“La radice umana della crisi ecologica e la necessità di difendere il lavoro”. Questo il tema del secondo incontro della scuola di dottrina pastolare della Chiesa che si è svolto nel centro pastorale Sant'Anna di San Pietro a Maida. All'incontro, nel corso del quale è stato approfondito il terzo capitolo dell'enciclica di papa Francesco "Laudato sì", tra gli altri erano presenti il direttore dell'Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, don Fabio Stanizzo e don Davide Vicentini, direttore della Fondazione Toniolo. Don Stanizzo ha introdotto il tema dell'incontro e ha presentato alla platea dei presenti, giunti anche dalle vicine comunità di Curinga, Maida, Vena di Maida e Jacurso, il relatore don Vicentini, illustrando l'opera prestata da quest'ultimo nell'ambito della Fondazione Toniolo, nonché le finalità istituzionali di quest'ultima, connotate da un rilevante spessore culturale e formativo e rivolte, in modo particolare, a stimolare e approfondire il dibattito scientifico sui temi della Dottrina Sociale della Chiesa in riferimento alle grandi questioni della società contemporanea. L'incontro è entrato nel vivo con la lettura del Vangelo di Matteo (Mt 20, 1 – 16) in cui Gesù racconta la parabola relativa ai lavoratori della vigna che hanno iniziato a lavorare in momenti diversi nel corso della giornata, ma che, in virtù di accordi precedenti all'inizio della prestazione lavorativa, hanno alla fine percepito tutti la stessa retribuzione, che si è concluso con la celeberrima frase “Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi”. Successivamente vi è stata la lettura di un brano tratto dal Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (Par. 171) e di un altro brano tratto dall'Enciclica Laudato Si (Par. 124). L'intervento di Don Vicentini si è aperto con il grande apprezzamento per l'opera del Vescovo di Lamezia Terme Mons. Cantafora che, con l'assistenza di Don Stanizzo, ha voluto realizzare la Scuola – Laboratorio di Dottrina Sociale, e ha constatato che un tale tipo di esperienza formativa e culturale, così capillare e tesa a rendere protagoniste anche le “periferie” della Diocesi mediante l'istituzione, a partire dallo scorso anno, delle due sedi della Scuola di San Pietro a Maida e di Nocera Marina, costituisce un unicum in Italia, non rinvenibile in nessun'altra Diocesi. Don Vicentini ha quindi iniziato ad affrontare l'oggetto dell'incontro, rilevando come l'Enciclica di Papa Francesco sia stata definita, in particolare da molti media, come un testo meramente ecologista, ma “tale lettura appare quanto meno distorta”, in quanto pone la propria attenzione solo su ciò che è stato scritto sulla natura e sull'ecologia, senza considerare, o sminuendo, il fatto che il soggetto dell'Enciclica è quell'ecologia di cui fa parte, avendo un ruolo fondamentale, l'uomo. L'esame della crisi ecologica, infatti, parte dal modo in cui l'uomo percepisce se stesso e interpreta il suo ruolo nel mondo, nella natura, nella realtà; il modo in cui l'uomo si rapporta alla natura è indice, infatti, di quale sia la qualità stessa della vita dell'uomo. Don Vicentini ha poi posto l'accento sul “contesto culturale postmoderno” in cui è nata la crisi ecologica, così come considerato da Papa Francesco e anche dalle numerose fonti di cui si è avvalso nella propria opera, come “La fine dell'epoca moderna” e “Il potere” di Romano Guardini, dimostrando come tale contesto sia caratterizzato, in primo luogo, da un depotenziamento, soprattutto da parte di alcuni media, delle istituzioni che alcuni decenni fa erano degne di stima e rispetto, e ciò con un continuo ironizzare su di esse, sulle persone che le rappresentano e, in ultima analisi, su ogni scelta compiuta “dall'altro”; ciò ha innescato e innesca nelle persone una reazione in un primo momento divertita, salvo divenire subito dopo fonte di delusione e solitudine: l'uomo si sente deluso e solo nell'affrontare la propria vita (non si può fidare delle istituzioni) e ciò apre la strada alla “tecnoscienza”, ovvero al fatto che l'uomo ha interiorizzato la credenza di poter risolvere i propri problemi e le difficoltà che incontra nella realtà e nella vita, dominando la vita stessa e divenendo così significativo. Tale dominio viene effettuato grazie alle tecnologie che ormai hanno invaso i campi più disparati dell'esistenza e se anche si deve affermare l'indubbia utilità della tecnologia, nonchè con Papa Francesco, la bellezza di molte produzioni tecnologiche, non si può non considerare che è altrettanto evidente una rilevante disparità tra lo sviluppo della tecnica e la crescita dell'uomo, che non sono andate di pari passo, così da far divenire l'uomo un “tecnocrate”. In tal modo l'uomo non si limita a trarre utilità dalla natura, ma ha creduto e crede che i propri problemi siano e debbano essere necessariamente risolvibili con la scienza e la tecnologia, senza accorgersi della tendenza ormai innegabile per cui le “macchine” da strumento sono divenute un fine. Altro elemento che si trova alla radice della crisi ecologica è il depotenziamento di un'altra istituzione, ovvero “la parola”. Don Vicentini ha affermato che oggi le parole non hanno la capacità di creare un senso in quanto “non hanno un significato condiviso” e ha fatto un esempio illuminante parlando della parola “amore”, per cui vi può essere qualcuno che dona la propria vita per “amore”, ma vi può anche essere chi, come il malato terminale, viene ucciso per “amore”, ovvero per evitare che soffra. La parola è quindi divenuta un mezzo per convincere gli altri e per portare gli altri dove vuole chi la sa meglio usare. La mancanza di parole capaci di creare senso fa si che i rapporti e le relazioni siano carenti e si perda di vista “l'insieme”. La frammentazione del sapere scientifico, ha aggiunto Don Vicentini, ha indotto ad essere specialisti nel parlare di singole cose, ma incapaci di risolvere problemi più complessi, come quelli “dell’ambiente e dei poveri”, che non si possono affrontare a partire da un solo punto di vista o da un solo tipo di interessi. In tal modo, l'uomo cerca di superare tale sua incapacità, nell'illusione creata dalla tecnologia di non avere limiti, provando a dominare la natura, senza considerare che tale modalità di azione è in realtà causa di ulteriori problemi, quali, ad esempio, la creazione di “scarti” da parte della società: sono scarti tutti coloro che non sono capaci di dominare e non riescono a far affermare la propria volontà. In tale ottica, tutto (natura, animali e relazioni) diviene una cosa da sfruttare per il proprio appagamento. Il relatore ha quindi posto l'accento su quanto tale tecnocrazia sia sbagliata, poiché pur essendo vero che gli strumenti aiutano a risolvere alcuni problemi, essa ha limitato la fantasia, la genialità e il coraggio proprio dell'uomo di mettersi alla prova, di tentare, mentre sempre al fine apparente di “risolvere i problemi” la tecnocrazia non bada a distruggere ad esempio il territorio o a raggiungere tutto ciò che è divenuto, in questa percezione distorta, indispensabile pur non essendolo. Papa Francesco ha rimarcato che non deve quindi meravigliare che tale “paradigma tecnocratico” e “l'adorazione del potere umano senza limiti” porti con se un relativismo pratico, dove tutto diventa irrilevante se non serve ai propri interessi immediati. Ciò si riverbera anche sul lavoro, che nella giusta accezione esprime fantasia, genialità ed è fonte di dignità dell'uomo e per l'uomo. Il lavoro è necessario per l'uomo, cui il creato è stato donato non solo per essere custodito, ma anche per essere coltivato, e quindi per partecipare all'azione creatrice del Creatore. Oggi, ha continuato Don Vicentini, l'uomo è schiavo del lavoro, che serve solamente per ottenere quel denaro necessario per soddisfare i propri interessi immediati di cui si è detto prima. Ciò fa comprendere sempre più come la finalità dei grandi centri di potere soprattutto economici sia quella di asservire la stragrande maggioranza della popolazione mondiale per aumentare la propria ricchezza e il proprio potere, di asservire l'uomo che sempre più è illuso nella credenza di non avere limiti e comunque di poter risolvere i propri problemi con la tecnologia; è ripiegato sulla soddisfazione dei propri bisogni immediati, che escludono tutto ciò e tutti coloro che non vi rientrano; è in realtà sfruttato nella propria opera che non riconosce più essere “concreatrice”; è privato della propria fantasia, genialità, unicità. In ultimo, vi sono stati gli interventi e le domande da parte di alcuni dei presenti e in risposta ad uno di essi don Vicentini ha aggiunto una considerazione che ha concluso felicemente il tema dell'incontro, rendendo visibile il bagliore della speranza, ovvero il fatto che l'uomo tecnocrate di cui si è parlato sembra aver perso in particolare il senso della Provvidenza, che è segno dell'incarnazione stessa, e che deve intendersi come quei gesti positivi che risolvono problemi e che sono posti in essere da persone dalle quali non ce li si aspettava. La speranza sta nel fatto che la Provvidenza è sempre a disposizione dell'uomo, e in particolare di quell'uomo che impara a riconoscere i propri limiti, che accetta la realtà e non vive delle proprie soggettive percezioni, di quell'uomo che, recuperando la propria fantasia, genialità e unicità, accetta di vivere anche in controtendenza, facendo discernimento di ciò che è importante e di ciò che è meno importante secondo una scala di valori che non è quella economica, non è quella del potere, non è quella dei propri bisogni immediati. In conclusione, l'incontro si è rivelato un evento coinvolgente e di rara intensità, per la chiarezza espositiva e illuminante, la preparazione e anche la simpatia e l'affabilità del Relatore Don Davide Vicentini, cui è andato il plauso di tutti gli intervenuti e il ringraziamento di Don Fabio Stanizzo, il quale ha ricordato che, secondo il calendario stilato dall'Ufficio Diocesano, il prossimo incontro della Scuola - Laboratorio di Dottrina Sociale della Chiesa è fissato per il 14 aprile 2016, ed avrà ad oggetto sempre l'Enciclica Laudato si e in particolare il tema “Politica ed economia in dialogo per la pienezza umana”.
Vita diocesana
Il paradigma tecnocratico contro la fantasia, la genialità e l'unicità dell'uomo
Gigliotti Saveria Maria · 9 anni fa