Pietro va a trovare il fratello Andrea in una terra segnata dall’esperienza di un altro papa, Giovanni XXIII, che lì, quando era ancora monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, fu nunzio per dieci anni e imparò ad amare i fratelli ortodossi. Ma perché il Santo Padre ha messo in agenda la Turchia? Il successore di Pietro ha calendarizzato questa visita a seguito di un invito formale del patriarca Bartolomeo che continua una tradizione di presenza dei rappresentanti delle due Chiese alle rispettive feste patronali: quella dei santi Pietro e Paolo a Roma e quella di sant’Andrea a Istanbul. Tra i due si è instaurato un intenso rapporto fraterno che ha portato ad aumentare gli incontri anche in altre occasioni. Ovviamente poi all’invito del patriarca ha dovuto far seguito un invito formale del presidente della Repubblica turca (essendo il papa anche un capo di stato): invito quest’ultimo che si è fatto attendere, viste le ripetute reticenze mostrate da Erdogan a incontrare faccia a faccia il papa di Roma.
E’necessario ricordare che negli ultimi anni, l’ex primo ministro del paese aveva più volte attaccato le personalità turche che si erano avvicendate nell’incontrare il capo della Chiesa cattolica.
Proviamo in poche righe ad inquadrare la situazione dei Cristiani Turchi. Guardando al “gregge” di Bartolomeo in terra turca è ci potrebbe sembrare un qualcosa di irrilevante: è la più piccola Chiesa cristiana di Turchia (tra le 600 e le 1000 unità, al massimo), eccezion fatta per un certo numero di comunità appartenenti all’arcipelago delle nuove Chiese protestanti, che sono praticamente delle comunità domestiche. Ma, al di là dei numeri esigui, quella che conta per il mondo greco-ortodosso è la storia del seggio di Costantinopoli che, fino ad oggi, ha sempre garantito al patriarca una sorta di ruolo di primus inter pares rispetto ai leader delle altre Chiese autocefale dell’ortodossia. Un primato a partire dal quale Bartolomeo ha riconvocato, per il 2016, il tanto agognato sinodo panortodosso (una sorta di Concilio Vaticano dell’ortodossia). Oltre a Bartolomeo è bene provare a comprendere senza dietrologie cosa possa aver spinto un governo come quello della Turchia ad invitare formalmente Papa Francesco, sicuramente di averne un ritorno mediatico internazionale, soprattutto in questa fase di drammatico isolamento della diplomazia turca ma forse anche provare a far dimenticare al Santo Padre i fatti di sangue accaduti in Armenia quasi 100 anni fa. Oltre gli incontri ufficiali cosa rimane però del viaggio del Santo Padre in Turchia? Parole e gesti di unità: è questa l’eredità più importante del viaggio di Papa Francesco ad Ankara e Istanbul. Un viaggio “essenziale”, caratterizzato dall’incontro personale. Un viaggio che da una parte si è rivolto ai musulmani e dall’altra alle Chiese sorelle dell’ortodossia. E il Santo Padre stesso ha ricordato che A tenere insieme le due facce di questo incontro vi è una realtà misteriosa, lo Spirito Santo. Evidenti in conclusione, sono state le strette di mano sicuramente sincere e non assolutamente di facciata con i tanti esponenti musulmani incontrati.
Don Francesco Farina
Chiesa
Dopo Paolo VI (1967), Giovanni Paolo II (1979) e Benedetto XVI (2006), tocca a Francesco: il Papa in Turchia.
Paolo Emanuele · 10 anni fa