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La parola del Vescovo

"Gesù vuole togliere da noi il peccato della pretesa, del pensare che tutto ci è dovuto"

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Carissimi, abbiamo ascoltato il vangelo di Giovanni che ci presenta la famosa scena della Lavanda dei piedi cui segue il tradimento di Giuda e l’inizio della passione di Gesù. Dopo aver compiuto il gesto della Lavanda dei piedi, Gesù domanda ai suoi: «Sapete ciò che vi ho fatto?». Egli vuole renderli consapevoli del dono della sua vita che Lui sta per compiere. Questa è la domanda che oggi il Signore fa anche a noi. Tu sai ciò che ho fatto per te, ci dice Gesù? Tu sai quanto amore per te? Badate bene, non è una domanda che nasconde una pretesa ma è il modo con cui il Maestro e Signore vuole che i suoi discepoli siano coscienti e responsabili degli eventi. E noi, ci accorgiamo di quanto amore il Signore ha versato nei nostri cuori? Gesù vuole togliere da noi il peccato della pretesa, del pensare che tutto ci è dovuto, la dimenticanza, l’ingratitudine, vuole ricordarci che il dono della vita e il dono dell’amore sono beni preziosissimi. Il Signore cerca in noi un cuore grande nel donarsi, generoso nello spendersi gratuitamente nella consegna totale della nostra vita. Un cuore che ha fatto esperienza e ha imparato ad amare servendo e a servire amando. Questo gesto della Lavanda dei piedi avviene durante la cena e ciò ci sembra non opportuno, molto strano: non si poteva fare prima? Ma la Chiesa ha capito che l’Istituzione dell’Eucaristia e la Lavanda dei piedi si richiamano. Il gesto della lavanda è infatti simbolico, indica ciò che l’Eucaristia realizza di fatto: l’amore di Gesù per noi è tale da andare fino alla fine, fino al compimento, fino alla perfezione: «avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine», abbiamo ascoltato. Da nessuno schiavo ebreo si poteva esigere che, prima della cena, si lavassero i piedi al padrone. Proprio durante il pasto era impensabile che un maestro si sarebbe inginocchiato a lavare i piedi ai discepoli. Si, non tratta di un gesto di umiltà, ma ci rivela quanto amore ha il Signore per noi da chinarsi fino a dare la vita per noi, sue creature, fino a lavarci i piedi, fino a toccare le parti più intime, quelle che mai facciamo vedere a nessuno se non a nostra madre. Solo una madre infatti conosce il nostro corpo in tutti i suoi aspetti. Ebbene Gesù è per noi padre e madre. In questo gesto Gesù esprime la sua tenerezza, la sua misericordia per noi peccatori. Se sotto la croce noi conosciamo Gesù come Re, qui nella Lavanda dei piedi, capiamo cosa significhi che Gesù è il Signore: Egli compie il gesto definitivo del servizio ai fratelli. Prima di tutto si spoglia delle sue vesti di maestro e si mette quelle di schiavo. Il vestito nella Bibbia, ha una valenza grandissima. è il primo atto d’amore che il Creatore compie per i nostri progenitori. Il vestito è il simbolo della persona, è il segno che io esisto. Ma Lui, il maestro e Signore, si spoglia volontariamente delle sue vesti divine, di maestro, liberamente cioè consegna la sua vita, si offre, si dona fino alla fine. Questo per noi è un problema. Le difficoltà di Pietro sono le nostre: «Non mi laverai mai i piedi!» E Gesù risponde: «Se non ti laverò non avrai parte con me». Sono le resistenze tipiche del discepolo; facciamo fatica a seguire Gesù, nella strada che Lui percorre. Noi vogliamo essere grandi, presumiamo di essere giusti, vogliamo presentarci a posto e invece Gesù che è l’unico grande si fa servo per amore e sceglie come suoi testimoni persone semplici, umili, insignificanti agli occhi del mondo. Ebbene questa scelta di amare ciò che è piccolo, insignificante, questa scelta di amare fino alla fine, è il cuore dell’Eucaristia ed è la Pasqua, carissimi fratelli! L’agnello è la carne di Gesù, il suo corpo e il suo sangue donati per noi. Pietro si trova davanti un Maestro che prende l’ultimo posto, che dà la vita anche per colui che lo tradirà, che non si ferma davanti all’ostilità, alla resistenza dell’uomo, e questo è scandaloso! Pietro e noi con lui, grideremmo: «Non è giusto!». Ma per Gesù la giustizia è amare, è dare la possibilità a tutti di ravvedersi – anche a Giuda. Per Dio l’amore supremo è amare anche il nemico, colui che mi è ostile e resiste. Ma solo quando facciamo esperienza di essere perdonati, amati gratuitamente là dove nessuno ci ama, là dove ci vergogniamo, proprio lì sperimentiamo l’amore fedele di Dio e ci sentiamo rinascere. Una vita nuova, spesso nelle lacrime, ricomincia e diveniamo anche noi capaci di perdonare i nostri fratelli. Carissimi, questa è la misericordia. Che Dio ci doni di accogliere l’amore di Dio, di avere un cuore grande per i nostri fratelli, così da essere misericordiosi come il Padre. Amen