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La parola del Vescovo

Omelia Domenica delle Palme Cattedrale, 29 marzo 2015

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Omelia Domenica delle Palme

Cattedrale, 29 marzo 2015

Con la Domenica delle Palme si aprono i riti della Settimana Santa, e come di consuetudine in cattedrale le celebrazioni sono state presiedute da Sua Eccellenza Mons. L.A. Cantafora che ha offerto ai partecipanti alla concelebrazione la seguente Riflessione

Carissimi, con questa solenne celebrazione dell’Ingresso di Gesù a Gerusalemme inizia la grande settimana, la Settimana Santa nella quale rivivremo la passione, la morte e la resurrezione di Gesù. Non si tratta solo di rivivere, ma di “partecipare” all’evento centrale della nostra salvezza. Il modo per partecipare ce lo ha indicato il profeta Isaia:«Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come un discepolo». Ecco carissimi, occorre avere una lingua e un orecchio da discepolo. Tutto nella passione di Gesù ruota intorno a parole dette e a gesti compiuti. Noi con il profeta chiediamo al Signore di donarci una lingua non per ingiuriare ma per confortare; chiediamo di saper ascoltare la sua parola come un vero discepolo. E il discepolo cosa fa? Ascolta il suo maestro, cioè ritiene che le parole dette da lui siano vere, le considera un insegnamento efficace di cui lui ha bisogno e si lascia ammaestrare, addestrare, educare. Il vero discepolo è docile, non si ribella, accoglie. Anche Gesù non si è tirato indietro ma ha offerto la sua guancia a coloro che gli strappavano la barba. Egli è stato un vero Figlio del Padre, accogliendo la Sua volontà. Tutti i profeti sono stati anche discepoli nel senso che hanno accolto e trasmesso le parole di Dio, si sono lasciati condurre fino a donare la propria vita. I discepoli di Gesù, in questo momento, sono un po’come noi: ascoltiamo, ma non prestiamo orecchio, udiamo ma non mettiamo in pratica quella parola. Mossi dalla paura, turbati e sconcertati i discepoli non sanno ascoltare le parole del maestro. Si lasciano trascinare dagli eventi. Ma poiché la parola di Dio è viva ed efficace e non ritorna a Lui senza aver compiuto ciò per cui è stata mandata, quella Parola sarà compresa dopo la morte e resurrezione di Gesù. Carissimi, occorre dunque ascoltare. Un ascolto attivo con il cuore e non solo con le orecchie. Questo ascolto ci permette di entrare in una dimensione nuova: la mitezza di Gesù, che è il grande atteggiamento con cui egli affronta tutto. Entra con mitezza a Gerusalemme cavalcando un puledro d’asina, si lascia ungere da una peccatrice a casa di Simone, si lascia arrestare consegnandosi ai suoi carnefici, non risponde alle provocazioni e alle ingiurie, dona la sua vita perdonando. E tutto questo Egli lo ha fatto per noi! Signore, donaci di entrare nel tuomistero di salvezza, di saper ascoltare in questi giorni le tue parole e i tuoi silenzi. Donaci di diventare tuoi discepoli! Amen