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Cultura e Società

“Pornografia secondo business per l’economia illegale”

Paolo Emanuele · 9 anni fa

“La pornografia e la pedopornografia sono diventati il secondo business per l’economia illegale e le mafie dopo la vendita di armi. La foto di un bambino abusato da un adulto sulla Rete arriva a costare 500 euro e diventa un mezzo per amplificare i guadagni, un vero e proprio mercato sulla pelle dei bambini il cui corpo diventa oggetto di guadagno”. E’l’allarme lanciato da Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter, intervenuto questa mattina al Liceo Campanella di Lamezia Terme nell’ambito di un incontro organizzato dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare e dal Liceo Campanella, nell’ambito dei percorso avviato tra le docenti di religione dell’Istituto e l’ufficio diocesano diretto da Padre Gianni Dimiccolisui temi dell’educazione e della formazione delle nuove generazioni. Dalle azioni sulla Rete che sembrano più “innocenti”, come postare un selfie o caricare un video in cui ci si fa vedere ubriachi per sentirsi apprezzatidagli amici, ai veri e propri videopornografici condivisi, per il fondatore dell’associazione Meter“c’è tanta irresponsabilità tra i ragazzi nell’uso della Rete. Tante ragazze e tanti ragazzi non sono consapevoli che nel mondo della globalizzazione dell’immagine, la loro identità può essere acquistata e venduta come un qualsiasi prodotto. Le grandi società del web fanno affari sulle immagini e sui corpi che con spregiudicatezza e irresponsabilità vengono caricati sulla Rete, insieme a una grande mole di informazioni e riferimenti personali. Solo creando un’alleanza tra la famiglia, la scuola, la Chiesa e le diverse agenzie educative possiamo promuovere un’educazione digitale “liberante”, in cui il Web non è qualcosa che ci schiavizza e ci ingloba, ma siamo noi i protagonisti con il nostro pensiero e la nostra capacità”. Sul tema della lotta alla pedofilia, Don Fortunato Di Noto, fondatore di una realtà associativa impegnata da oltre 25 anni anche livello internazionale nella lotta all’abuso dei minori attraverso i mezzi di comunicazione, non si è tirato indietro dal pronunciarsi riguardo agli scandali che hanno coinvolto alcuni esponenti del clero, riconoscendo come “se è vero che nel passato si è fatto poco, la Chiesa non può essere vista come una multinazionale della pedofilia perché non è così: dopo gli scandali sono state attivate linee guida, documenti pastorali importanti, con circa 300 sacerdoti ridotti allo stato laicale da Benedetto XVI. Vorrei vedere se tutti gli Stati dove si sono registrati fenomeni di pedofilia e abuso sui minori si fossero attivati con la stessa incisività con cui si è mossa la Chiesa in questi anni. La lotta alla pedofilia è nel cuore della Chiesa e di tanti sacerdoti. Siamo consapevoli dei tanti sacerdoti che purtroppo hanno sbagliato e dei tanti che si sono voltati dall’altra parte. Ma ora dobbiamo guardare avanti e ciò significa che tutta la società deve attivarsi con una mobilitazione collettiva contro quei movimenti di opinione che vorrebbero far passare la pedofilia come un fatto normale, contro le lobby pedofile che ogni anno celebrano la giornata dell’orgoglio pedofilo, contro quanti ancora oggi arrivano a dire che un minore che ha rapporti con adulti in fondo vive una condizione di benessere. Contro tutto questo c’è un silenzio assordante”. Formazione, prevenzione, denuncia le parole chiave di Don Fortunato Di Noto a docenti e studenti dell’istituto superiore diretto da Giovanni Martello, evidenziando come “le lobby pedofile e quanti promuovono l’ideologia pedofila dispongono di molti più mezzi e molte più risorse di noi. Per questo mi sono appellato a registi e attori di Hollywood: lavoriamo insieme per far conoscere il dramma mondiale dello sfruttamento di bambini e far arrestare chi sfrutta e lucra su questo fenomeno. Dobbiamo rompere il velo del silenzio e denunciare”. All’incontro hanno preso parte alcune volontarie della sezione lametina dell’associazione Meter, che ha sede presso l’istituto “Tommaso Maria Fusco” con responsabile Suor Maria Teresa Porrello.