Sabato Santo, l'omelia pronunciata dal vescovo, Giuseppe Schillaci, durante la celebrazione della Veglia Pasquale, officiata in Cattedrale in diretta televisiva ed in streaming
Carissimi fratelli e sorelle, stiamo partecipando alla madre di tutte le Veglie, se pure in tono ridotto. Abbiamo ascoltato appena cinque delle nove letture che solitamente si proclamano nel secondo momento che si vive durante la Veglia. Ma, abbiamo iniziato questa veglia con un canto, il canto dell’esultanza. Abbiamo iniziato con un inno di gloria per il trionfo del Signore Risorto. Stiamo celebrando, carissimi fratelli e sorelle, il cuore della nostra fede che, malgrado le difficolta’, le prove, le sofferenze che la vita in questo momento ci presenta, non smette di annunciare al mondo la ragione di quello che e’ l’avvenimento cruciale di tutta la storia, di tutta l’umanita’. E’ motivo di esultanza e di gioia per la Chiesa, per gli uomini di tutto il mondo. E’ motivo di esultanza per la natura, quasi una necessita’ intrinseca di ogni essere. Anch’essa, infatti, la natura, invoca resurrezione e vita. Celebriamo nella resurrezione di Cristo l’immensita’ dell’amore di Dio per noi. Le letture che abbiamo ascoltato in questa veglia ci offrono la prova di questo amore, di come Dio si prende cura dell’umanita’: il racconto della Creazione, il passaggio del Mar Rosso, il profeta Ezechiele. Queste letture ci hanno indicato proprio il modo di come Dio si prende cura e di questa cura noi vogliamo essere testimoni. Celebriamo in questa Veglia il mistero della nostra redenzione. Celebriamo in questa Veglia il mistero della nostra riconciliazione con Dio, con gli altri, con noi stessi. Nella resurrezione di Cristo celebriamo tutto questo, carissimi fratelli e sorelle.
“O notte veramente gloriosa che ricongiunge la Terra al Cielo e l’uomo al suo Creatore”. La luce del Cristo Risorto, la luce di questa notte dissipa le tenebre del dolore, della sofferenza, della morte. Cosi’ come dissipa le tenebre dell’odio, della violenza per rallegrare i nostri cuori ed infonde nella nostra vita la concordia e la pace. L’avvenimento della Resurrezione, cosi’ come ci viene presentata dall'evangelista Matteo, e’ un invito a contemplare il mistero della sconfitta dell’antico avversario. La sconfitta del male, la sconfitta della morte. E’ la vittoria di Cristo sulla morte. Abbiamo sentito anche da parte dell’apostolo Paolo il quale ci ha ricordato che la morte non ha piu’ alcun potere su Cristo. Cristo risorto non muore piu’ poiche’ Cristo e’ il vivente, e’ il presente. E’ di questo vivente, di questo presente che vogliamo vivere. Siamo riconsegnati alla verita’ della nostra esistenza di creature fatte per il bene. Con Maria di Magdala e con l’altra Maria lasciamoci stupire da questo evento, da questo mistero che sorpassa la nostra capacita’ di intendere, la nostra capacita’ di volere. La tomba vuota e’ il segno che e’ accaduto qualcosa di grande, di inaudito. L’annuncio evangelico nasce da questo evento. E possiamo dire, carissimi fratelli e sorelle che, come credenti, nasciamo in questo evento.
L’Angelo disse alle donne: “Voi, non abbiate paura”. In questi giorni bui, tristi, pieni di angoscia per questa pandemia non lasciamoci prendere dalla paura, ma apriamo il nostro cuore alla fiducia ed alla speranza, quella speranza che non delude. Spalanchiamo le porte della nostra esistenza alla gioia del Signore Risorto! “Non e’ qui. E’ risorto”. Non e’ qui, carissimi fratelli e sorelle, per esempio, in quel pensiero chiuso, autoreferenziale sempre lo stesso, ripetitivo, ossessivo che dice: Io. Prima vengo io. Prima ci sono io. Non e’ qui, in queste idee troppo, a volte rigide, fredde, formali, che non riescono ad aprirsi alle novita’, alla diversita’, all’empatia, alla solidarieta’, alla alterita’. Non e’ qui, in questi schemi a volte abitudinari. Non puo’ essere qui, in quei sentimenti meschini che ci portano ad essere conflittuali a discriminare ad escludere a vivere nell’odio. Non e’ qui, in un mondo chiuso, egoista, autosufficiente, presuntuoso. “E’ risorto”. Cerchiamo il Signore risorto, che e’ il Crocifisso, nella fiducia, nell’audacia, nella creativita’, nell’amore, nella vita. Anche noi con Maria di Magdala e l’altra Maria abbandoniamo in fretta la paura che ci paralizza, la morte che ci schiaccia e ci avvilisce.
Abbracciamo la vita. Lasciamo scorrere nelle arterie e nelle vene della nostra esistenza il flusso vitale del Cristo risorto. E’ la bella notizia da gridare a tutti. E’ l’annuncio da consegnare a tutti, nessuno escluso. Con timore e gioia grande. Un annuncio grande, piu’ grande di noi, che ci prende l’intera esistenza. E’ un amore piu’ grande che ci precede sempre. Ci precede il Signore in Galilea, “mi precede in Galilea”. E’ questa Galilea che dobbiamo sempre piu’ localizzare nella nostra vita. E’ il luogo che non immaginiamo. E’ un luogo che, forse, noi vogliamo controllare, vogliamo dominare. Lasciamoci sorprendere dal Signore. Lasciamoci sempre piu’ interpellare dal Signore ed andiamo verso la Galilea, quella terra del confine, quella terra che e’ la periferia. In quel luogo dove abitano gli ultimi, gli scartati, i dimenticati. Il Signore ci precede li’ dove non pensiamo di trovarlo. Ci precede sempre, e’ sempre altrove. Li’ dove vive la nostra creativita’, dove vive la nostra rinascita, dove vive un’umanita’ nuova, piu’ cordiale, piu’ pacifica, piu’ fraterma.
Carissimi fratelli e sorelle in questa Veglia, madre di tutte le veglie, il Signore risorto ci conceda di vivere da risorti dovunque e con chiunque.