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Vita diocesana

Vescovo Schillaci: “in questi giorni di pandemia, apriamo il cuore alla fiducia e alla speranza”

Redazione · 5 anni fa

Anche nella diocesi lametina, celebrazione della Pasqua di Resurrezione senza concorso di popolo, con la preghiera e il pensiero alle vittime della pandemia, alla sofferenza e alla solitudine di tante persone in questi giorni.

“In questi giorni bui, tristi, pieni di angoscia per questa pandemia non lasciamoci prendere dalla paura, ma apriamo il nostro cuore alla fiducia ed alla speranza, quella speranza che non delude. Spalanchiamo le porte della nostra esistenza alla gioia del Signore Risorto! “Non è qui. È risorto”. Così il vescovo di Lamezia Terme Giuseppe Schillaci nel corso della celebrazione della veglia pasquale questa notte. Anche nella diocesi lametina, celebrazione della Pasqua di Resurrezione senza concorso di popolo, con la preghiera e il pensiero alle vittime della pandemia, alla sofferenza e alla solitudine di tante persone in questi giorni.
“È risorto. Non è qui – ha detto nell’omelia il vescovo di Lamezia - in quel pensiero chiuso, autoreferenziale sempre lo stesso, ripetitivo, ossessivo che dice: Io. Prima vengo io. Prima ci sono io. Non è qui, in queste idee troppo, a volte rigide, fredde, formali, che non riescono ad aprirsi alle novità, alla diversità, all’empatia, alla solidarietà, alla alterità. Non è qui, in questi schemi a volte abitudinari. Non può essere qui, in quei sentimenti meschini che ci portano ad essere conflittuali a discriminare ad escludere a vivere nell’odio. Non è qui, in un mondo chiuso, egoista, autosufficiente, presuntuoso. “È risorto”. Cerchiamo il Signore risorto, che è il Crocifisso, nella fiducia, nell’audacia, nella creatività, nell’amore, nella vita. Anche noi con Maria di Magdala e l’altra Maria abbandoniamo in fretta la paura che ci paralizza, la morte che ci schiaccia e ci avvilisce. Abbracciamo la vita. Lasciamo scorrere nelle arterie e nelle vene della nostra esistenza il flusso vitale del Cristo risorto. Ci precede il Signore in Galilea, “mi precede in Galilea”. È questa Galilea che dobbiamo sempre più localizzare nella nostra vita. È il luogo che non immaginiamo. È un luogo che, forse, noi vogliamo controllare, vogliamo dominare. Lasciamoci sorprendere dal Signore. Lasciamoci sempre più interpellare dal Signore ed andiamo verso la Galilea, quella terra del confine, quella terra che è la periferia. In quel luogo dove abitano gli ultimi, gli scartati, i dimenticati. Il Signore ci precede lì dove non pensiamo di trovarlo. Ci precede sempre, è sempre altrove. Lì dove vive la nostra creatività, dove vive la nostra rinascita, dove vive un’umanità nuova, più cordiale, più pacifica, più fraterna. Il Signore risorto – ha concluso il vescovo di Lamezia - ci conceda di vivere da risorti dovunque e con chiunque.”