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Cultura e Società

Elezioni 2013: a Lamezia Terme, come altrove, un segnale di rinnovamento

Antonio Cataudo · 12 anni fa

Si è da poco conclusa in Italia una quanto mai convulsa fase elettorale che, tra pronostici rispettati e veri e propri sconvolgimenti delle gerarchie consolidate, ha pienamente espletato il ruolo di specchio impietoso dell’attuale periodo storico in cui versa il nostro Paese. Dai risultati ottenuti, e tenendo conto di un’affluenza alle urne decisamente in difetto rispetto alle ultime elezioni, ciò che è emerso con prepotenza è prima di tutto l’assoluta disomogeneità e spaccatura nella mentalità nazionale, figlia di una parallela disuguaglianza sociale, riflesse perfettamente in un voto per certi versi “schizofrenico”, che ha pennellato uno scenario paradossale, e difficilmente immaginabile, in cui alla fine tutti i candidati hanno vinto e nello stesso tempo tutti hanno perso. In Calabria, e a ancora più nello specifico a Lamezia Terme, i risultati si sono discostati di poco o nulla rispetto al resto del Paese e, anche qui come altrove, c’è da registrare una chiara volontà di rinnovamento che è uscita dalle urne nella nostra regione.

In molti lo hanno definito voto di “protesta”, quello per intenderci dato per la maggior parte e sulla fiducia al Movimento Cinque Stelle e soprattutto alla figura del suo fondatore Beppe Grillo, forse il vero vincitore delle elezioni che in tutta Italia, e nondimeno in Calabria, ha fatto il boom di consensi legittimandosi, a seconda dei vari comuni, primo, secondo o terzo partito italiano. Il dato oggettivo che anche a Lamezia Terme, e cosi anche in altri comuni della nostra regione, notoriamente e tradizionalmente legati ai partiti storici e più consolidati, per una gran parte si sia deciso di votare la novità, l’inedito, a prescindere dall’effettiva sicurezza che poi questa fiducia venga ricambiata con i fatti, deve essere profondo motivo di riflessione. Con troppa sufficienza e approssimazione si è definito il voto dato a Grillo come voto di protesta, come se i cittadini calabresi, e italiani tout court, potessero indirizzare il proprio voto esclusivamente sulla base di parole e promesse, di per sé importanti qualora fossero poi tradotte in fatti, piuttosto che su basi molto più concrete. Non è un caso se l’elettorato che maggiormente ha influito su questo cambio di prospettiva sia quello giovanile, più informato e attento alle nuove dinamiche comunicative che si dipanano soprattutto sul web, attraverso blog e i vari social network. La possibilità di interloquire direttamente con i propri elettori attraverso Internet, ma anche attraverso i più comuni e trasversali comizi nelle piazze in mezzo alla gente piuttosto che nei salotti dabbene televisivi, ha autorizzato i cittadini a credere in qualche modo che finalmente il popolo potesse tornare a dettare l’agenda politica. Una democrazia che smetta di essere “top down” e ritorni ad essere “bottom up”, decisa dal basso, dalla cittadinanza attiva e non da poche persone che occupano le poltrone che contano e che quasi mai riescono a capire ed incarnare i bisogni di un Paese ormai drammaticamente diviso in due fasce, ovvero pochi ricchi da una parte e molte persone costrette a stringere la cinghia per sopravvivere dall’altra. La sensazione diffusa è che mai come in questo periodo storico non contino più così tanto le ideologie di partito, la gente non vota più un’idea solo perché è, per semplificare, “di destra”, “di sinistra” o “di centro”. La gente vota semplicemente le idee, possibilmente una progettualità che parta direttamente dalle urgenze che gli stessi cittadini indicano come prioritarie per la ripartenza del nostro Paese, come la possibilità di un lavoro, l’annullamento di privilegi particolari per una più equa ripartizione delle risorse, la sanità, la giustizia, un nuovo sviluppo del mercato.

Le ultime elezioni ci hanno quindi restituito un’Italia diversa, ancora senza un governo ma paradossalmente più consapevole dell’assoluta necessità di cambiamento, politico certamente, ma prima di tutto sociale e culturale, una virata netta nella mentalità nazionale. L’auspicio è che in vista dei prossimi appuntamenti alle urne, sia a livello nazionale che regionale e comunale, si faccia tesoro di questo nuovo scenario che si sta delineando. Per ciò che riguarda segnatamente Lamezia Terme, il calendario elettorale vede ancora lontane le prossime elezioni amministrative comunali, ma sarebbe utile sin da adesso, da parte di tutte le personalità interessate, iniziare un attento monitoraggio della città che parta prima di tutto dall’ascolto, dal sentire l’umore, il polso della cittadinanza. Che si inizi da quello, anche dalle questioni più “spicciole”, apparentemente secondarie ma che proprio perché vengono richieste dai cittadini devono godere dell’assoluta priorità. In questa sede più di una volta si è posta sotto la lente di ingrandimento la Lamezia Terme futuribile, quella per intenderci in potenza, parallela a quella attuale: la città dal punto di vista dei lametini, di come vorrebbero che fosse; in cosa, e come, vorrebbero cambiarla per renderla migliore. Un esercizio analitico che proseguirà in questa sede anche nei prossimi interventi, con la speranza che possa essere d’aiuto a chi poi dovrà tradurre le parole in fatti.