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Vita diocesana

Incontro del Clero diocesano in preparazione alla Settimana Santa

redazione · 12 anni fa

Il Clero della diocesi di Lamezia si è incontrato oggi, 21 marzo 2013, presso l’Oasi Bartolomea, dalle 9.30 alle 12.30. Dopo un’ora di adorazione eucaristica incentrata sull’omelia di inizio pontificato di Papa Francesco, il biblista padre Ernesto della Corte ha tenuto una meditazione su At 4,23-31: la preghiera apostolica. Padre Ernesto ha sottolineato innanzitutto l’importanza dell’esperienza comunitaria presentata negli atti degli apostoli: Pietro e Giovanni «non sono degli isolati, dei liberi battitori del Vangelo, sono strettamente collegati con una comunità che in qualche modo rappresentano e a cui tornano per raccontarsi, per confrontarsi, per pregare insieme, per condividere la loro avventura di discepoli.

Se il soggetto invisibile ma reale dell’evangelizzazione è indubbiamente il Signore Gesù, il soggetto visibile è la comunità cristiana», quindi «l’esperienza personale diventa patrimonio di tutto il gruppo: questo significa essere un cuore solo e un’anima sola».

La prima comunità cristiana sapeva che i piani di Dio sono sempre avversati e quindi era consapevole delle persecuzioni a cui sarebbe andata incontro ma ancor più era cosciente che «le reazioni dei potenti, soprattutto, non prendono in contropiede il Signore, anzi addirittura egli è capace di inserirle nel suo piano salvifico: i nemici diventano i complici del Signore (At 4,28)». Inoltre i cristiani non chiedevano al Signore che togliesse loro la prova e la persecuzione ma domandavano «la forza di continuare la missione di testimonianza, annuncio e guarigione, così che il nome di Gesù venisse glorificato» e la loro preoccupazione non era quella di «cambiare il prossimo, ma di essere fedeli alla vocazione ricevuta da Dio».

Dopo aver sottolineato l’azione evangelizzatrice degli apostoli che accanto all’annuncio della Parola si dispiegava anche attraverso miracolose guarigioni, che accreditavano direttamente il nome di Gesù e destabilizzavano l’apparato religioso del tempo che invece tentava di soffocare la libertà e la novità dell’azione di Dio, padre Ernesto si è soffermato sui tratti distintivi della prima comunità cristiana: «la forza della comunità cristiana primitiva era la sua capacità di intesa e di concordia, frutto della Pentecoste, capace di riunificare l’umanità divisa dal peccato. Una vita rinnovata, redenta, ritrova l’amicizia e la capacità di essere sanamente complici nella diversità».

Gli apostoli e i discepoli della prima comunità cristiana, ma anche quelli di oggi, ha affermato Padre Ernesto, sono «capaci di fare scelte di radicalità, che non tutti hanno voglia di fare. Non dobbiamo aspettarci che una comunità cristiana, anche se molto fedele alla sua vocazione, sia un polo di attrazione irresistibile; anzi quanto più una comunità vive un tenore di santità, tanto più dal di fuori la gente la guarda con simpatia e ammirazione, ma pochi sono quelli che vi si uniscono. Quando noi diciamo che tanta gente verrebbe in Chiesa se i cristiani fossero più autentici, diciamo qualcosa di vero, ma alcuni non si uniscono ai cristiani proprio perché sono cristiani e non perché sono poco cristiani».

Il Vescovo, S. E. Mons. Luigi Cantafora, dopo aver presentato il novello sacerdote diocesano, frate Umile Caudana, che presterà il suo servizio nella comunità dei “Piccoli Fratelli e Sorelle della Via”, ha invitato il clero diocesano a «vivere sempre nella fede», riponendo la fiducia in Dio «che sa trarre il bene anche dal male e a cui tutto è possibile».