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Cultura e Società

Al Politeama “Romeo e Giulietta”, 7^ e penultima piece della Stagione di Prosa

Giovanni Maria Cataldi · 12 anni fa

Un libro polveroso, che giace aperto al centro del palcoscenico per l’intera durata della pièce: è balzata questa prima scena agli occhi dello spettatore, a sipario aperto, all’inizio del settimo e penultimo appuntamento della Stagione di Prosa al Politeama di Lamezia Terme. La pièce in questione, “Romeo e Giulietta”, di William Shakespeare, nella traduzione di Massimiliano Palese, portata in scena -dopo i successi nei maggiori teatri italiani- martedì 5 e mercoledì 6 marzo 2013, alle ore 20:45, al Teatro Comunale lametino… Con quel libro aperto al centro del palco, che sta a la matrice letteraria dell’opera.

Un cast sorprendente di giovani attori (tra questi i due protagonisti: Romeo, interpretato da Giovanni Anzaldo e Giulietta, interpretata da Gloria Gulino), diretti da Giuseppe Marini, che offre la sua lettura del capolavoro shakespeariano, “ambientandolo nel 1800 –si riporta dalle note di regia-, ma ne mantiene immutati ritmo, rigore, tragedia e purezza”. Gli attori, in costumi di scena alla Tim Burton (realizzati da Mariano Tufano), restituiscono freschezza e vitalità alla storia dei due amanti di Verona, intercettandone il cuore delle nuove generazioni, poiché si tratta di “prendere questo 1600 –come ha detto uno degli attori- e portarlo al 2013”.

E tra Montecchi e Capuleti, duelli –questi, preparati grazie all’apporto del maestro d’armi Francesco Manetti-, chiaro di luna, rose, balli in maschera, ardore e passione, il parlare a rima baciata su un testo a pentametri giambici, la storia di Romeo e Giulietta, nell’ambientazione della bella Verona, continua a far parlare di sé. Ed in questo scenario, sembra non esserci spazio per i giovani e per l’amore. “Romeo e Giulietta potranno finalmente stare insieme, ma soltanto in una cripta, in una sorta di macabro legame eterno”.

All’indomani della prima delle due serate, gli attori della compagnia hanno incontrato in mattinata gli studenti del Liceo “T. Campanella” di Lamezia Terme, nella sala dell’Auditorium. “Grazie ad un progetto teatrale e musicale realizzato dalla scuola –ha detto la prof.ssa Michela Cimmino, che segue gli studenti in questo percorso- è ormai da 3 anni che alcuni studenti hanno la possibilità di usufruire dell’abbonamento all’intera Stagione di Prosa del Teatro Politeama di Lamezia Terme… E ritengo quest’esperienza dell’incontro degli attori con gli studenti abbastanza positiva”.

“L’iniziativa, promossa dalla direzione artistica e dal Comune di Lamezia Terme in collaborazione con l’istituzione scolastica lametina –ha fatto eco Giovanna Villella, della segreteria artistica e organizzativa-, intende in questo modo continuare la bella e positiva esperienza delle stagioni passate, con l’intento di coinvolgere attivamente ed emotivamente i giovani in un dialogo aperto tra Scuola e Teatro”. La Villella ha poi ringraziato il sindaco della città Gianni Speranza -intervenuto all’Auditorium assieme all’assessore Pina Abramo-, “che appena ha del tempo libero, segue i nostri impegni che realizziamo in occasione dell’arrivo a Lamezia delle Compagnie teatrali”.

Il Primo cittadino, dal canto suo, si è detto soddisfatto di “vedere come gli studenti si pongono di fronte a Shakespeare”, complimentandosi poi con gli stessi del , “perché siete la scuola di Lamezia che partecipa di più alla Stagione di Prosa”.

Quindi, le domande degli studenti agli attori; quesiti, che all’inizio hanno riguardato il perché della loro scelta di fare teatro. “La mia unica certezza –ha risposto Gloria Gulino (la “Giulietta”)- è che devo fare questo, non posso fare altro”. E alla studentessa che le chiedeva la difficoltà nell’intraprendere la carriera di attrice, la Gulino ha risposto: “la passione da sola non basta, certamente, mettendocela tutta, si da più occasione di trovare, nello specifico, determinati percorsi. Permettiti di sbagliare, se poi ti accorgi che questa non è la tua strada, puoi cambiare. Io studiavo Medicina, oggi sono attrice di teatro”.

Lapidario Giovanni Anzaldo (“Romeo”): “da piccolo volevo fare il prete; poi, poco alla volta, la vocazione è stata un’altra, quella di fare l’attore”.

Il resto della compagnia ha evidenziato nella passione e nel piacere il leit motiv per fare questo mestiere, dove ci si diverte più degli spettatori che assistono alla pièce. “E’un mestiere difficile –ha rimarcato Nicolò Scarparo-, mi da moltissime soddisfazioni; è il mestiere più bello del mondo”. Per Fabio Bussotti (“frate Lorenzo”), “quando si inizia a fare l’attore, si ha un po’di tristezza. Poi, il teatro aiuta, è un ottimo terapeuta; c’è l’esigenza di volersi bene, che obbliga a guardare dentro”. Insomma, la compagnia è stata concorde nell’affermare che chi vuole intraprendere il mestiere di attore teatrale, deve cercarlo dentro di sé; sicuramente, ci vuole un po’di fortuna, il trovarsi nel posto giusto al momento giusto. “Poi, diventa uno stile di vita che ti prende sempre, a casa si va ogni tanto. E quando abbiamo qualche giorno di pausa, non vediamo l’ora di ricominciare”.

Infine, gli attori prima di lasciare l’Auditorium sono saliti sul palco con gli studenti, improvvisando con loro canzoni e balli, quasi a voler suggellare che Scuola e Teatro si fondono, arricchendosi reciprocamente.