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La parola del Vescovo

Dio sulla terra!

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Nella Chiesa Cattedrale, Monsignor Vescovo ha presieduto il Solenne Pontificale per la notte di Natale, durante il quale ha pronunciato l’omelia che vien riporta di seguito.

«Dio sulla terra, Dio in mezzo agli uomini: non un Dio che consegna la legge seminando il terrore tra coloro che lo ascoltano; ma un Dio incarnato, che con soavità e dolcezza parla a creature che hanno la sua stessa natura. Un Dio incarnato, che non agisce da lontano o per mezzo di profeti, ma attraverso l’umanità che ha assunto, per ricondurre a sé, nella nostra stessa carne fatta sua, tutto il genere umano» (san Basilio Magno, Omelie 329-379). Questa è la gioia del Natale: Dio sulla terra! Per questo motivo, la notte profonda, ora, è inondata di una grande luce. Una luce che irrompe proprio come un bambino. Canta sant’Efrem: “è nato un bimbo, il suo nome è meraviglia”. Sì, oh carissimi il nome di Dio è meraviglia. Perché è meraviglioso il suo amore. è meravigliosa la sua presenza in mezzo a noi come un bambino che attende di essere accolto. E questo amore meraviglioso accende il bisogno di cantare: Gloria a Dio e pace agli uomini!Il mistero del Natale non smette di commuoverci. Non è solo un fatto emotivo, sentimentale. Il Natale ci commuove perché dice la realtà di ciò che siamo: siamo tenebra e attendiamo la luce; siamo deboli e attendiamo nuova forza. Siamo peccatori e abbiamo bisogno del perdono. Siamo in guerra e attendiamo la pace. Siamo uomini e abbiamo bisogno di Dio. Per questo, il Natale ci stupisce e ci sorprende sempre, perché in quel Bambino c’è la risposta di Dio all’umanità. Perché Natale è un evento di gioia? eppure è quanto accade. Troviamo gioia nei canti che sentiamo risuonare in questo tempio e in tutte le chiese. E questi canti risuonano in mezzo al dolore, in mezzo al deserto. Risuonano nei letti degli ospedali, nelle famiglie stanche per le fatiche di tutti i giorni.La gioia di questi canti risuona ancora dove si vorrebbe invece far prevalere la notte e la morte. Eppure una luce è sorta e niente può spegnerla o intaccare la forza del suo calore. Questa gioia risuona ancora nei luoghi dove si è sofferto e si continua a soffrire. Vorremmo che gli angeli, che annunciano ai pastori la nascita del Signore, si recassero stanotte, anche da chi oggi è ultimo, abbandonato ed emarginato. Vorremmo che questi angeli apparissero a chi è sconfortato e sfiduciato, a chi ha perso il lavoro, a chi ha perso la propria famiglia. Vorremmo che questi angeli si recassero da chi soffre le vessazioni della ‘ndrangeta. Cosa dovrebbero dire questi angeli, a quanti non hanno più forza per andare avanti? Cristo è nato! Ecco l’annuncio della salvezza; ecco il messaggio del Santo Natale! Eppure questo messaggio ora è sulle mia labbra. E questo messaggio è nei vostri cuori e nelle vostre menti. La Chiesa lo proclama, in questa notte, anche attraverso la mia bocca, perché sia udito da tutti: Christus natus est nobis- Cristo è nato per noi. Venite, adoremus! - Venite ad adorarlo. La Chiesa lo proclama attraverso la bocca di tutti i credenti. Non restiamo muti, non spegniamo la luce. Gli angeli che il Signore invia questa notte in questa città, siamo noi. Non lasciamo prevalere la tiepidezza e la paura, «Cristo nasce, cantate gloria, Cristo scende dal cielo, andategli incontro; Cristo è in terra, alzatevi». (San Gregorio di Nazianzo, Orazione 38,).