Di seguito l’omelia del Vescovo per la Messa del giorno di Natale. «Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie». Carissimi, uniamoci al coro degli angeli, dei pastori, di tanti credenti che col salmista cantano al Signore un canto nuovo. Qual è il canto nuovo? Quali sono le meraviglie che il Signore ha fatto?Ecco la prima grazia da chiedere in questo giorno santo: avere occhi per vedere le meraviglie che compie il Signore. Chiediamo a Lui che apra i nostri occhi, che ci faccia uscire dal buio per vedere la luce che viene dall’umiltà della grotta di Betlemme, dalla piccolezza del Figlio di Dio nato per noi.Questa è la meraviglia! Vedere che il Signore ama e predilige ciò che è piccolo, umile e indifeso.
Egli si serve sempre di strumenti inadeguati e poveri per manifestare la sua potenza e la sua presenza nel mondo. Carissimi, mentre noi ci affatichiamo per essere “qualcuno”, per essere adeguati al compito o agli incarichi che ci vengono affidati, il Signore opera nella storia con poveri mezzi umani, perché si veda che la Sapienza viene da Dio e non da noi!Questa è una meraviglia! Ed è anche una grande consolazione. è il capovolgimento di una mentalità efficientista e che guarda l’apparenza. Il Signore guarda il cuore.Egli entra nel tempo ridimensionandosi! Lui il grande, si fa piccolo; Lui il forte, si fa debole; Lui l’Onnipotente, si fa bambino indifeso e bisognoso delle nostre cure.Questo è Dio, il nostro Dio! Egli non è irraggiungibile, ma si è fatto vicino, vicinissimo, in un piccolo d’uomo.Per questo nel corso dei secoli, la Chiesa canta estasiata questa meraviglia, impensabile agli occhi nostri. Perciò cantiamo anche noi al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie!Lo stupore per i prodigi del Signore sono al centro di questo giorno santo e di questa liturgia. Quale altro prodigio contempliamo oggi? Questo bambino è il Figlio di Dio, la Parola vivente del Padre. Egli ha detto tutto tramite suo Figlio «che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo». è Lui il messaggero di lieti annunci, l’annunciatore di pace.E di questo tutti abbiamo bisogno, oggi. Il Signore porta la pace, annuncia la pace, eppure – dice l’evangelista Giovanni – c’è un mistero di ostilità. Egli «venne tra i suoi ma i suoi non l’hanno accolto». Anche questo è il mistero del Natale. Dio ama anche coloro che lo respingono, Dio viene ad abitare dove dicono che non c’è posto per Lui. è paradossale, ma è il mistero della vita che abbraccia la morte, della luce che non si lascia vincere dalle tenebre. Questo nostro mondo avvolto nelle tenebre, colmo di tante manifestazioni di odio, di violenza e di stoltezza, le nostre case, spesso senza una vera luce, le nostre coscienze un po’addormentate e sfiduciate, oggi ricevono un lieto annuncio: Dio viene a rischiarare, con la sua luce e la sua presenza, il nostro cammino. Siamo noi la Betlemme che Dio visita con la sua nascita. Siamo noi il nuovo popolo di Figli di Dio abbracciato dalla sua presenza. Siamo noi un tempo avvolti dalle tenebre come tutti, ma ora illuminati da una luce nuova con la nascita di questo Bambino, ad essere il nuovo popolo dei credenti. Siamo noi invitati ad accoglierlo dentro di noi. «Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori», esorta l’apostolo. A Natale Dio prende dimora nella carne umana, nel nostro cuore, nella nostra vita. Sta a noi accoglierlo o rifiutarlo; sta a noi gioire per la luce o preferire le tenebre. Questa dialettica tra luce e tenebre, tra bene e male, dura tutta la vita, ma tutto comincia qui, a Natale. Carissimi, oggi una splendida luce è spuntata sulla terra e noi vediamo la gloria di Dio nella carne umana. Venite, adoriamo! Venite, contempliamo! Venite, accogliamo la Luce vera che illumina ogni uomo!