"Ho molto da imparare da Francesco". Queste le parole pronunciate dall’Arcivescovo Justin Welby, primate della Comunione anglicana , in risposta al messaggio di auguri e di reciproca preghiera inviata da Papa Francesco in occasione della cerimonia di Intronizzazione nella Cattedrale di Canterbury, il 21 marzo u.s. Il primate anglicano intervistato da Radio vaticana ha parlato con umiltà e ammirazione del nuovo Pontefice, soffermandosi in particolare sul Magistero sociale della Chiesa cattolica: “un patrimonio da cui partire per rafforzare il dialogo con la Comunione anglicana, su temi come la giustizia, la pace, l’ambiente, e che dovrebbe essere riscoperto anche dagli stessi cattolici.”
“Se mi perdona una piccola critica, voi tutti avete mantenuto l’insegnamento sociale cattolico fin troppo nascosto... E’uno dei maggiori tesori a cui le Chiese, a livello globale, possono attingere. A cominciare dalla Rerum Novarum, alla fine del XIX secolo, per passare poi dalla notevole evoluzione con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, con grandi ricchezze anche nel periodo precedente, come ad esempio il Concilio Vaticano II. Penso che in questi documenti si possa riconoscere una struttura ponderata circa un approccio al modo in cui dobbiamo pensare l’ordinamento di una società, affinché sappia riflettere gli insegnamenti cristiani, i valori cristiani, l’amore, l’integrità di Gesù Cristo. Credo sia un patrimonio immenso da cui tutta la Chiesa può imparare e credo ci condurrà a una collaborazione molto più stretta, in particolare sugli argomenti prettamente sociali……”
Parole che ci inducono a riflettere, ad avere più “coraggio” , ad “osare di più” come cattolici e soprattutto come cittadini. Un “osare” , un maggior coraggio, un invito rivolto alla responsabilità civica dei cattolici che già sollecitavo nel mio articolo pubblicato qualche ora prima della elezione di Papa Francesco, un invito che oggi rinnovo con forza ricordando le parole con cui il nuovo Papa, dopo l’elezione, si è presentato all’intera comunità cristiana, come Vescovo di Roma, enfatizzando il camminare insieme del “Vescovo e popolo”.
Nella semplicità di queste parole ritroviamo il senso della sfida avviata nella diocesi di Lamezia Terme, l’impegno e lo sforzo di sperimentare, Vescovo e popolo, nuove vie per far fronte all’attuale crisi che giorno dopo giorno mette sempre più in chiara luce quanto noi avevamo denunciato due anni fa: “la mancanza di lavoro”, vera emergenza!
Giuseppe De Rita in un suo articolo sul Corriere della Sera il 22 marzo u.s. richiama la nostra attenzione sul fatto che “l’attuale perturbazione” politica-istituzionale che attraversa l’Italia è effetto della divaricazione tra fare politica alta per poi eventualmente fare consenso in basso, opzione “verticale”, e fare consenso in basso per poi eventualmente fare politica alta, opzione “orizzontale” e dopo una attenta analisi conclude che forse dovremmo cogliere quanto detto da Papa Francesco, “camminiamo Vescovo e popolo”……………………..chiosando: “ma nella laicità del mondo politico non si vedono molti candidati al tentativo di combinare governo e popolo, decisionalità e consenso”!
Un cammino comune “Vescovo e popolo”, questo è quanto, con fatica, stiamo cercando di portare avanti nella diocesi di Lamezia Terme; una modalità, l’incontro tra “opzione verticale ed orizzontale”, per elaborare una proposta, fondata sul Magistero sociale della nostra Chiesa Cattolica, un “metodo” per sperimentare possibili vie di rinascita del nostro Paese, partendo dal Sud, dalla Calabria, l’area maggiormente penalizzata dall’attuale crisi, emarginata dall’attualità politica.
Valorizzare il patrimonio del Magistero sociale della Chiesa, una risposta all’invito rivoltoci dal primate della Comunione anglicana, un contributo all’ecumenismo, una speranza per l’Italia