«è una donna gentile, dolce, con un lungo abito azzurro. Ci spiegava le cose di Dio, l’abbiamo capita subito. Arrivava sempre di notte, col buio, però l’abbiamo vista benissimo, perché era avvolta da una luce bianca... Ma come, non la conoscete?”. Sbalorditi, i francescani – narrava nonno Umberto – , non sapevano cosa rispondere a quegli indios che così candidamente dichiaravano di voler diventare cristiani. «E questi a insistere: “Ma sì, è venuta tante altre volte, ci ha curato e una notte ha salvato uno di noi, morso da un serpente velenoso: ha usato delle erbe raccolte nella prateria e acqua di sorgente...”». «Scommetto che era la Madonna, vero nonno, quell’apparizione?» interloquì Stefano con la sua consueta vivacità. «Abbi pazienza e ascolta il seguito della storia... Vedrai, una storia davvero incredibile. Pensa! Quel pugno di frati missionari aveva affrontato un viaggio lungo e pieno di pericoli – siamo nel 1629 e i jet devono ancora essere inventati – dalla lontana Spagna nelle praterie del Nuovo Messico (oggi si chiama Texas) per convertire degli indios selvaggi e, si diceva, tutt’altro che amici degli stranieri: ed eccoli invece accoglienti e pacifici, istruiti alla perfezione su tutte le verità del catechismo, loro che erano degli analfabeti, già pronti per il battesimo!». «Dev’essere stata quella Signora... vero?». «Proprio così – confermò nonno Umberto –: quella misteriosa Dama Azzurra, come ormai veniva chiamata dagli abitanti della prateria... Vedendo poi raffigurata in un quadro che i francescani avevano con sé una certa suora, dicevano: “Sì, è vestita nello stesso modo, ma quella che abbiamo visto è molto più giovane e bella!”. «Non ci capisco niente!» borbottò a questo punto il nipotino. «Ah ah! – rise il nonno –. Sta’sicuro che pure a quei buoni frati cominciava a girare la testa davanti a quei fatti strabilianti. «Ma sai cosa successe il giorno dopo? Quegli stessi indios, che nel frattempo avevano avvisato altre tribù vicine, si radunarono in massa e con entusiasmo si fecero battezzare. Considera che non si trattava di poche centinaia, ma di una folla di oltre diecimila». «Questa sì che è grossa! Nonno, non mi starai raccontando una favola?» esclamò Stefano con aria fintamente risentita. L’altro rinchiuse il suo giornale e cominciò il “rito” della pipa: caricarla di tabacco, accenderla e... ciò che faceva sempre arricciare il naso al nipote. «E quando mai l’ho fatto? – rispose finalmente, avvolto in una nuvola profumata –. Lo sai che amo raccontarti solo fatti realmente accaduti. No, no: questa è storia. Esiste ancora la relazione che padre Alonso de Benavides, il responsabile dei missionari, fece al re di Spagna Filippo IV, una volta tornato a Madrid. «Si venne poi a scoprire che la famosa Dama Azzurra amica degli indios del Nuovo Messico era una giovanissima suora di nome Maria, di cui già in vita era nota la santità... Una suora di clausura mai uscita dal suo convento di àgreda, un borgo sperduto sulle montagne di Castiglia: eppure, miracolosamente, aveva potuto “visitare” più e più volte quegli indios di cui neppure aveva immaginato l’esistenza, preparandoli così all’incontro con i religiosi francescani...». Stefano ascoltava incantato. «Ma com’era potuto succedere questo?». «Certo, per premiarla del suo amore e dei suoi sacrifici, il Signore aveva esaudito il più ardente desiderio di Maria: annunciare il vangelo di Cristo alle popolazioni più abbandonate della Terra. Credimi, è un caso veramente unico nella storia della Chiesa e dell’evangelizzazione...». Una pausa di silenzio e... «Non dirmi che hai letto pure questo sul giornale, nonno!». L’anziano sorrise: «E invece sì. Fra tante notizie d’altro genere, può capitare anche questo». (Fonte: Città Nuova)
Favola
La Dama Azzurra della prateria
Gigliotti Saveria Maria · 9 anni fa