Un tempo esistevano gli emigranti e gli immigrati: chi lasciava il suo paese emigrava, chi entrava in uno nuovo immigrava. Oggi, nelle nostre orecchie risuona un unico termine, che è già indicativo del destino di chi lo porta: migrante, colui che migra, che si sposta. Da dove ? Verso cosa? Perché? Domande alle quali spesso non ci importa più rispondere. Il migrante si deve spostare e velocemente magari, così da smettere di chiederci con la sua sola presenza “Puoi aiutarmi?” A me non interessa sapere cosa fa o farà l’Onu, l’Unchcr, l’Europa, l’Italia, la Croce Rossa,la Caritas e via dicendo. Troppo semplice mettersi la coscienza a posto delegando agli altri. Credo che Gesù ci abbia chiesto altro. Credo che davanti alle tragedie alle quali assistiamo, ciascuno di noi debba dare una risposta alla richiesta d’aiuto che viene dal fratello.Cosa posso fare io? Non posso fare niente, è la prima cosa che ho pensato. Non sono un politico. Non sono medico. Non sono un avvocato. Non sono ricco. E via via molti altri alibi . Ma sono un cristiano, non posso non fare nulla. E cosa posso fare allora? E’Gesù stesso che ci suggerisce cosa fare.“…ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito,malato e mi avete visitato,carcerato e siete venuti a trovarmi.”( Mt 25, 35 )Cosa può fare un semplice cristiano per un migrante?Può dargli da mangiare, non solo facendo la carità, ma anche, per esempio, preparando qualcosa da portare in un centro d’accoglienza e da mangiare lì, insieme agli ospiti. So di una signora di Lamezia che ha preparato le grispelle calde, calde e le ha portate lì l ‘anno scorso vicino a Natale, riempiendo non solo degli stomaci, ma riscaldando un po’le anime di quei ragazzi.Puoi vestire gli ignudi, portando i tuoi abiti usati a chi li raccoglie, se vuoi. Ma puoi fare di più permettendo a qualche migrante di parlare in italiano insegnandoglielo. Gli ridarai un po’di dignità, permettendogli di raccontare la sua vita, di parlare direttamente con un medico, di chiedere informazioni, di riprendere in mano la propria vita potendo interagire autonomamente con il resto della società.So che un poco di penne e qualche foglio possono bastare per un progetto così semplice. E non hai bisogno di un finanziamento comunitario, né di un master in comunicazione per cominciare.Puoi andare a fare visita in un centro, cercare il ghetto più vicino e portare lì solo te stesso e tanta voglia di ascoltare.So che basta stringersi la mano e condividere un poco di ciò che si ha per sentire che l’Uomo è ancora tale e che il fratello è anche un italiano.So che basta poco, davvero pochissimo per fare qualcosa.Non sparirà il senso di impotenza. Non passerà la rabbia per le ingiustizie che vedrai. Non cambierà il mondo. Ma saprai di aver portato un po’più degnamente il nome di cristiano e sarai tu a dire “Grazie!” al migrante che ti ha aiutato a ricordare chi sei.
Cultura e Società
Cosa può fare un semplice cristiano per un migrante?
Cesare Natale Cesareo · 9 anni fa