Prosegue il cammino di formazione della Scuola diocesana di Dottrina sociale. Una Scuola che – nelle parole del vescovo Luigi Cantafora – «è la nostra risposta alla nuova evangelizzazione ed evangelizzare, nel terzo millennio, significa entrare nel tessuto sociale e considerare il Vangelo come la forza che alimenta le speranze e le attese della società del nostro tempo». L’esperienza formativa, formulata dalla Diocesi lametina, si è distinta a livello nazionale tanto per la partecipazione che per l’attualità, cristiana e sociale dei temi: per questo, nel corso degli anni, la Scuola ha registrato una costante crescita di iscrizioni ed adesioni.
Il terzo incontro, tenutosi a Nocera Terinese, è stato incentrato su un tema centrale e nodale della Dottrina sociale, ossia su “Come coniugare Famiglia, impresa e lavoro alla luce della DSC”. La relazione di Giovanna Zago, madre ed imprenditrice è stata introdotta da don Roberto Tomaino, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali e dal vescovo di Lamezia. Cantafora, dopo aver espresso «la filiale gratitudine al Papa emerito per il suo luminoso pontificato», ha manifestato «la gioia e la comunione di tutta la Chiesa lametina con Sua Santità, Francesco I, Pastore buono, generoso e saggio che confermerà la Chiesa nell’unità, nell’amore e nella pace».
Giovanna Zago ha illuminato il pubblico sul tema della cooperazione, che rappresenta un sistema ed una rete virtuosa non solo in termini produttivi ma dell’offerta di servizi. Dalla sua relazione è emersa con vigore la lezione della DSC ossia una lettura della società e dell’economia profondamente diversa dall'attuale. L’economia, infatti, deve porsi al servizio alla persona e della famiglia, garantendo la soddisfazione dei bisogni, la sopravvivenza e la serenità delle famiglie, la formazione, l’educazione, la formazione, la cultura. In questo senso, Zago ha illustrato il Progetto FIL famiglia-impresa-lavoro, attento a coniugare lavoro femminile, maternità, tempi di cura della famiglia, educazione dei figli, attraverso l’individuazione di un “paniere di bisogni”. Un progetto, quindi, orientato al miglioramento della qualità della vita. Quanto ai tempi di conciliazione tra professione e famiglia, ha ribadito il «valore sociale della maternità, che va compreso e sostenuto soprattutto a livello istituzionale. Nello sviluppo di questi temi, Zago ha evidenziato il valore comunitario delle esperienze di cooperazione che, molto spesso, estendono alla comunità i servizi offerti ai soci.
A concludere, l’esperienza dell’imprenditore Mario Maiorana che si spende, da anni, nella realizzazione di un progetto di cooperazione in Uganda. L’obiettivo, rimarcato da Maiorana, «è di creare sviluppo endogeno, valorizzando le risorse locali e sostenendo la volontà di crescita dei villaggi ugandesi». Un progetto che ha già generato molteplici frutti, grazie alla formazione, alla trasmissione di competenze tecniche e di know-how oltre che all’introduzione di colture sperimentali, commercializzate sotto forma di prodotti agricoli. Di enorme rilievo il progetto “Common garden”, dedicato alle donne, perno e fondamento della famiglia e di ogni società.