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La parola del Vescovo

Santa Messa 1 gennaio, Chiesa Cattedrale, 1 gennaio 2015

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Santa Messa 1 gennaio,

Chiesa Cattedrale, 1 gennaio 2015

Il primo giorno dell’anno 2015, Giornata Mondiale della Pace e Solennità di Maria Santissima Madre di Dio il Vescovo ha presieduto in Cattedrale a Lamezia Terme la Celebrazione Eucaristica. Di seguito si propone l’omelia del Presule al popolo di Dio che ha partecipato alla celebrazione

L’inizio del nuovo anno, dono di Dio, coincide con la celebrazione della divina maternità di Maria nell’ottava del Natale. Perché ogni anno nuovo inizia con il ricordo di Maria Madre di Dio? Perché la nascita di Cristo è stata l’inizio del nuovo tempo. Cristo entrando nel tempo ha fermato la circolare schiavitù del tempo, indicando una meta che possiamo raggiungere, la comunione con Dio. La nascita di Cristo è la vera novità della storia. Un Padre della Chiesa ha scritto: “il Verbo di Dio … divenne figlio dell’uomo per abituare l’uomo ad accogliere Dio ed abituare Dio ad abitare nell’uomo” (S. Ireneo, Contro le eresie III, 20, 2). Si tratta di un’eco della parola di S. Paolo appena ascoltata: “Dio mandò il suo Figlio nato da donna… perché ricevessimo l’adozione a figli”. Nella sua maternità Maria è stata incaricata della più grande missione che un persona abbia potuto ricevere: accogliere Dio dentro di sé, far crescere Dio dentro di sé. Dopo Maria ogni credente ha questo compito nella vita: accogliere Dio, far crescere Dio dentro la propria vita. Una Maternità benedetta è quella di Maria. “I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Una Maternità combattuta, quella di Maria: “il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato” (Ap 12,4). La presenza di Dio nel grembo di Maria l’ha resa la donna benedetta che ogni generazione chiama Beata, ma ella porta in grembo un “segno di contraddizione”! Perché Cristo è segno di contraddizione? Maria introduce nel mondo Colui che ha cacciato fuori il principe di questo mondo. Colui che ha abbattuto la morte e gli idoli davanti ai quali l’uomo si piega e si perde. La maternità di Maria ci annuncia la grande verità: “Non sei più schiavo”, ci ha detto l’Apostolo, “ma figlio”. Eppure non si diventa figli, senza l’imperativo della conversione!Il Santo Padre ha dato come tema all’odierna giornata della pace “Non più schiavi, ma fratelli”. “La Buona Novella di Gesù Cristo, mediante il quale Dio fa «nuove tutte le cose» (Ap 21,5), è capace di redimere le relazioni tra gli uomini”. Eppure ancora oggi conosciamo il fenomeno dell’asservimento di persone ad altre persone. Il Papa nel suo messaggio presenta i modi con cui la schiavitù è ancora presente, anche davanti casa nostra, se non dentro! Pensiamo ai tanti lavoratori e lavoratrici, anche minori, in nero e privati di qualsiasi aiuto e sostegno. Pensiamo ai molti migranti che,nel loro drammatico tragitto, soffrono la fame, vengono privati della libertà, spogliati dei loro beni o abusati fisicamente e sessualmente. Penso a quelli tra di loro che, giunti a destinazione dopo un viaggio durissimo e dominato dalla paura e dall’insicurezza, sono detenuti in condizioni a volte disumane. Questa forma di schiavitù ci interpella particolarmente, perché Lamezia Terme è la città più multietnica della regione! Pensiamo alle persone costrette a prostituirsi, alle schiave e agli schiavi sessuali; vi sembrano lontane queste parole del Papa? Purtroppo sono a noi vicine, ci riguardano, ci toccano. Sappiamo che Dio ci chiederà un giorno: Che cosa hai fatto del tuo fratello? (cf. Gen 4,9-10). Se facciamo andare avanti l’indifferenza, noi blocchiamo il cammino di vita di tanti uomini e donne, che sono fratelli e sorelle. Aumentiamo gli spazi dell’accoglienza, intrecciamo relazioni di solidarietà. Tendiamo le mani a chi vediamo oppresso e schiavo per far riprendere con coraggio il cammino a chi non può alzarsi da solo! Solo se un nostro fratello ci benedirà nel letto della sua malattia; solo se un nostro fratello ci benedirà perché lo abbiamo liberato dal peso delle sue catene; solo se un nostro fratello ci benedirà, allora anche Dio ci benedirà e vivremo da figli di Dio, fratelli e non più schiavi.