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Cultura e Società

La Lamezia che è, la Lamezia che vorremmo

Paolo Emanuele · 12 anni fa

La storia recente della paventata chiusura, poi per fortuna scongiurata, del Tribunale di Lamezia Terme, ha riacceso in qualche modo i riflettori sulla nostra città e ha riaperto un dibattito che al di là del caso di specie, la vicenda del tribunale appunto, riguarda complessivamente la condizione in cui versa la nostra città dal punto di vista politico ma anche, e soprattutto, socio-economico e culturale. Dico “riaperto” perché già più di una volta questo giornale ha messo al primo posto della sua agenda il dibattito su ciò che funziona e non funziona in questa città e, ipso facto, su come i cittadini vorrebbero che fosse veramente Lamezia Terme. Una discussione interna quindi, di “pancia” se ci si passa il termine, scevra da qualsivoglia demagogia politica e che sondasse prima di tutto l’umore,

il malumore perlopiù, dei lametini, di coloro cioè che hanno davvero diritto di parola dal momento che vivono in prima persona la città e i suoi problemi.

La sensazione diffusa che si ha di Lamezia Terme è di una città piena di risorse, di tutti i tipi, ma allo stesso tempo e in un certo senso “narcotizzata”, introflessa, chiusa su se stessa a ristagnare sui propri problemi, un gigante pigro che non ha voglia di rialzarsi e rimettersi in moto. La pigrizia appunto, c’è anche quella, perché è troppo facile trincerarsi dietro l’affermazione che Lamezia Terme, ma tutto il sud preso globalmente, sia refrattaria a qualsiasi processo di sviluppo solo per colpa della criminalità organizzata o di una classe politica inadeguata. C’è anche quella, naturalmente, ma è altrettanto un dato di fatto che altri comuni del sud-Italia, con molte meno risorse a disposizione e che certamente non sono immuni dai suddetti fattori regressivi, sono riusciti meglio a convivere con i propri problemi riuscendo comunque a progredire sia da un punto di vista economico che culturale. La base per la ripartenza dovrebbero essere i giovani, e tanti ce ne sono, che hanno voglia di lavorare e che permetterebbero quel giusto ricambio generazionale indispensabile per un rinnovamento, ma purtroppo è in essere un circolo vizioso, o meglio un circolo virtuoso interrotto, per cui proprio le nuove leve nate e cresciute a Lamezia, continuino il loro percorso di crescita fuori dal territorio molto spesso non facendo più ritorno a casa. Colpa di un malcostume tutto italiano che non permette di trovare lavoro se non passando per scorciatoie varie ed eventuali, o che permette di trovarlo ma solo a condizioni semi-schiavizzanti.

Una seria e disincantata discussione sul “come vorrei che fosse…” non può che partire da questo presupposto: solo incentivando i giovani a rimanere si potrà invertire quel trend negativo di disimpegno nei confronti di tutto. Pensiamo alla cultura: la nostra è una città che, se si considera tutto il comprensorio, potrebbe offrire tantissimo dal punto di vista culturale, eppure si assiste solo ad eventi sporadici, molto spesso mal comunicati alla collettività, a cui partecipano sempre le solite persone. Abbiamo un teatro, diventato pubblico, che sarebbe il contesto ideale per ospitare rassegne cinematografiche, concerti, piece teatrali e che invece versa in uno stato di totale disarmo. Abbiamo più in generale una tendenza, e questo vale anche dal punto di vista economico, al solipsismo, a pensare solo per noi stessi come se fossimo estranei ad altri contesti, quando invece, soprattutto in tempi di crisi, sarebbe opportuno sopperire a quella mancanza di coordinamento con i territori limitrofi. Una strategia di interoperabilità tra comuni ma anche tra le varie strutture potrebbe essere funzionale per creare eventi sportivi e culturali, per far tornare insomma Lamezia un polo di attrazione soprattutto dal punto di vista qualitativo.

Naturalmente questi sono solo alcuni spunti di riflessione, dal momento che tanti altri sarebbero i punti chiave su cui soffermarsi per una disamina oggettiva della condizione attuale della nostra città, dai deficit in termini di sanità e turismo, passando per la mancanza di professionalità molto spesso riscontrabile negli uffici pubblici e privati, soprattutto dal punto di vista dell’interfaccia con il cliente. Naturalmente non è possibile in poche righe riuscire a discutere di tutte quelle componenti che, tutte insieme, diventano fattori distintivi di un territorio in grave difficoltà. Non bisogna però allo stesso tempo pensare che questi siano problemi solo di Lamezia Terme, di problemi ce ne sono un po’ovunque in tutta Italia, anche se al sud, tanto per cambiare, è tutto più amplificato a dismisura, come se si fosse sempre sotto una lente di ingrandimento. La cosa importante è non accettare passivamente una condizione che non può star bene a nessuno. Non bisogna solamente dire come ci piacerebbe che fosse la nostra città, bisogna gridarlo, perché solo alzando la voce è probabile che, prima o poi, qualcuno si metta ad ascoltare le nostre ragioni.