“In Italia la questione morale è esplosa perché noi cittadini abbiamo delegato il contrasto alla magistratura e alle forze dell’ordine. Siamo noi cittadini, soggetti di moralità, a dover esercitare il controllo sulla politica, sull’amministrazione, a pretendere il rispetto delle regole e a farci promotori del bene comune”. Così Gaspare Sturzo, magistrato e pronipote di don Luigi Sturzo, intervenuto nei giorni scorsi all’incontro su potere e corruzione organizzato dal Circolo di riunione presieduto da Felice Iannazzo. Dalle “mazzette” al clientelismo elettorale, dalle vecchie alle nuove forme di corruzione, Sturzo ha tratteggiato i diversi elementi che caratterizzano quello che è il cancro per eccellenza dell’Italia, in una commistione perversa con la mafia e la mala politica. Mali dell’Italia che don Luigi Sturzo già agli inizi del ‘900, ha ricordato il magistrato, “identificava nello statalismo, nella partitocrazia e nello sperpero di denaro pubblico. La radice della corruzione sta proprio nella grande quantità di denaro pubblico, che lo Stato distribuiva attraverso meccanismi di tipo politico – clientelare”. Nella panoramica delineata dal presidente del Centro internazionale studi su don Sturzo, è emerso il rapporto malato tra politica, pubblica amministrazione e imprese che nel corso degli anni ha portato il tasso di corruzione in Italia a livelli “patologici”, a pesare come una zavorra sulla crescita e il futuro del Paese. “Gli effetti della corruzione si percepiscono nella vita di ogni giorno – ha spiegato Sturzo – C’è l’imprenditore “amico” dell’assessore di turno che riesce ad aprire un’attività in pochissimo tempo e l’ìmprenditore che invece agisce onestamente e trova davanti a se mille ostacoli, che il più delle volte lo costringono a rinunciare ai suoi progetti. Questo produce un sistema malato, contro il quale non basta la repressione messa in atto da magistratura e forze dell’ordine”. Al centro della lotta alla corruzione, per Gaspare Sturzo“deve esserci un elemento di moralità, un processo di formazione delle coscienze. La moralità va riempita di contenuti e in questo processo il movimento cattolico in Italia ha tanto da offrire al Paese per un profondo rinnovamento morale e civico”. Una “rapacità” della corruzione in Italia che, secondo il magistrato, non guarda in faccia nessuno visto che “negli anni si è passati dalla corruzione sulla realizzazione delle opere pubbliche a quella che gioca sulla pelle delle persone, che consiste nel furto di denaro pubblico che avviene nell’ambito della sanità o nei sistemi di accoglienza per persone immigrate”. Per Gaspare Sturzo, il pensiero e la testimonianza del fondatore del Partito popolare italiano è profondamente attuale e può dare spinte decisive al contributo dei cattolici nell’Italia di oggi. E ha riproposto alcuni brani del dramma teatrale scritto da don Sturzo nel 1900 dal titolo “La mafia”, recitati dall’attore Mario Maruca: un testo di grande attualità, in cui la corruzione della politica che va a braccetto con la mafia rappresentata dall’onorevole di San Baronia si scontra con l’integrità morale del cavaliere Ambrosetti, pronto a tutto pur di non tradire se stesso, pur di non tradire la propria patria. Un nuovo appello “ai liberi e ai forti” per l’Italia di oggi, che ha bisogno di uomini che come don Luigi Sturzo siano capaci di formare nuove generazioni e di lasciare il segno con l’esempio della coerenza.
Cultura e Società
"Il pensiero di don Sturzo attuale nell’Italia di oggi”
Paolo Emanuele · 9 anni fa