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Chiesa

Perseguitati e negati

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Perseguitati e negati Perseguitati e negati. Ha titolato così, martedì l’Avvenire, il crescente dramma dei cristiani in Medio Oriente e non solo. Si tratta di una discussione teologica, come suggerisce l’onorevole Boldrini? Di sicuro è che c’è del sangue che scorre ancora caldo e bagna il Mar Mediterraneo. C’è del sangue caldo che penetra la sabbia della Libia, dell’Egitto e della Siria. è facile parlarci su in maniera politicamente corretta, l’importante è non dire che si tratta di cristiani e che in quanto tali vengono uccisi. Nessun cristiano chiede a un non cristiano di riconoscerli come martiri, questo compito spetta a noi. Siamo noi a ricordarli e celebrarli come martiri. E questo ci riesce anche molto bene, dopo 2000 anni di martirio, la Chiesa sa bene chi sono i martiri. Certo da persone ragionevoli, invece, si attende la capacità di non negare l’evidenza. E la morte di qualsiasi uomo o donna esige rispetto e sacro silenzio. Fa riflettere l’articolo di Ernesto Galli Della Loggia, apparso sul Corriere della Sera del 5 aprile scorso. “Ancora ancora, grazie al ricordo della Shoah, avvertiamo un leggero soprassalto se ammazzano qualche ebreo in un supermercato parigino o in un museo di Bruxelles. Ma se in una contrada d’Africa o d’Asia da anni abbattono croci e incendiano chiese a decine, fanno schiave e violentano donne solo perché cristiane, se per la stessa ragione decapitano o freddano con un colpo alla nuca chiunque non preghi Allah, non riusciamo a scomporci più di tanto”. E poi chiede al Governo Italiano una libera sottoscrizione per aiutare i cristiani perseguitati. Non è impensabile che il mondo laico riconosca ragionevolmente un odio persecutorio contro i cristiani. Le parole di Papa Francesco alla Messa per il centenario del genocidio armeno hanno fatto tremare Ankara. Il genocidio armeno ha aperto la strada all’omicidio di stato, all’omicidio di massa.

Un lungo stuolo di esempi ha segnato la storia del XX secolo. Le reazioni violente contro il Papa e la conseguente minaccia di ritorsione agli armeni presenti sul territorio turco confermano un odio violento contro un popolo che stenta a smorzarsi. Eppure il sostegno dell’UE e degli USA arriva a porre un freno alla follia negazionista turca. Papa Francesco, concludendo la Via Crucis, ha ricordato «i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Cristo sotto i nostri occhi e spesso con il nostro silenzio complice». Questa complicità e indifferenza verso la persecuzione, come verso l’emarginazione e la disperazione, sono il frutto dell’ideologia islamista, ma anche dell’ideologia dei buonpensanti.

Noi, non chiediamo che siano altri a dirci chi è martire o no. Un martire si riconosce non dalla violenza della morte, ma dalla fede che professa e un martire parla così: «Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita». Preghiamo per i cristiani perseguitati e onoriamo il sacrificio di martiri come Shahbaz Bhatti, ministro cattolico pakistano. Preghiamo ancora per la schiera innumerevole, i cui nomi non conosceremo, ma che davanti a Dio seguono l’Agnello dovunque vada.