Ogni uomo è chiamato a vivere sulla terra l’esperienza che il popolo d’Israele visse lungo il suo Esodo verso la terra promessa, solo che per ogni uomo la “terra promessa” non è più un luogo ben circoscritto, ma il cielo stesso. è questo il messaggio che vuole comunicarci la Parola di Dio in questa diciottesima domenica del tempo ordinario.
Il popolo del Signore è nel deserto, luogo arido, senz’acqua, non coltivabile, senza alcuna fonte di sostentamento. La terra non può produrre alcun nutrimento per il popolo. Cosa fa il Signore? Attesta la sua misericordia e la sua onnipotenza per il suo popolo facendo piovere il pane dal cielo. è questa la straordinaria forza del Signore: Egli non ha bisogno né di terra, né di acqua, né della semente, né di altra cosa per sfamare il suo popolo, quanti credono e per questo si fidano e si affidano a Lui. Dio vuole che l'uomo comprenda che tutto è un suo dono d'amore. è dono la libertà dalla dura schiavitù ed ogni momento del cammino verso la sua pienezza. Dio è la vita. Quando il popolo si trova senza vita per il corpo, perché senza pane, anziché invocare il Signore perché voglia affrettarsi e venire in suo soccorso, si lamenta, mormora, impreca. Per un pezzo di pane vuole ritornare ad essere schiavo, per la vita del corpo rinnega il Signore che lo ha liberato e la stessa libertà conquistata. Ma il Signore è misericordioso e pietoso. Si china di nuovo sull'uomo e gli insegna che non c'è vita se non in Lui e che Lui questa vita la può dare in qualsiasi istante e in ogni modo. Per quarant'anni fa piovere il pane dal cielo, perché Israele si ricordi che la sua vita è da Dio. Quando dimenticherà questo, ritornerà nella schiavitù di se stesso, una schiavitù peggiore di quella sopportata in Egitto, perché sarà una schiavitù senza padrone e una morte senza aguzzino. Senza Dio, ognuno si farà padrone e aguzzino di se stesso, per una morte eterna, senza più speranza. Ma è la storia dell'uomo: sempre il corpo uccide lo spirito e la terra soffoca le aspirazioni dell'anima. L'uomo non sa che il Signore lo mette alla prova per saggiare la fedeltà del suo cuore, per fargli capire che in ogni circostanza vuole tenerlo sempre legato al suo amore e alla sua provvidenza senza limiti. La manna è l'esempio perenne dell'amore di Dio per l'uomo, è anche il segno dell'altro Pane, del Pane vivo disceso del cielo, di Cristo Gesù fattosi eucaristia per la vita di quanti credono in Lui. Difatti, oggi c'è un nuovo deserto, il mondo; c'è una nuova patria da raggiungere, il cielo; ma c'è anche un nuovo pane, vero e vivo, che il Signore farà piovere dal cielo per nutrire e sostentare quanti dovranno raggiungere il suo regno di gloria e di luce eterna. Dio, che non ha abbandonato il suo popolo nel deserto, non abbandona neppure l’uomo nel suo pellegrinaggio terreno. Gli ha dato un “pane”, capace di sostentarlo lungo la strada: il “pane” è Cristo. Egli è prima di tutto il cibo dell’anima con la verità rivelata e poi con la sua stessa Persona presente nel Sacramento dell’Eucaristia. Ma Gesù è insieme parola e carne, luce e vita, verità e grazia, perciò bisogna mangiarLo nella Parola e nei segni sacramentali. Bisogna nutrirsi di Lui come Parola prima che come Pane, e lo si può mangiare come Pane vero solo dopo averlo mangiato come Parola di vita, come verità di salvezza, come comandamento dell'amore. Non è facile comprendere il discorso di Gesù, tant'è che il cristianesimo ha pensato di poter essere ed esistere senza il Pane di Cristo che è Parola e Corpo eucaristico. La tentazione sa che Gesù solo è la forza di attraversamento del deserto. Se essa riesce a distaccare il credente da Lui attraverso una molteplicità di false concezioni, falsi pensieri, fallaci usi, umane tradizioni e costumanze, l'uomo si trova immerso ancora una volta nella sua situazione di morte. Mentre solo Cristo è la vita e la verità dell’uomo, come anche lo stesso Paolo afferma nella seconda lettura di questa domenica. Ogni verità è in Cristo Gesù, nel suo mistero di grazia e di parola, rivelato e donato, perché divenendo partecipe di esso, l'uomo diventi un solo mistero nel Signore. Così come si è fatto dopo il peccato, egli non è l'uomo secondo la verità che è in Cristo Gesù, non è neanche l'uomo che riflette in sé Cristo e il suo mistero. è un uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici. Lui è chiamato ad entrare nella verità del suo essere, a farsi nuovo in Cristo, a divenire vero, a realizzare l'originario disegno secondo il quale Dio lo ha pensato fin dall'eternità. Questo avviene man mano che l'uomo abbandona la condotta di un tempo e si addentra nella grazia e nella verità di Gesù Signore. La vita cristiana si compie in un duplice movimento: di allontanamento dal male, di avvicinamento a Cristo. L'avvicinamento a Cristo è dato dall'allontanamento dal male. Chi non abbandona il male mai potrà avvicinarsi a Cristo e ci si avvicina a Cristo per allontanarci dal male. Si entra così nella verità di Cristo e in Cristo verità dell'uomo.
Il Vangelo della domenica
Riflessione sulla XVIII domenica del tempo ordinario
Paolo Emanuele · 9 anni fa