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Vita diocesana

Il pellegrinaggio come ricerca ed incontro con Dio

Paolo Emanuele · 11 anni fa

I pellegrini lametini all'Udienza generale in Piazza San Pietro Il 5 giugno 2013 entra, di diritto, nei memorabilia della Chiesa lametina: cinquecento fedeli, giudati dal Pastore diocesano, Mons. Luigi Cantafora sono stati ricevuti in udienza generale da Papa Francesco. Un evento che, considerata la sua portata spirituale, oltrepassa il dato estrinseco. Il significato stesso del pellegrinaggio riflette l'immagine della Chiesa in cammino e della vita del cristiano, dell'uomo alla ricerca di Dio che lo ha creato "a sua immagine e somiglianza". «Fisicamente siamo noi a camminare, ma, in realtà, è il Signore che ci viene incontro! Egli ci accompagna nel cammino, ci precede, ci segue ed è sempre con noi». E con queste parole, ispirate dalla sapienza evangelica, si è espresso il presule lametino nell'omelia, pronunciata presso la Basilica romana di Santa Maria Maggiore, dove i pellegrini hanno assistito alla calebrazione eucaristica. «Tutti noi sappiamo che ha senso mettersi in cammino, solo se si ha una meta da raggiungere, e la fatica è meno grave, se si condivide la strada con altri fratelli». Lo stesso cammino è metafora della vita, un viaggio verso «Gesù Cristo, che è Via, Verità e Vita». E di "cammino comune" ha parlato il Pontefice durante l'Udienza, riferendosi all'ecologia umana ed all'ecologia ambientale. Un'ecologia umana che si declina come centralità della persona, che non è più avvertita come valore primario da rispettare e tutelare. «Non è solo una questione di economia - sottolinea il Papa - ma di etica e di antropologia. Ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il denaro». Per questo, essere cristiani significa impegnarsi nel contrasto «alla cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro». Lo spunto è stato offerto dalla Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dalle Nazioni Unite, che ricorreva proprio il 5 giugno. Sua Santità ha preso le mosse dal Libro della Genesi, che esprime il mondo come creazione e come dono di Dio all'uomo: un dono da "coltivare e custodire", non da "sfruttare e manipolare". «Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti». In quest'armonia, si risolve il sano rapporto tra ecologia umana ed ambientale. L'armonia che il Pontefice emerito, Benedetto XVI chiama «il ritmo della storia di amore di Dio con l’uomo».