Nell' anno della fede, che il Papa emerito Benedetto XVI ha voluto indire per tutti noi, vogliamo fare memoria di un autentico testimone della fede, un Pastore, un Vescovo, Mons. Vittorio Moietta, a cinquant’anni dalla sua morte. Egli è stato per la Chiesa di Nicastro, ora Lamezia Terme, straordinaria guida anche se per pochi anni. Mons. Moietta, nato a Brusasco il 7 aprile 1913, il 25 gennaio 1961 è eletto Vescovo di Nicastro, è consacrato Vescovo nella Cattedrale di S. Evasio a Casale Monferrato il 16 marzo 1961, fa il suo solenne ingresso in Diocesi il 25 Aprile 1961. La gioia di avere un giovane grande Vescovo, si trasforma ben presto, in grande dolore, dopo appena due anni, il 1° aprile 1963, la Diocesi rimaneva orfana di quel suo Vescovo, un uomo di Dio, capace in poco tempo, di aver saputo trasmettere, con il suo insegnamento e la sua testimonianza, un amore totale per la Chiesa che il Signore gli aveva affidato alle cure pastorali, un pastore capace di sapere aprire il suo cuore a chi bisognoso di conforto, sostegno ed incoraggiamento.
Dopo 50 anni, vogliamo ancora ricordare la sua figura, vogliamo fare memoria di lui, per sentire che “anche da morto egli ci parla ancora”, in modo che ci rimanga di lui, non solo un grande e riconoscente ricordo, ma soprattutto un insegnamento di vita. Monsignor Moietta è stato un Vescovo fuori dagli schemi tradizionali, oggi il suo modo di fare il Vescovo non farebbe più notizia, ma cinquant’anni fa la situazione era ben diversa. Fu un vero anticipatore di uno stile itinerante e missionario del mistero episcopale che oggi è ormai acquisito e consolidato. Fin da allora egli ha dimostrato di essere un pastore che viveva fuori dal palazzo, che andava a trovare la gente che viveva anche nelle borgate più sperdute della montagna e si presentava all’improvviso e con semplicità, dicendo: “Sono il vostro Vescovo. Sono venuto a trovarvi perché vi voglio bene!”. Quando usciva per le strade, tutti gli correvano incontro e si accalcavano attorno a lui per ricevere una carezza, una benedizione; è stato un Vescovo evangelizzatore, che inventava cose sempre nuove per portare il Vangelo a tutti, per esempio: il giornale diocesano “Orizzonti Nicastresi”; le colonie estive per ragazzi; le missioni; la Peregrinatio Mariae e tantissime altre iniziative. Mons. Moietta è stato un Vescovo sensibile ai problemi sociali, la povertà diffusa, la piaga dell’emigrazione che teneva lontani da casa soprattutto gli uomini, sposi e papà, erano le sue preoccupazioni, tanto da organizzare incontri ad alto livello per promuovere uno sviluppo industriale sul territorio, in modo che la gente potesse trovare lavoro in questa terra, senza dover emigrare altrove.
Aveva scritto nella sua prima Lettera pastorale: ”Vengo per sacrificare al Signore”, indicando, senza saperlo, che l’olocausto sarebbe stata la sua vita; diceva ancora nella stessa lettera: “Già ho scelto di vivere e di morire per voi”. Credo che non sia stato facile per lui accettare la prova suprema della malattia e della morte, si è visto improvvisamente fermato nel suo ardore apostolico e nella gioia di darsi tutto al suo popolo che lo gratificava del suo affetto e del suo entusiasmo, la sua vita è stata stroncata, da un male incurabile, proprio nel momento di maggior impegno, generoso e trascinante, di un mistero episcopale appena agli inizi. Non conosciamo la durata e la profondità della sua lotta interiore, prima di recarsi a Milano per l’intervento chirurgico, cosciente della gravità della malattia, disse piangendo ad una persona a lui vicina: “Sapessi come è terribile pensare di dover morire dopo solo un anno e mezzo di episcopato!”.
Il suo “si” totale al Signore però non si è fatto attendere, scrisse nel suo testamento spirituale: “Era troppo bello correre, lavorare, andare in mezzo ai bimbi… ma corre per Dio chi sa fermarsi quando Dio lo ferma!”. Egli si abbandona così totalmente alla volontà del Signore perché sa che dalla sua lunga sofferenza nascerà per la Diocesi grazia più abbondante. “La morte di Cristo è la mia sola ricchezza”. Anche questa sua espressione, scritta nel testamento, indica chiaramente dove era il suo tesoro e di conseguenza dove egli aveva posto il suo cuore, cioè sulla persona di Gesù Cristo. Questo suo comportamento finale è stato il sigillo di tutta la sua vita spesa per il Signore e per il suo regno.
Mons. Moietta fin dall'inizio del suo ministero, prese immediatamente a cuore la realtà giovanile della diocesi e considerò l’Azione cattolica il mezzo naturale attraverso il quale diffondere la spiritualità e l’impegno cristiano per questo, sollecitava i sacerdoti nell'opera delle vocazioni e nell'impegno per incoraggiare i laici a partecipare alla missione della Chiesa, attraverso l'associazione di Azione cattolica.
Già nel suo primo messaggio, prima di essere consacrato scrive ai dirigenti diocesani della Gioventù femminile di Ac: "Tutto ciò che parla a me di Nicastro, è motivo di gioia ed aumenta il mio desiderio di venire a consumare la mia vita nella mia Diocesi. Con particolare affetto saluto i componenti del Consiglio della G.F. e tutte le dirigenti parrocchiali. Dica a loro che il nuovo Vescovo ha bisogno di loro, che vorrà vederle tutte vive, attive, sacrificate, comprese della loro vocazione e missione. Si dovrà lavorare assieme, con passione, con piena fiducia di riuscire appoggiati tutti sulle speranze eterne. Il mondo crede solo alle persone decise e sincere: vuole che l’ideale professato, divenga un incendio capace di bruciare l’egoismo e la ricerca di se. Le dirigenti debbono tendere con tutte le forze a questa meta: Gesù le aiuterà. Desidero sentirmi vicina a tutta l’AC diocesana, in questo momento tanto sacro per me, in attesa della mia Consacrazione Episcopale. Solo la preghiera rinnoverà la Pentecoste. Di vero cuore benedico Lei .. le dirigenti, le socie tutte ...." In una successiva lettere scrive ancora alla Gioventù Femminile: “Ho tanta fiducia nella collaborazione del laicato in genere e della G.F. in particolare, poiché so che l’anima della giovane è nata per le cose più belle, sante ed è per natura generosa, capace di capire ed abbracciare gli ideali più alti e sacrificati. Chiederò loro molto: dovranno avvicinare tutte le giovani della Diocesi, salvare le innocenze delle bambine, dare tutte una formazione ed una convinzione personale, che le renda coscienti dell’amore di Cristo e a Lui votate: Dio ci ha chiamato a vivere in un tempo in cui, a nessun apostolo è concesso di vivere nella mediocrità. L’AC è una vocazione impegnativa …. Chiedo a tutte le associazioni una crociata di preghiera, affinché la mia Consacrazione sia una Pentecoste per me e per tutta la Diocesi di Nicastro ...." e, nel discorso d’ingresso il Vescovo rivolge il primo saluto all’Ac: “… Ai laici di AC la mia fiducia …”
Oggi dopo 50 anni chiediamo la sua intercessione e protezione sulla nostra Diocesi, il suo sepolcro, posto nella Cattedrale di Lamezia Terme, è per tutti noi un segno che rievoca ancora la sua vita, il suo magistero, la sua testimonianza, la sua santità. Monsignor Moietta è morto giovane perché ormai aveva completato il compito che Dio gli aveva affidato. Egli è stato per noi un dono straordinario sia nei momenti di vitalità pastorale entusiasmante, sia nel suo letto di dolore e nella sua morte, ci ha lasciato il segno della sua fede semplice ed infuocata, del suo zelo apostolico senza riserve, del suo amore ai poveri, del suo servizio formativo al clero, del suo sorriso di uomo ricco della pace, della serenità e dell’amore di Dio che sapeva trasmettere a tutti. La presenza spirituale di Monsignor Moietta, che in forza della comunione dei santi avvertiamo viva più che mai, ci stimoli, con l’aiuto di Maria da lui richiamata nello stemma episcopale come “Praesidium mihi et victoria”, a guardare a Gesù Cristo come unico Salvatore ed unica speranza soprattutto in questo momento in cui il nostro Paese attende da noi cristiani segnali sempre più credibili.