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Parrocchie news

Rivivono gli antichi mestieri nei presepi viventi dei centri storici di San Teodoro e Miraglia

Antonio Cataudo · 10 anni fa

Nel solco della tradizione natalizia cittadina ritorna l’appuntamento con i presepi viventi, allestiti nei due centri storici di Lamezia Terme: il presepe vivente di San Teodoro, organizzato nel centro storico di Nicastro dall’Associazione Culturale “Ardito”, presieduta dal diacono Enzo Mastroianni, e dalla Parrocchia San Teodoro Martire col patrocinio del Comune di Lamezia Terme, della Provincia di Catanzaro e della Regione Calabria; e il presepe vivente di Sambiase, organizzato dalle Parrocchie di S. Pancrazio e San Francesco di Paola, lungo Via Domenico Porchio (Miraglia) e diramazioni, fino alla Rettoria dell’Addolorata.

Continua, dunque, nel presepe vivente quel filo comune che lega i due centri storici di Lamezia est e Lamezia ovest in occasione delle festività natalizie, richiamando migliaia di persone, attratti dalla magia e dalle suggestioni create per l’occasione, che nell’atmosfera natalizia assumono una grande valenza, alimentata dal fatto che entrambi i presepi viventi interagiscono col visitatore, nel senso che il cittadino diventa attore e viene coinvolto nei vari mestieri interpretati dai figuranti, rigorosamente in costume tradizionale del tempo.

Il presepe vivente nella zona di “S. Teodoro” (25 e 26 dicembre 2014; 4 e 6 gennaio 2015, dalle 18 alle 22), ad iniziare da largo San Marco (dove si lavora il maiale), si snoda sin su al vecchio maniero, sul cui sfondo campeggia, appunto, il castello, iniziato dai Normanni durante la seconda metà dell’XI secolo.

Durante il percorso, il visitatore viene immerso nella situazione temporale del Natale. Ed ecco che ci si può trovare alla cantina, dove il brindisi con un buon bicchiere di vino diventa una tappa obbligata; e come, poi, non partecipare “allu sgranu”, ovvero alla tavolata imbandita di roba genuina. Ancora una sosta “di mangicuagnu”, assaggiando “a pasta i casa” (la pasta fatta in casa), “i fhazizza” (le salsicce), passando davanti al banco delle crespelle prima e delle “ruselle” (caldarroste) dopo, per rinfrancarsi prima di riprendere il viaggio alla riscoperta di altri mestieri. Un giro “alla chijazza” (al mercato), una breve sosta “nduvi u pignataru” (dal vasaio) per rifornirsi di quanto serve, poi “allu fhalignami e nduvi u furgiaru” (dal falegname e dal fabbro), perché c’è sempre qualcosa da aggiustare. E se ci si deve “maritare”, visto che “u famijjiuni” (famiglia numerosa) è cresciuto troppo, “a cambara d’i zziti” (camera degli sposi) è pronta. Il giro è quasi completato, quando il visitatore si trova a fare la gincana, tra mandrie, galline e cavalli. Ma è davvero l’ultimo ostacolo, perché all’orizzonte c’è la stella, ad indicarci “a grutta” (la grotta), dove troviamo Gesù, Giuseppe e Maria, tra il bue e l’asinello, a rappresentare la Natività.

La manifestazione del presepe vivente di Lamezia ovest, zona “Miraglia” (26 dicembre 2014; 1 e 6 gennaio 2015, dalle 18 alle 21), rappresenta uno spaccato della vita contadina che si svolgeva in Sambiase, nel periodo che va dal primo Novecento fino a circa 60 anni fa. I visitatori, per l’occasione, sono invitati a fare un passo indietro nel tempo, alla scoperta del Popolo contadino sambiasino, con usi, costumi e tradizioni ormai dimenticate; ovviamente anche qui i figuranti sono rigorosamente in costume tradizionale del tempo. E difatti, il presepe vivente, parte proprio dalle tradizioni locali per approdare alle arti e ai mestieri di un tempo: “u varvieri”, “u sartu”, u fhurgiaru (fabbro ferraio), “a maistra” (di taglio e cucito, in costume da pacchiana), “u scrivanu”, “u mircatu”, a scola (quest’anno, una scuola ebraica, in costume appropriato), “i iuachi i na vota” (i giochi di una volta), “u cistaru” (colui che lavora cesti e panieri). Camminando ancora tra vicoli e viuzze, qualche tacco di scarpa salta, per cui “u scarparu” (il calzolaio) è pronto a rimediare al danno subito. Una sosta, poi, ad ammirare “u ricuttaru” o come si fa “a pasta i casa” e, in un altro ambiente, la roba fatta in casa: pomodori sott’olio, olive “da giarra”, giardiniera, crespelle… Ogni tanto una sosta davanti ai bracieri, dislocati lungo il percorso, per riscaldarsi, vista la temperatura rigida. Il Presepe, come sempre, è sostenuto dalla collaborazione di un nugolo di volontari, che lavorano nei ritagli di tempo libero, guidati da un responsabile, coadiuvato da una equipe; preziosa, inoltre, la collaborazione degli abitanti del posto, che mettono a disposizione i locali per le scene.

Le ultime due manifestazioni, in contemporanea nei due centri storici, il 6 gennaio 2015, le cui scene si completano con l’arrivo dei Magi (a Nicastro arrivo intorno alle ore 20:00 dei Re Magi a cavallo), che offrono in dono al Bambinello oro, incenso e mirra.

A rappresentare quest’anno la Natività nel Castello una famiglia locale, composta da Davide Lucia, Angela Caruso e il piccolo Gioele; così anche nella capanna della Natività allestita nella Rettoria dell’Addolorata, una famiglia del luogo, quest’anno composta da Alessandro Pullia, Francesca Cimorelli e il loro bambino Luigi.

Antonio Cataudo