Una sedia, un microfono, un riquadro di tappezzeria, una lampadina centrale legata ad un filo elettrico che scende dall’alto e due fari laterali. E un’attrice in scena, che racconta un momento tragico della propria vita.
Così si è presentata sul palcoscenico del teatro Politeama di Lamezia Terme, Sabrina Impacciatore, che sabato 9 febbraio alle 20:45 e domenica 10 febbraio alle 18 è stata la protagonista del monologo -quinta esclusiva regionale e quinto appuntamento della Stagione di Prosa 2012/2013-, interpretando con la regia di Valerio Binasco un testo scritto da Natalia Ginzburg.
Per 70 minuti continui, senza intervallo, Sabrina Impacciatore, tutta d’un fiato, ha raccontato la storia di un amore disperato e geloso, una confessione dettata dalla dolorosa lucidità di una moglie che per anni ha sopportato la relazione extraconiugale del marito. La Impacciatore ha iniziato il suo monologo con questo preludio: “<>”.
<è stato così>, romanzo pubblicato da Einaudi nel 1947, è la storia di un amore lucido e impetuoso, una confessione dettata dal dolore travolgente di una moglie che da anni è costretta a sopportare il fallimento del proprio matrimonio.
<è stato così>, pubblicato nel 1947, dopo la morte del marito Leone Ginzburg, torturato e ucciso per motivi politici e razziali nel carcere di Regina Coeli, è un ‘quasi esordio’per la Ginzburg; il suo primo libro firmato.
La protagonista del monologo mette a nudo i sentimenti più intimi, le paure e le speranze, nel tentativo di non smarrire del tutto la propria esistenza.
Sabrina Impacciatore ha raccontato la storia di un amore ossessivo, di una donna tradita, di una donna sola, costretta a rivivere dentro di sé il percorso esistenziale che l’ha condotta alla tragica decisione di uccidere il marito. Un racconto preciso, puntuale, a volte drammatico, che sembra proiettare lo spettatore in un baratro. E la musica che accompagna la protagonista in maniera coinvolgente, crea un ensemble perfetto con le parole in scena. Ancora, ogni respiro della protagonista, ogni suo sguardo, ogni suo cambio di voce, ogni sua pausa per tirarsi su le lacrime che le solcano il viso, fanno emergere il personaggio in tutta la sua drammaticità. E quando il racconto sembra finito, la musica si fa più forte, e lei continua a parlare, continua a raccontare… all’infinito, alla ricerca di una conclusione, che forse… non arriverà mai!