·

Vita diocesana

“Pescati dalla rete. Per una educazione digitale che libera”

Gigliotti Saveria Maria · 9 anni fa

“Pescati dalla rete. Per una educazione digitale che libera”. Questo il tema della quartatappa del percorso organizzato dall’Ufficio famiglia della Diocesi di Lamezia Terme denominato “Scuola per Genitori” e che, ospitata nel salone del Rosario, ha avuto come relatore della serata don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter che si occupa dello scottante tema della tutela dei diritti dell’infanzia. Alla presenza del vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, Luigi Antonio Cantafora, e di padre Gianni Dimiccoli, direttore dell’Ufficio di pastorale familiare diocesano, è stato affrontato un tema che ha suscitato molto interesse in una rappresentanza sociale e culturale piuttosto trasversale e non quindi esclusiva espressione dell’ambiente cattolico.

Obiettivo dell’iniziativa, infatti, è quello di certificare un aspetto di non poca rilevanza: l’educazione dei figli non può avere bandiere, non è appannaggio di alcuna ideologia, religione, credo. I genitori si trovano ad affrontare oggi una sfida educativa sicuramente più grande rispetto alle loro reali forze e conoscenze ed è inutile e controproducente strumentalizzare l’informazione.

Il successo in questa sfida non può essere affidato alla sensibilità personale dei singoli individui che vi sono coinvolti, ciascuno per la propria parte, ma deve essere perseguito facendo fronte comune e mettendo da parte le personali convinzioni ideologiche e religiose. Da questo punto di vista la Chiesa, nella sua funzione di madre attenta, non poteva non affrontare questa problematica legata al corretto uso della tecnologia informatica, delle conseguenze sui ragazzi, ed in particolare sui minori, legate all’utilizzo della rete internet ed, in generale, sulle derive che scaturiscono dalla sottovalutazione di certe consuetudini oramai scivolate all’interno delle nostre vite circa l’uso dei telefonini ed i computer come strumenti di comunicazione e socializzazione. Il primo aspetto molto importante evidenziato da don Fortunato Di Noto è che la tecnologia informatica, che ha portato un maggiore benessere inteso come semplificazione pratica della vita lavorativa, ha di fatto mutato, in brevissimo tempo, stili ed abitudini del vivere sociale. Mutamenti che hanno inciso in maniera radicale nello sviluppo delle relazioni tra persone nella società in genere, sul luogo di lavoro e soprattutto nelle famiglie in particolare. Provocatoria la sua rilevazione, effettuata sul campione partecipante in sala all’incontro, operata velocemente per alzata di mano, dalla quale è emerso incontrovertibilmente come siamo tutti oramai “dipendenti” dai telefonini che portiamo sempre appresso ovunque e di come cominciamo ad essere oramai sempre più largamente interessati e coinvolti dal nuovo fenomeno “social” con le dinamiche che ne conseguono. Davvero interessante la disamina proposta circa la nascita della “rete internet” e della sua successiva evoluzione. Nata negli Stati Uniti per la necessità di realizzare una comunicazione tra i nuclei sopravvissuti ad un eventuale attacco nucleare, si è sviluppata rapidamente al punto che il volume di traffico di dati scambiato giornalmente ed a livello mondiale è notevolmente superiore a quello di una qualsiasi immaginazione. Don Fortunato con amara ironia, ha evidenziato come oggi la rete sia in effetti utilizzata da “sopravvissuti esistenziali”, gente cioè che, pur essendo costantemente in “rete”, vive una profonda solitudine ed un isolamento individuale. Il sacerdote ha evidenziato poi che, per il numero di contatti ipoteticamente registrabili ogni giorno, è come se il pianeta fosse abitato da una popolazione superiore due volte e mezzo al reale numero di abitanti. In questo incredibile scambio di dati ed informazioni Don Fortunato ha evidenziato come tutti gli elementi immessi nella “rete” siano immancabilmente utilizzati, a nostra insaputa, a fini commerciali e/o speculativi. Ha specificato e messo in guardia circa il furto della identità personale che viene perpetrata ad insaputa ogni qualvolta ci si registra in un qualsiasi sito appartenente alla categoria dei cosiddetti “Social”. Furto che avviene eludendo le leggi sulla Privacy attualmente in vigore in Italia. Questo perché accettando l’iscrizione, e le relative clausole, su questi siti che favoriscono la conoscenza e la pubblicazione di informazioni personali (che vanno per la maggiore), si accettano le leggi ed i regolamenti sulla privacy in vigore nei paesi presso cui questi siti hanno la loro sede legale. Leggi che molto spesso, anzi bisognerebbe aggiungere sempre, sono molto diverse da quelle italiane che hanno viceversa come scopo la tutela dell’individuo umano. Il furto poi delle nostre identità, evidenziava sempre Don Fortunato, è irreversibile nel senso che, anche in caso di cancellazione dei dati, foto e quant’altro si sia pubblicato nelle proprie pagine personali, gli stessi restano sempre e comunque negli archivi delle società gestori dei siti in quanto, tra le clausole di accettazione nelle iscrizioni, sta scritto che tutto quanto pubblicato rimane di proprietà delle società medesime. Da queste considerazioni non può che venire fuori un panorama sconcertante riguardo il reale livello di riservatezza della vita privata che conduciamo. Se già questo primo aspetto risulta essere inquietante nella valutazione degli effetti sulla vita di un individuo adulto, immaginiamo come possa essere devastante se rapportato alla fragilità emotiva e cognitiva di un adolescente o di un minore. Don Fortunato ha fatto capire in maniera inequivocabile che le vere vittime conseguenza di questo fenomeno sempre più dilagante circa l’utilizzo della rete internet sono i più deboli della catena sociale e cioè proprio i nostri giovani. L’associazione Meter che don Fortunato rappresenta (parola greca che significa “madre”, “grembo”), da questo punto di vista, nasce proprio per radicare e promuovere i diritti e la tutela dell’infanzia. Il monitoraggio della rete Internet da parte dell’Associazione ha evidenziato, supportata purtroppo in questo dagli eventi della sconcertante cronaca, come certi siti riescano ad adescare inconsapevoli minori dando origine a quei casi di pedofilia che tanto scuotono l’opinione pubblica. Attraverso la rete purtroppo adulti privi di inibizioni adescano i minori a fini pornografici, sessuali e, nei casi estremi, anche delittuosi. Allora don Fortunato ha richiamato all’attenzione tutti i genitori presenti affinché nelle famiglie vengano posti in essere modelli educativi rivolti alla tutela dei bambini e degli adolescenti. Modelli che devono necessariamente migliorare l’attuale qualità della vita degli stessi attraverso un corretto sviluppo psico-fisico. E’compito dei genitori monitorare e disciplinare l’uso degli strumenti tecnologici affidati nelle mani dei più piccoli. L’incontro si è concluso con un breve dibattito dal quale sono emerse le preoccupazioni di alcuni dei genitori in sala circa l’incapacità, ed a volte l’impotenza, di operare un controllo nei confronti dei propri figli. Don Fortunato ha ricordato che la tecnologia in se non può essere demonizzata. E’sempre l’utilizzo da parte dell’uomo di questa stessa tecnologia che ne determina la bontà o la negatività. Ha invitato dunque i genitori a riappropriarsi del loro ruolo di tutori dei propri figli. Da questo punto di vista l’Associazione da lui creata, che vanta una sede anche a Lamezia Terme presso i locali Sara e Tobia sotto la Curia Vescovile, fornisce gratuitamente tutto il supporto possibile ed immaginabile in termini di promozione, monitoraggio, consulenza ed educazione ai genitori che ne facessero richiesta.