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La parola del Vescovo

Omelia – Passione del Signore

redazione · 14 anni fa

1. «Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “è compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo spirito». Inermi, davanti a tanto dolore provato da Gesù, sostiamo in adorazione davanti alla Croce del Signore Gesù Cristo. Che cosa si compie oggi? Si compie il disegno del Padre. Si compie l’atto di un amore immenso che è l’aver donato perfino il proprio Figlio per amore nostro.

La croce, patibolo ripugnante, oggi è innalzata sotto i nostri occhi: «Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque creda in Lui abbia la vita eterna» aveva detto Gesù a Nicodemo (Gv 3,14-15). Perché questa necessità?

2. Prima di morire, Gesù esprime un desiderio e dice: «Ho sete». Pensiamo che in punto di morte ciascuno vorrebbe esaudire l’ultimo desiderio di chi lo esprime.

Cosa non faremmo davanti a momenti così decisivi per la vita di un uomo?

Di quale sete parla Gesù?

Gli astanti, come era logico, pensano alla sete fisica e gli offrono una bevanda disgustosa con lo scopo di attenuare il dolore e di dissetare. E gli avvicinano alla bocca una spugna imbevuta d’aceto.

Ma nella sete di Gesù e nell’aceto che gli viene donato noi possiamo cogliere ben altro!

Già alla donna di Samaria, al pozzo di Sichar, Gesù aveva chiesto da bere: Egli, in realtà, aveva sete della fede della donna che aveva smarrito il sentiero della vita, aveva sete di donare se stesso in quell’acqua viva che gli propone: «Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva» (Gv 7,37-38), dirà ancora.

Egli vuole saziare la nostra sete profonda, la sete di senso, di felicità, la sete di Dio, che alberga nel nostro cuore.

3. Ma sulla croce è Gesù che ha sete, è il Signore stesso che ha sete di donarci la salvezza, se stesso e quindi il suo stesso Spirito.

Egli, morendo sulla croce, ci rende così partecipi della sua stessa vita!

La nostra risposta immediata a tanto amore è spesso «una spugna imbevuta d’aceto». «Anche noi rispondiamo all’amore premuroso di Dio sempre di nuovo con l’aceto – con un cuore acido che non vuole percepire l’amore di Dio» (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. Seconda Parte, p. 244).

Ma il Signore va oltre le nostre chiusure, la nostra rigidità, il nostro cuore acido! Egli ci ama fino alla fine e continua a donarsi per noi.

Solo uno sguardo contemplativo su questo mistero d’amore di Gesù, ci aiuta a vedere con i suoi stessi occhi tutti i drammi del nostro tempo, tutte le croci e il dolore immenso del mondo e a raccoglierli lì, ai piedi della croce del Signore.

Lo tsunami del Giappone, i profughi dell’Eritrea, le violenze delle guerre civili nelle varie parti dell’Africa... quanti dolori cocenti stanno sulla croce del Figlio di Dio.

Non possiamo restare insensibili davanti a tanto dolore dell’umanità, come non possiamo restare insensibili davanti alla croce di Gesù.

Nell’udienza di mercoledì scorso, il Santo Padre ci ha detto che la sonnolenza che provano i discepoli nell’ora del Getsemani altro non è che insensibilità. «è una certa insensibilità dell’anima per il potere del male, un’insensibilità per tutto il male del mondo. Noi non vogliamo lasciarci turbare troppo da queste cose, vogliamo dimenticarle: pensiamo che forse non sarà così grave e dimentichiamo...». Noi con facilità voltiamo pagina e chiudiamo gli occhi davanti al dolore, pensando che sia “virtuale”, una finzione. è un modo per difenderci!

Invece oggi, siamo invitati ad alzare lo sguardo e nel Figlio di Dio crocifisso per amore, ritroviamo ogni piaga ferita dell’umanità.

4. «è compiuto», dice Gesù. Sulla croce egli ha portato a compimento il suo amore gratuito verso di noi: giunge fino al dono della sua stessa vita per tutti.

Egli è davvero andato sino alla fine. «Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Amò sino alla fine, fino al compimento: Era “necessario”!

Questo amore raggiunge tutti, nessuno escluso. «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto». Questo amore crocifisso è un amore che purifica, sana, perdona. La Passione di Gesù ha una forza di amore che trasforma chi si lascia afferrare da essa. Si compie la parola del profeta: «In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità» (Zc 13,1).

5. Così, carissimi, adoriamo la Passione del Signore, eleviamo con fiducia lo sguardo del nostro cuore verso la Croce gloriosa di Cristo.

Qui scopriamo quanto il Signore ci ama. Qui si manifesta un amore che è più forte della morte, che vince ogni nostro non senso, peccato, morte.

Il gesto dell’adorazione, che fra poco compiremo, esprimerà il nostro desiderio di accogliere il Cristo nella nostra vita, di lasciarci da lui amare, cambiare, perdonare, per diventare anche noi nel mondo segno del suo amore.

Baciamo la croce di Gesù e baciamo non solo le nostre croci, ma anche quelle del mondo intero, come in un unico abbraccio.

6. Ai piedi della croce di Gesù, noi troviamo Sua madre e, accanto a lei, il discepolo amato.

Anche Maria sul Golgota, è stata trafitta profondamente nel cuore. Non è difficile immaginare il dolore di una madre!

In quel momento Maria ha sentito i dolori del parto; ha generato nel suo grembo la nuova umanità, un nuovo popolo di credenti, la Chiesa. Accogliendo la morte del Figlio, ha aperto per noi varchi nuovi di speranza.

Davanti alla morte noi infatti non abbiamo risposte, ma da Maria e dal discepolo amato impariamo ad accogliere il mistero e ad entrarci.

Così, come ci diceva ancora Benedetto XVI, un giorno capiremo che anche il dolore è fecondo e «che questa sofferenza non è invano, ma che c’è un progetto buono, un progetto d’amore dietro» (udienza del mercoledì 20.4.2011).

Presso la croce, tu, Maria, sei diventata madre dei credenti. In questa fede, che anche nel buio del Sabato Santo era certezza della speranza, sei andata incontro al mattino di Pasqua» (Spe salvi, n° 50).

Vergine Addolorata, accompagnaci oggi con il tuo amore di Madre. Amen

Lamezia Terme, 22 aprile 2011