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Cultura e Società

Teatro “Otto Ciclisti Lametini”: il ricordo delle vittime impresso per sempre nel luogo della memoria

Paolo Emanuele · 12 anni fa

Si sapeva che non sarebbe stata una giornata come tutte le altre. Non poteva esserlo. Non lo sarà mai più. Un teatro gremito, tanti, tantissimi ragazzi delle scuole venuti apposta per l’occorrenza, una grande commozione, occhi lucidi, qualche sorriso amaro di nostalgia, la targa in memoria delle vittime scoperta sulle note dell’Ave Maria di Schubert. Ma soprattutto le famiglie delle vittime sedute in prima fila, ad ascoltare il messaggio che tutta Lamezia Terme ha voluto loro comunicare: che non saranno mai lasciate sole, che il ricordo vivido degli otto ciclisti scomparsi sarà sempre, d’ora in poi anche in maniera tangibile, presente nelle nostre vite e accompagnerà la quotidianità di tutte le generazioni future.

In questo clima di profondo raccoglimento, riflessione e cordoglio si è svolta ieri, mercoledì 5 dicembre, a due anni esatti dalla tragedia della Statale 18 in cui hanno perso la vita gli otto ciclisti lametini, una bellissima iniziativa: l’intitolazione del Teatro della Fondazione Terina proprio ai nostri concittadini uccisi. L’idea, lodevole sotto tutti i punti di vista, è giunta proprio dal presidente della Fondazione Terina, l’avvocato Giancarlo Nicotera, il primo a prendere la parola e ad introdurre con un suo discorso la cerimonia ricordando, ed è giusto sottolinearlo, l’eccezionalità e l’affetto con cui la città di Lamezia Terme sta rendendo omaggio a degli uomini che rappresentavano perfettamente la nostra comunità: persone straordinarie nella loro normalità, dediti alla famiglia e grandi lavoratori, che svolgevano attività diverse ma che erano uniti da una passione comune per uno sport, il ciclismo, e che per quella stessa passione hanno perso la vita in un modo assurdo. Lo stesso presidente Nicotera ha poi voluto leggere personalmente una lettera inviata direttamente dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in cui si univa al cordoglio per le vittime e nello stesso tempo lodava la bellezza e la valenza dell’iniziativa. Un concetto poi ripreso anche dal vescovo di Lamezia Terme, Mons. Luigi Antonio Cantafora, che si è soffermato sul profondo significato che assume l’intitolazione proprio di un teatro, e non di un’altra struttura, alla memoria dei nostri concittadini. Non esiste, infatti, un altro luogo al mondo così emotivamente pregnante, uno scrigno in cui vengono rappresentati eventi culturali e artistici, in cui emozione, turbamento, memoria, un trionfo di sentimenti contrastanti trova quiete e pace all’interno di quattro mura. E non poteva che essere un teatro, quindi, a contenere anche il sentimento del dolore, del lutto, della nostalgia per otto lametini che ci hanno lasciato.

La cerimonia è proseguita con gli interventi prima della dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale, Franca Falduto, e poi del Prefetto, Antonio Reppucci, che hanno affrontato il tema della sicurezza e dell’educazione stradale, argomenti che diventano problemi molto spesso sottovalutati, soprattutto dai giovani. A chiudere la giornata è stato il presidente del Consiglio Regionale, Francesco Talarico, che ha sottolineato l’emozione e l’affetto con cui Lamezia continua a ricordare, a due anni di distanza, i sorrisi di Rosario Perri, Vinicio Puppin, Giovanni Cannizzaro, Pasquale De Luca, Fortunato Bernardi, Domenico Palazzo, Francesco Stranges e Domenico Strangis, e ha poi consegnato alle famiglie delle vittime l’annuale borsa di studio istituita dal Consiglio Regionale e dedicata a Luigi Rende, la guardia giurata assassinata nel corso di un tentativo di rapina nell’agosto del 2007 a Reggio Calabria.

“Teatro otto ciclisti lametini”: da ieri questo il nome che avrà il Teatro della Fondazione Terina. Dopo l’intitolazione di Piazza Diaz, un altro luogo di riunione della comunità avrà impresso indelebile su una targa, ma prima ancora nei nostri cuori, il ricordo di otto lametini scomparsi tragicamente in una sciagurata mattinata di dicembre. Una piazza e un teatro: da una parte il simbolo della quotidianità, dall’altra quella dell’evento, del grande appuntamento. Ma poco cambia. Che si viva l’eccezione o la regola, la cosa importante è che nessuno possa mai dimenticare.