Oggi nella messa Vespertina nel Battesimo del Signore. Il Vescovo di Lamezia Terme, mons. Luigi Antonio Cantafora, ha celebrato oggi, nella Festa del Battesimo del Signore, la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Mons. Cantafora ha ricordato come la Chiesa, nell’insegnamento della Gaudium et Spes, cammini insieme a tutta l’umanità. Il Vangelo di Luca dice che il popolo è in attesa. «Noi siamo in attesa – ha detto il Vescovo - di quel grande compimento della storia, sia personale che del mondo intero, che Cristo realizzerà alla fine dei tempi. La gioia del Natale, ha reso la nostra attesa non vuota e infondata, ma reale e sicura. Cristo venuto nell’umiltà della natura umana, ritornerà nella gloria.»
Ricordando la festività odierna mons. Cantafora ha ricordato l’avvenimento del Battesimo di Gesù, cioè di Colui che non conobbe peccato.
«La prima uscita pubblica del Signore, ha detto il vescovo nell’omelia, è questa: Gesù in fila, confuso tra i peccatori, per ricevere un battesimo che non era necessario a una sua “conversione” ma da lui voluto per rivelare vicinanza e condivisione col “suo” popolo. è come se il Signore volesse mostrare fin da subito, qual è il motivo della venuta nel mondo, salvare gli uomini, raggiungerli nelle loro strade tortuose, restituirli alla pienezza della vita divina. Gesù fin da subito rivela il vero volto di Dio, la vicinanza all’umanità intera e la misericordia per i peccatori. »
«Cristo, colui che è capace di portare tra gli uomini l’amore e la comunione con Dio, – ha aggiunto - sarà fedele a questa prima immagine che lo ritrae tra i peccatori in fila al Giordano. Infatti nella sua vita sarà accusato di mangiare e bere con i peccatori e sulla croce sarà innalzato tra due peccatori.»
Il tema scelto dal Santo Padre per questa Giornata è «Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza»
«Fede e speranza – ha proseguito il presule parlando del tema della giornata - sono presenti nel cuore di tantissimi migranti. In ogni migrante è vivo il desiderio di una vita migliore, numerose volte unito alla volontà di lasciarsi alle spalle la «disperazione» di un futuro impossibile da costruire. Ogni uomo quando migra, parte con la profonda fiducia che Dio non abbandona mai la sua creatura. Fede e speranza, dunque, riempiono spesso il bagaglio di coloro che emigrano.»
Mons. Cantafora ha ribadito che molte «sono le questioni che preoccupano la Chiesa. Ogni persona, in quanto tale, ha diritto a vivere dignitosamente nella propria patria, ma ha anche il diritto di migrare e di essere accolta. In una terra come la Calabria, che conosce l’immigrazione e l’emigrazione, questa giornata assume un significato del tutto particolare. Noi vi accogliamo e salutiamo, - ha detto riferendosi agli immigrati - ma allo stesso tempo sappiamo anche di dover salutare tanti nostri giovani e tante nostre famiglie che non trovano qui a Lamezia, possibilità per il loro futuro. A tutti, come Chiesa siamo vicini! Una piaga ci preoccupa grandemente, in quanto è fonte di pericolosa ingiustizia, ovvero lo sfruttamento dell’immigrazione irregolare.»
Il Vescovo ha poi ribadito con forza la condanna verso lo sfruttamento: « il lavoro degli immigrati ha la stessa nobiltà e dignità del lavoro di ognuno, e deve essere valorizzato, salvaguardato e difeso. Il suo sfruttamento è una grave offesa a Dio e all’uomo.»
Il vescovo ha poi rivolto un saluto particolare alla Fondazione Migrantes, che saluto e alle religiose delle suore Scalabriniane. Ha concluso, citando Paolo VI, che «nessuno è estraneo, nessuno è escluso, nessuno è lontano», perché, come ci ricorda san Paolo, «non vi sono stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio»
La giornata del Migrante è stata organizzata dall’Agenzia di Mediazione Culturale, un servizio promosso dalla Caritas diocesana con lo scopo di favorire l’incontro, il dialogo e la collaborazione tra persone, famiglie e popolazioni con vissuti e culture differenti. Attiva da circa sei anni, l’Agenzia pone l’attenzione al bisogno di ascolto, sostegno e accompagnamento di persone straniere e anche italiane appartenenti a minoranze etniche.
Qui il testo dell'omelia