico sui valori che devono regolare l'organizzazione della società. Combatteremo, pertanto, il tentativo di chi, in modo occulto e meno occulto, grida allo scandalo se la Chiesa interviene in questo dibattito, screditandola dinanzi all'opinione pubblica, evidenziando la fragilità e i peccati degli uomini di Chiesa”.

Nel prosieguo della sua omelia, l’arcivescovo metropolita non poteva non soffermarsi sulla piaga della ‘ndrangheta: “i problemi della secolarizzazione in Calabria sono esasperati dalla depressione economica e sociale, e soprattutto dalla piaga della ‘ndrangheta. Di questi mali siamo in parte responsabili anche noi cattolici. Da anni lo stiamo riconoscendo e siamo corsi ai ripari con interventi mirati da parte del magistero dei Vescovi, con iniziative coraggiose da parte di preti e di laici, che molte volte hanno pagato di persona, ma soprattutto con il lavoro silenzioso svolto nelle parrocchie, del quale nessuno si accorge e sul quale i media non parlano perché disinteressati a capire la vera azione della Chiesa, ma a divulgare solo le notizie che fanno scalpore. Diciamo basta, pertanto, agli improvvisati teologi, canonisti e pastoralisti che presumono di stabilire i connotati del prete-antimafia per esaltare così i propri idoli dimenticando il lavoro incisivo e paziente di centinaia di sacerdoti sulla breccia”. E ancora: “la Chiesa continuerà a dare il suo contributo in questa lotta, anzitutto allontanando ogni minimo dubbio di connivenza diretta o indiretta dei suoi rappresentanti con il malaffare; ci impegneremo poi nella formazione delle coscienze perché non ci sia commistione tra fede e malavita. Ma non si pretenda che sia la Chiesa a distribuire le etichette di mafioso, sulla base del comune sentire della gente, né si presuma di dire alla Chiesa ciò che deve fare: se perdonare o condannare, se ammettere ai sacramenti o rifiutarli. Basta su queste indebite ingerenze. Ogni istituzione svolga il suo dovere nel proprio ambito e rispetti quello altrui, e si lasci a noi Vescovi il compito di dirigere l’azione pastorale anche su questa materia. Sia chiaro, però, che alla base di essa ci sarà sempre la figura del buon pastore che va in cerca della pecora smarrita, come abbiamo sentito dal Vangelo”.

L’arcivescovo metropolita ha poi parlato di legalità: “non possiamo, però, ignorare che esiste anche una legalità da parte dello Stato, che deve mostrare al cittadino il suo volto amorevole. Tale legalità si deve tradurre in quei provvedimenti tesi a creare le condizioni di un vivere associato rispettoso dell’uomo: strade, assistenza sanitaria, luoghi di aggregazione e impianti sportivi per i giovani, edifici scolastici in sicurezza e attrezzati, servizi sociali, attenzione ai cittadini, primato del bene comune, rispetto del creato, case, lavoro, amministrazione celere della giustizia. In questi cinque anni passati a Locri mi sono reso conto che per sconfiggere la malavita organizzata non basta una politica repressiva, anche se necessaria, ma occorre unirla ad una politica di impegno a favore del cittadino. Chiedo umilmente alla politica e agli imprenditori di creare lavoro per i giovani, per frenare l’emorragia di una nuova emigrazione”.

Morosini ha, quindi, invitato tutti, “credenti e non credenti, ad una svolta di dignità. Reagiamo con forza alla ’ndrangheta; denunciamola con coraggio, perché la paura è una catena per la nostra libertà, rifiutiamo con decisione i benefici che possiamo trarre dal suo aiuto e dal nostro silenzio. La ‘ndrangheta è un male dal quale o si esce tutti assieme o non si esce mai”.

Un pensiero dell’arcivescovo anche per i giovani: “miei cari giovani, sono consapevole che neanche noi uomini di Chiesa abbiamo saputo meritare alcune volte la vostra fiducia, a causa delle nostre infedeltà. Ma vi invito a non fare di ogni erba un fascio e a considerare l’innumerevole schiera di uomini di Chiesa che sono rimasti fedeli a Gesù Cristo sino all’eroismo. Riapriamo un dialogo di fiducia e di impegno comune. Abbiamo bisogno della vostra voce critica, dei vostri ideali, della vostra capacità di interpretare il futuro. Se voi perdete la speranza, si offusca l’orizzonte del nostro futuro”.

Mons. Morosini ha così concluso l’omelia: “sui nostri propositi e sulle nostre speranze, sul mio cammino di vescovo di questa Chiesa chiedo la vostra preghiera e la benedizione di Dio, l’intercessione della Madonna della Consolazione, dei santi protettori, di S. Francesco di Paola, . Con le sue parole benedico di cuore tutta la Diocesi: Ci accompagni sempre la grazia di Gesù Cristo benedetto che è il più grande e il più prezioso di tutti i doni. Amen”.

Applausi scroscianti a fine Santa Messa, mentre Mons. Morosini percorreva la navata centrale della Basilica Cattedrale, stretto da centinaia di mani protese per salutarlo.

E tra i primi impegni dell’arcivescovo, le celebrazioni in onore di Maria SS. Madre delle Consolazione, Patrona della Città di Reggio Calabria, in calendario dal 14 al 17 settembre. Mons. Morosini nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria presiederà la Celebrazione Eucaristica delle ore 11:00 di domenica 15 settembre; il Vespro Mariano alle 18:00 di lunedì 16 settembre; e la Concelebrazione Eucaristica delle ore 10:00 di martedì 17 settembre nella solennità di Maria SS Madre della Consolazione.