La lettera pastorale del Vescovo, S.E. mons. Luigi Antonio Cantafora, per la visita del Papa Benedetto XVI a Lamezia Terme «Carissimi, ci stiamo preparando alla Visita pastorale di Benedetto XVI nella nostra Diocesi, che avverrà il 9 ottobre prossimo. [...] In questa mia Lettera, desidero meditare con voi sul motto che è stato scelto per esprimere il senso di questa Visita: Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina! Questa espressione è tratta dagli Atti degli Apostoli (3,1-10) e racconta la guarigione di un uomo ad opera di Pietro e Giovanni [...]. Come pastore di questa Chiesa, è mia premura incoraggiare le iniziative spirituali e culturali che possano aiutare a cogliere, nella Visita del Papa, la benevolenza del Signore e, insieme, ad approfondire il sapiente Magistero del Vicario di Cristo». Sono solo alcuni stralci dell’introduzione della Lettera pastorale che il Vescovo di Lamezia Terme, Mons. Luigi Cantafora, ha indirizzato alla Diocesi, in preparazione alla Visita che Papa Benedetto XVI compirà a Lamezia Terme nel prossimo mese di ottobre. Il documento, dal titolo “Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina”, è composto da 7 brevi capitoli, oltre all’introduzione e le conclusioni.
La riflessione di Mons. Cantafora pone l’attenzione sull’episodio della guarigione dello storpio. Dalla lettura del testo narrato negli Atti degli Apostoli, il presule passa poi ad attualizzare l’episodio biblico nella realtà ecclesiale, economica e socio-culturale locale. Il territorio viene definito «mendicante», e la paralisi dello storpio diviene «metafora delle paralisi sociali del nostro Sud, piagato e rassegnato, e di un certo immobilismo del nostro territorio». Ma scrive ancora il Vescovo: «Sappiamo bene che questo non è il nostro vero e unico volto, tuttavia diverse piaghe sociali ci impediscono di esprimere al meglio le nostre belle potenzialità. Non si vogliono qui negare i segni concreti di costruzione della speranza che sono già in atto nel nostro territorio e che, silenziosamente e faticosamente, già lo fecondano e lo rendono bello».La nostra terra ha bisogno di una “guarigione” morale, politica e sociale; l’intero territorio deve essere attraversato da un sussulto di fierezza e dalla voglia di riscatto. Il vescovo sottolinea però che «le paralisi della nostra terra non sono riassumibili in un semplice problema economico: vi è in esse «una dimensione più profonda, che è di carattere etico, culturale e antropologico». Così, «può e deve innescarsi un circolo virtuoso, e alcuni segni di speranza già si possono scorgere. Infatti, i veri protagonisti dello sviluppo sono le persone, sono uomini e donne rinnovati dall’incontro con il Risorto, disponibili verso Dio e, quindi, anche verso i fratelli».Ecco allora l’urgenza di accogliere la sfida educativa: «I vari cancri che affliggono il Mezzogiorno si combattono alla radice con una terapia a base di Vangelo: “L’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo” (Paolo VI). Non si vogliono qui affatto negare le altre responsabilità a tutti livelli, compreso quello istituzionale. Ma ognuno è chiamato a fare la sua parte e, come Chiesa che vive in Lamezia, anche noi siamo chiamati ad accogliere la sfida educativa come “la più decisiva per lo sviluppo integrale del Sud”. Pertanto, con i vescovi italiani, “rivendichiamo alla dimensione educativa, umana e religiosa, un ruolo primario nella crescita del Mezzogiorno”».La sfida educativa vede in prima linea i laici perché «la corresponsabilità riguarda tutti... ed esige attenzione alla propria vita spirituale e alla formazione». Mons. Cantafora coglie l’occasione per ribadire il ruolo centrale delle parrocchie che rimangono “ il nucleo fondamentale della vita quotidiana della Diocesi”. Nella Lettera, il Pastore della Chiesa lametina dedica ampio spazio al capitolo “Passi fatti, cantieri aperti e prospettive future” , indicando i traguardi raggiunti nei suoi sette anni di episcopato e le numerose iniziative in fieri, per quanto riguarda la vita pastorale diocesana. In particolare si fa riferimento alla pastorale vocazionale e alla formazione permanente del clero, alla pastorale familiare e alla pastorale sociale con le varie scuole di dottrina sociale della Chiesa avviate in Diocesi, alla diffusione della lectio divina (lettura orante della Bibbia), alle novità nell’ambito della formazione liturgica e musicale. Un capitolo è poi specificamente dedicato alla preparazione della Visita pontificia.Infine si legge: «Noi chiederemo al Papa un incoraggiamento, chiederemo di essere portati nel suo cuore di padre: tante sono, infatti, le situazioni che ci opprimono e ci scoraggiano, lasciandoci paralizzati... Eppure se la vivremo con fede la Visita di Benedetto XVI diventerà per noi occasione di slancio, fonte di speranza per un’evangelizzazione a tutto campo». Con queste considerazioni il presule si avvia alle conclusioni della Lettera pastorale, tenendo a sottolineare che «il nostro popolo, la nostra Chiesa, hanno bisogno di sentire e di sperimentare ancora tanta speranza per un futuro da costruire insieme».
Qui la lettera integrale