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Cultura e Società

Musulmani italiani in piazza per dire il loro no al terrorismo

Paolo Emanuele · 9 anni fa

Da Parigi a Tunisi, dalla Siria alla Turchia, senza alcuna differenza di nazionalità o religione, il mondo intero sta vivendo nel terrore degli attentati e delle guerre, per mano dell’Isis, letteralmente Stato Islamico dell'Iraq e al-Sham, che inizialmente era composto da un piccolo gruppo di Jihadisti attivo in Siria e in Iraq. Dalla sua fondazione, nel giugno 2014, però, con la proclamazione del Califfato, l'Isis ha realizzato oltre ottanta attentati in 20 paesi diversi facendo più di 1600 morti, si parla di più di 80 attentati e oltre 1600 morti. Guidati da Abu Bakr al-Baghdadi, considerato da loro come il successore politico e spirituale di Maometto e guida sulla comunità islamica, negli anni sono aumentati e il mondo occidentale, e l’essere occidentale quindi aperto a integrazione, guidato da democrazia e contro ogni forma di violenza, sono diventati per loro motivo di disonore e ostacolo da eliminare per far rinascere il califfato nei territori caduti sotto il suo diretto controllo e far sì che la fede in Allah sia l’unica nel mondo. La loro non vuole essere una strada pacifica di professione di fede, e in questo loro odio, hanno tirato indirettamente tutti i musulmani, visti come possibile seguaci o addirittura complici di attentati. Nulla di più sbagliato, come lo stesso Pontefice ha professato più volte «siamo chiamati a rispettare la religione dell’altro, i suoi insegnamenti, simboli e valori». I musulmani italiani, hanno voluto rispondere a chi vede in loro un pericolo e soprattutto a chi sta facendo della religione una giustificazione per uccidere e trasmettere paura. In questi giorni a Roma e Milano i musulmani italiani, seguiti da laici, cattolici, giovani e non, hanno deciso di protestare contro Isis con lo slogan #notinmyname “E’un dovere condannare violenza e terrorismo”. Una protesta pacifica, contro la guerra, contro il terrorismo jihadista, a favore della solidarietà nei confronti delle vittime degli attacchi terroristici. Un giorno importante, contro odio e pregiudizi «Bisogna partecipare attivamente alla vita delle nostre città – ha dichiarato il segretario generale della Grande Moschea di Roma Abdellah Redouane - l’impegno di tutti non è solo auspicabile, ma anche indispensabile, il terrorismo non può continuare a colpire ovunque in nome dei musulmani». Come sfondo della giornata, cori come “No all’Isis, no al terrorismo, noi ci siamo” e “non abbiate paura di noi”, “l’Isis è un cancro del corpo islamico. Quello che hanno fatto è un attacco contro la comunità intera”. Preoccupato il responsabile del Coordinamento associazioni islamiche di Milano e Monza-Brianza, Davide Piccardo: «La crescente “islamofobia” – dichiara - crea tensione e invece avremmo bisogno di convivenza e dialogo per far capire che siamo contro ogni forma di violenza». I musulmani italiani, sono accusati da più parti di restare silenziosi o passivi di fronte al terrorismo, ma la manifestazione ha voluto dimostrare il contrario. Insieme a loro più volti, più colori, più fedi religiose, che hanno voluto dimostrare che l’odio verso lo straniero non porta a nulla, la non violenza può e vuole essere più forte della violenza.

nimo avvolto della luce che si sprigiona dal Volto di Gesù che loro attendono nella fede e che contemplano nello spirito. In tal senso, si comprende che la misura dell’Avvento in ogni credente si specifica come progresso interiore, progresso spirituale dell’uomo affinché si possa “essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio” (Fil 1,10-11). L’Avvento è perciò tempo di “progresso spirituale”, un “progredire” anche in senso di “uscire” da se stessi, dai propri pensieri, dalla propria storia di peccato e di indeterminatezza, di indecisione, di pigrizia, per andare oltre, dove è Cristo, nel mondo, per la sua santificazione. Ma andare oltre è prima di tutto abbandono dei propri condizionamenti, delle incapacità di conoscere e di amare secondo verità, oltre anche quel passato che diviene ripetizione, abitudine, forma mentis, standardizzazione di cose e di avvenimenti, emotività senza contenuti di fede e formule senza significato.

Avvento: tempo che prepara il futuro dell'uomo, partendo dalla promessa di Dio, ma anche dalla partecipazione reale ed affettiva, del cuore, della mente, dell'intelligenza e della razionalità; tempo di “uscire” incontro al Signore che viene per giudicare il mondo, per immetterci su quella strada della presenza creatrice di Dio; tempo di speranza per il bene dell'umanità, ma anche di lasciare il peccato per accogliere tutto il dono di grazia che il Signore ci ha riversato nel suo immenso amore di Padre.