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La parola del Vescovo

Omelia Messa in Coena Domini Cattedrale, Giovedì Santo 2 aprile 2015

Paolo Emanuele · 9 anni fa

Omelia Messa in Coena Domini Cattedrale, Giovedì Santo 2 aprile 2015

Dopo aver consacrato gli oli che saranno usati in tutta la Diocesi, alla presenza di tutto il clero diocesano e di numerosi fedeli, Sua Eccellenza Mons. L.A. Cantafora ha presieduto anche la Santa Messa in Coena Domini. Di seguito l’omelia del presule

«Vi ho dato un esempio perché come ho fatto io facciate anche voi». Questa è l’ultima Parola del Vangelo che è stata proclamata ed è una Parola estremamente significativa: «perché come ho fatto io facciate anche voi». Il Signore Gesù è veramente il nostro Maestro ma ancor più è il nostro Signore. Oggi entriamo in un mistero molto grande: nelle letture proclamate c’è un condensato della Pasqua: la memoria dell’uscita dall’Egitto, la memoria dell’Istituzione dell’Eucaristia e la memoria del gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli. Questo gesto è profetico e rivelativo. Infatti Gesù prima depone le sue vesti e nel deporle anticipa la sua morte, quando Lui stesso sarà deposto nel sepolcro. Gesù depone le vesti e si consegna già ai suoi. Ma non si ferma qui: lava i piedi ai suoi discepoli, compiendo un gesto – per quei tempi – considerato non consonoad un maestro e inopportuno nel contesto della cena. Ma quel gesto di Gesù non è semplicemente un fuori schema, una trovata originale. Egli si inginocchia davanti ai suoi discepoli e lava loro i piedi dimostrando così di essere “il Signore”, il Dio incarnato, il “Dio ricco di misericordia” (cfr. Lettera Enciclica Dives in misericordia). Egli compie ciò che normalmente faceva lo schiavo oppure colui o colei che ama. Pensiamo a Maria di Betania che ha lavato i piedi di Gesù col profumo e li ha asciugati con i suoi capelli. Perciò Gesù qui è Signore perché si inchina davanti ai suoi ed è Amore che ama sempre, fino alla fine, perché vuole entrare in contatto con noi, con quella parte più intima di noi stessi. Egli ci ama anche là dove non siamo amabili, ci ama con perseveranza anche se si consuma in quella cena il tradimento; ci ama sino alla fine anche davanti all’incomprensione “dei suoi”. Ci ama a tal punto da non tornare indietro neanche davanti al rinnegamento di Pietro. Solo Lui, il Signore, ci può amare di un amore così grande da dare la vita per noi, ritenendoci suoi amici. Egli vive l’amore totale, che non cerca il tornaconto e non chiede neppure di essere ricambiato. Ama radicalmente, gratuitamente e basta. Si dona. Egli sa, più di noi, che la nostra vita, però, si potrà completaresoltanto donando e donandosi liberamente e consapevolmente, per amore. Ecco, in questo sensoGesù ci lascia anche una consegna: «Vi ho dato un esempio perché come ho fatto io facciate anche voi». Non si tratta di ripetere un gesto rituale. Esso corrisponde al «Fate questo in memoria di me» dell’Eucaristia. I gesti che Gesù compie sono dunque molto umani, quotidiani per indicarci che siamo chiamati a fare del nostro quotidiano un rendimento di grazie. Il nostro quotidiano fatto di famiglia, di lavoro, di relazioni con gli altri è il luogo dove l’Eucaristia diventa vita, realtà concreta dell’esistenza e non semplicemente rito! Gesù lava i piedi e facendo questo, ama. Mostra, e dimostra, di amare tutti e di amare ciascuno. Egli sa che niente e nessuno può impedirgli di amare, di amarci così. S. Paolo esprimerà molto bene questo: «Chi ci separerà dall’amore di Dio?». Gesù come Signore ama, e come maestro ci insegna che ogni occasione, anche quella più dolorosa e tragica, come il tradimento, come la morte, può essere un’opportunità per amare fino a donare la vita, può essere vissuta nell’amore. Gesù non sogna situazioni ideali per esprimere l’amore, non idealizza neppure il rapporto con i suoi: egli ci ama mentre siamo peccatori! In questo consiste la gloria dell’amore di Dio! Egli ci ama nella concretezza della nostra esistenza, qui e ora, così come siamo. La prima cosa “da fare” non è dunque lavare i piedi agli altri come ha fatto Gesù, ma accorgerci che Lui per primo li lava a noi. Pietro si ribella a questo e in Pietro riconosciamo tutte le nostre ribellioni. Occorre prima che noi veniamo lavati, purificati dall’amore di Dio. è una grande presunzione ritenere di essere puri. Tutti abbiamo bisogno di essere lavati, guariti, amati. è l’amore di Gesù per noi ciò che ci aiuterà a vivere anche il nostro servizio agli altri, alla Chiesa e al mondo, nell’umiltà riconoscendo che se siamo oggetto di tanto amore non è perché siamo “bravi” noi, ma perché l’amore di Dio verso di noi è veramente gratuito.“Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati”. (cfr. Efesini 2, 4-5).