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La parola del Vescovo

Via Crucis - Venerdì Santo 2011

redazione · 13 anni fa

Abbiamo percorso con Gesù la via del Calvario; ancora una volta abbiamo adorato la croce e abbiamo meditato sulla morte di Gesù. In questo cammino ognuno di noi avrà certamente trovato il suo posto, come protagonista o come spettatore, perché il venerdì santo è per ogni uomo.

Dice S. Agostino che «La passione del Signore nostro era a noi necessaria; infatti, attraverso la passione del Signore, è stato riscattato il mondo. Quanti beni ci ha arrecati la passione del Signore! Eppure la passione di questo giusto non si sarebbe compiuta se non ci fossero stati gli iniqui che uccisero il Signore».

Ogni volta che noi percorriamo la via dolorosa ci ricordiamo di due cose: della misericordia del Signore e della nostra iniquità, riscattata, salvata, redenta.

Solo Dio può amare a tal punto l’uomo da dare per lui la vita. Allo stesso modo, ogni uomo e donna capaci di donare la vita come il Cristo, fino alla fine e addirittura per i nemici, trasmettono il suo stesso amore nel mondo, un amore divino! «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici».

Per questo la croce, pur essendo un patibolo ignominioso, è diventata per noi cristiani il simbolo della salvezza: è l’albero della vita che ci offre, non il frutto della conoscenza del bene e del male, ma la vita stessa di Dio, attraverso il sangue e l’acqua sgorgati dal costato di Cristo Gesù, effusi per amore! Nella croce noi scopriamo che il vero bene è la vita che abbiamo ricevuto da Lui.

Ciascuno di noi oggi è stato chiamato a ripercorrere il cammino di contemplazione della croce, ad adorarla con la stessa intensità con cui adoriamo il SS.mo Sacramento e quindi a fissare gli occhi e il cuore su Gesù, «l’autore e perfezionatore della nostra fede», della nostra speranza e della nostra carità.

Fede, speranza e carità sono le tre virtù che caratterizzano la nostra vita cristiana. Esse provengono da Lui e ci sollecitano ad una vita donata, effusa! Solo nell’accoglienza e nel dono, queste virtù possono espandersi dentro la nostra vita e in quella degli altri, in tutto il mondo, per amore, solo per amore. Così come ha fatto Lui.

Infatti, la Sua morte non è stata una perdita di vita ma un “donare vita”. Il Suo amore, scandito fino alla fine, fin sulla croce, ci invita a meditare sulla grandezza di un’intera esistenza offerta agli altri e sulla pochezza di una vita “conservata” solo per se stessi. Conosciamo bene la fine del talento nascosto sotto terra (cfr. Mt 25,25).

Tra i generosi modi di donarsi agli altri e al bene comune, in quest’anno, che l’Europa dedica al volontariato, consideriamo rilevante il bene e lo spirito di servizio messo in atto dai volontari e dalle volontarie. Allo stesso modo, consideriamo preziose anche le molteplici scelte di gratuità verso il prossimo delle quali il mondo necessita, quali: l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione, che sempre più le persone bisognose, anche straniere, ci chiedono di esercitare gratuitamente.

Rispetto ad un mondo che oggi ha continuato la sua corsa, preso da tante occupazioni, come un giorno qualsiasi, noi oggi ci siamo fermati in adorazione, in preghiera davanti al Crocifisso.

Abbiamo portato a Lui le nostre vite, quella delle nostre famiglie, la nostra città, il mondo intero. Nella croce di Gesù ogni sofferenza umana trova spazio e acquista anche un senso, perché solo sulla croce l’amore diventa credibile!

A Lui ci affidiamo e a Lui consegniamo il nostro Spirito così come Lui si è consegnato al Padre.

Amen